MARTEDÌ, 17 OTTOBRE 2006 La Repubblica
 
Mini scandalo per la moltiplicazione delle tessere anche in Liguria: il segretario Monteleone smentisce e ridimensiona
 
Margherita, la conta dei petali
 
La vera posta in gioco: il prossimo congresso ligure
L´affondo di Monteleone: "Benvenuto eletto presidente da un´assemblea che non aveva il numero legale"
 
WANDA VALLI

per fortuna c´è il Partito Democratico in arrivo prima o poi, di sicuro per le elezioni Europee del 2008. Perché, almeno sul partito che verrà, nella Margherita sembrano essere tutti d´accordo. Per il resto, fino a oggi, è un insieme di guerre interne, di sommovimenti, di allineamenti per correnti e sotto correnti, che cambiano seguendo le posizioni dei leader nazionali di riferimento. Roba da far impallidire lo schematismo, complesso ma chiaro, della vecchia Dc. L´ultimo allarme è quello sulle tessere, troppe secondo il presidente regionale ligure, l´onorevole Romolo Benvenuto, che ha dichiarato di voler far chiarezza, verificare, valutare. Eppure nel 2002, quando nacque, il partito che prese il nome da un fiore gentile, delicato, semplice, tutto doveva essere fuorché la riedizione peggiorata di quanto si era già visto. Un partito moderno, traguardato sul futuro, e quindi snello nelle strutture, aperto alla società civile, poche tessere, molta partecipazione. Non è andata proprio così in Liguria, dove la delusione, il malessere, è trasversale alle correnti, viaggia nella base, organizzata in circoli. Tanto più ora, con la botta del partito delle troppe, e sospette, tessere. Romolo Benvenuto, ambientalista, eletto deputato il 9 aprile scorso, proprio in quota alla componente ex verde che aveva qui uno dei capilista Ermete Realacci, quando tutti si aspettavano la candidatura di Stefano Zara, conferma e racconta: «I fatti sono chiari, scendono i voti e aumentano, anzi raddoppiano le tessere. Alla Margherita una tessera ogni sei voti su base regionale non s´era mai vista in precedenza. E allora convocherò l´assemblea regionale e chiederò un mandato per valutare le segnalazioni». Alzare i toni, dice Benvenuto, è sbagliato, si tratta solo di «isolare i singoli casi che temo ci saranno, perché un tesseramento così alto è davvero impensabile». Ma l´obiettivo, che è speranza é «trovare un accordo, una linea comune».
Partiamo dalle cifre e dal tipo di organizzazione. Invece delle sezioni, nella Margherita si va per circoli, alcuni tematici, altri territoriali. Nati sulla scia dell´Ulivo dal 1994 in avanti, ora costituiscono l´ossatura del partito. Sono circa 200 a Genova e 63 nella provincia, 9 a Imperia, 85 alla Spezia, 55 a Savona. A questi corrispondono i 13.500 iscritti in Liguria, suddivisi così: 7179 a Genova, 1939 in provincia, 370 a Imperia, 2800 alla Spezia e 1500 a Savona. Tanti, per un partito che, proprio al Senato a aprile, non ha guadagnato consensi. Anzi. Non è d´accordo il segretario regionale Rosario Monteleone che, con il consigliere in via Fieschi, Giovanni Paladini, è considerato uno che di tessere se ne intende. Replica a Benvenuto con altre cifre e con accuse politiche: « A Genova e in Liguria non esiste un fenomeno di falsi tesseramenti, se così fosse lo segnalerei per primo. La Margherita ha una commissione di garanzia per il tesseramento, che ha stabilito un criterio preciso, valido per tutti: il rapporto corretto tra iscritti e voti deve restare entro il 25 per cento. In Liguria alle ultime politiche, al Senato, dove correvamo con il nostro simbolo, abbiamo avuto 91.000 voti, che, rapportati agli iscritti, fa un 12,5 per cento ampiamente più basso nella media nazionale». E´ che, fa capire il segretario, sono accuse che seguono una linea politica precisa: indebolire gli ex Popolari che al summit nazionale di Chianciano si sono ricompattati e dovrebbero avere la maggioranza, anche a Genova, nel futuro congresso cittadino e provinciale. Lotte di potere, insomma. Benvenuto ribatte: «la leadership di Rutelli non è in discussione, del resto è lui che ha preso tre partiti, li ha riuniti e li ha portati anche al 13 per cento. Per il resto non vedo dove sia la trappola, ma se le tessere sono troppe si deve controllare». Gli risponde, a distanza, Rosario Monteleone: «Bisogna vedere, allora, se il controllore ha le carte in regola, perché l´assemblea che lo ha eletto presidente non aveva il numero legale». Succedeva il 23 ottobre del 2005, a votare erano stati in 33 su 125 aventi diritto, nessuno se l´è ricordato fino a oggi, quando l´indignazione la fa da padrona in un partito che di sereno ha solo il simbolo: quel fiore con molti petali. Ma questa è ancora un´altra storia.