BIOPOLITICA

Informazione, disinformazione, eterodirezione.

                                       di GIULIO MAGNO        versione stampabile

Uno dei problemi principali della società moderna, caratterizzata dalla comunicazione a tutti i costi  è la reale possibilità che abbiamo noi utenti, i destinatari ultimi di questa comunicazione, di renderci conto veramente di ciò che ci viene descritto attraverso il mezzo multimediale che stiamo osservando.

Sms, televideo, internet, Tv, radio, giornali gratuiti al semaforo: tutto viene ingurgitato in pochi minuti, in un gorgo mediatico che ci lascia ben poco spazio per essere giustamente e naturalmente critici con i commenti che accompagnano le notizie.

Anzi, proprio per queste caratteristiche della comunicazione moderna, è certamente più corretto per noi usare il termine consumatori di informazioni, piuttosto che quello di destinatario o utente, considerando con maggiore attenzione l’enorme quantità di notizie che ci viene somministrata: aggiornamenti in tempo reale su qualsiasi evento, anche il più stupido, breaking news su ogni piccolo, insignificante pezzetto dell’enorme puzzle sul quale stiamo viaggiando nello spazio, cioè il nostro pianeta.

Sorge perciò la consapevolezza che un tale numero di informazioni debba essere necessariamente sottoposto ad un’opera di scrematura, di scelta, in modo da adattare il prodotto ai gusti del consumatore, o se vogliamo, cosa che in fondo è la stessa questione,  ma rovesciata, adattare i gusti del consumatore al prodotto che si intende propinargli.

Le scelte che i giornalisti, (o meglio, gli editori, che pagano i giornalisti), compiono in questa attività, diventano quindi cruciali per la formazione delle nostre coscienze, delle nostre opinioni, e quindi del nostro agire. Sapere o ignorare una determinata notizia può infatti cambiarti la vita, farti spendere di meno e meglio nell’acquistare un prodotto diverso, o votare in modo alternativo rispetto all’ultima volta che lo hai fatto.

Un conto è però scegliere di raccontare o non una notizia, un altro conto è rendere la stessa notizia ribaltandola o modificandola: nel primo caso si parla di informazione, nel secondo di disinformazione, attività che può addirittura arrivare a creare notizie false in sostituzione o antitesi a notizie vere, per neutralizzare i potenziali effetti di queste ultime sull’opinione pubblica.

Tale attività di manipolazione porta, come risultato, all’eterodirezione del consumatore, cioè al controllo, da parte di altri, delle decisioni che questi pensa invece di prendere in autonomia. Poiché però non stiamo parlando di consigli per gli acquisti, ma di alimentazione delle nostre menti, la cosa si connota di sfumature inquietanti.

Si veda quanto il punto sia cruciale: se la gente intorno a noi alimenta sentimenti di odio, di intolleranza nei confronti di una minoranza, è spesso per pregiudizio o ignoranza, cioè cattiva informazione, e non per un vissuto diretto di qualche esperienza negativa.

Avete mai seguito un telegiornale secessionista? La scelta del cd. taglio è precisa, inequivocabile, e tende a formare (nel senso letterale di dare una forma) le opinioni di chi lo segue.

Allo stesso modo, non potremo meravigliarci se i nostri ragazzi sono interessati per lo più al calcio e al mondo effimero dei guadagni facili, quando il quotidiano più venduto in Italia è un giornale sportivo, e le televisioni non impongono altro che reality.

Un altro pericolo si annida tra le pieghe stesse dell’informazione, quella che arriva ai nostri sensi: il tempo a disposizione per trattare le problematiche evocate da questa o quella notizia, è così ristretto che il rischio di una eccessiva e dannosa semplificazione diventa realtà, e i temi dibattuti si tramutano in indigeribili riassunti che lasciano insoddisfatti e confusi, come quando uno si siede al ristorante e viene fatto alzare frettolosamente a metà dell’antipasto. Quei pochi che resistono alle ore più piccole, spengono il televisore con una strana sensazione: che il tale avrebbe potuto dirle più chiare le cose, e il tale altro aggiungere quel qualcosa che mancava al dibattito…

La consapevolezza delle proprie scelte è lo strumento di applicazione delle nostre libertà e dei nostri diritti. La privazione di tale consapevolezza, o la creazione di una artificiale, è un delitto.

Pensateci, quando accendete il televisore e qualcuno vi parla, con professionalità, del nulla.

Alla prossima settimana

Giulio Magno