ACCADDE A SAVONA  NEL …
218-202

SAVO OPPIDUM ALPINUM

Savona entra ufficialmente nella storia durante la seconda guerra punica (218-202 a. C). Leggiamo infatti nelle Cronache di Tito Livio che Magone, fratello del cartaginese Annibale, nel 205 con una buona flotta carica di fanti e cavalieri, occupò Genova e la distrusse; quindi, "Saone oppido alpino praeda deposita" (depositato il bottino a Savona, cittadella alpina) e lasciate a Savona anche dieci navi lunghe quale presidio e difesa della città, fece alleanza con gli Ingauni che stavano combattendo contro gli Epanteri. E' evidente che Magone cercava di assicurarsi il dominio dei valichi e dei passi (Cadibona e Melogno) per avere via libera verso la valle padana. Sconfitto nel 203 dai Romani, Magone ritornò precipitosamente a Savona e si imbarcò con il suo esercito per l'Africa.
La storia a questo punto ci è nota. Roma sconfisse Cartagine e quindi cercò di sottomettere le popolazioni che le avevano dimostrato ostilità.
Non fu compito facile domare i Liguri, anche se i Genuati già si erano schierati dalla parte di Roma.

Appare così, fin dagli albori della storia, la rivalità fatale tra Genova e Savona, determinata non solo dalla volontà degli uomini, ma anche dalla posizione geografica.

Lenta e faticosa fu la conquista romana della Liguria occidentale. E questo per due motivi: la tenace opposizione dei liguri, gelosi della loro libertà (dice Tito Livio che le donne combattevano con il vigore degli uomini e gli uomini con il vigore delle fiere); e la mancanza di strade di agevole accesso alle località principali.

La sottomissione della Sabazia si ebbe quando Roma vi giunse con le sue grandi strade: la via Emilia nei due tratti: quello litoraneo per Genova (poi via Aurelia) e quello transalpino per Acqui; e la via Giulia Augusta.

Queste strade convergevano nella piana di Vado (Guado?) che diverrà e rimarrà per lungo tempo il centro più importante della Sabazia.

Tratto da  STORIA DI SAVONA di Nello Cerisola ( editrice LIGURIA) e SCHEDARIO UOMINI ILLUSTRI IN SAVONA di  E. Baldassarre e Renato Bruno( A campanassa)