Luca Delbene, presidente Acts, ha perso l'autobus. O meglio il segretario diessino Giovanni Lunardon gli ha chiesto con modi garbati ma perentori di scendere. Il giovin signore alla guida della Quercia si è accorto, con ritardi sospetti, pari solo a quelli che accumulano le linee urbane, che nell'Acts c'erano almeno 2.500 motivi (al mese), pari al ritocchino in euro che il presidente aveva fatto allo stipendio, per fermare la macchina finisse fuori strada. Pericolo tutt'altro che scongiurato visto che l'Acts ha le gomme bucate e i freni "bruciati" da un deficit spaventoso.

Ma sarebbe troppo facile chiudere la vicenda con la "decapitazione" del vertice Acts. Va chiarito anche ai cittadini-utenti , non solo nelle segrete stanze dei partiti, Ds in testa, e dell'assemblea degli azionisti, come è potuto accadere che lo sventurato Delbene si sia gonfiato il portafoglio con una parte dell'indennità da direttore, assumendone le funzioni visto che il titolare era andato in pensione. Evidentemente su quel bus sgangherato ma costoso dell'Acts poteva accadere di tutto e di più. Non solo. Chi sapeva taceva. Non per settimane ma per mesi. Ma c'è un altro interrogativo intrigante. Chi ha tradito il goloso presidente? Le "gazzette" parlano di una velina rossa. Niente a che vedere con la nobile velina del mitico Orefice, più semplicemente un foglietto ricco di cifre e di inquietanti riferimenti su cui non c'è bisogno dell'intervento del Ris di Parma per scoprire che le impronte portano dritti in casa Ds. Una delazione da gelosia per motivi poco nobili? Una faida interna? Un'operazione mirata per conto terzi? Uno specchietto per le allodole? Qualcuno insinua che sul bus viaggi anche qualche scheletro.

C'è del marcio in Danimarca?