RU-486 «Si esprima innanzitutto il Ministero della Salute» dal SECOLOXIX
«Così si sopprimeuna vita innocente»
medici cattolici
I medici cattolici criticano il parere favorevole all'uso della RU486. «Come già espresso più volte, non credo ci sia da gloriarsene e non penso, neppure, sia una vittoria di civiltà - afferma Cesare Badoino, consigliere nazionale dell'associazione -. Non voglio nuovamente citare e richiamare il codice deontologico medico, vorrei solo osservare che i soggetti, nel concepimento sono due: la madre e il concepito. Se da una parte noi dobbiamo rispettare l'autonomia della donna-madre di abortire, perché dell'altra parte non dobbiamo tutelare il diritto del nascituro a nascere? Non mi interessa - conclude Badoino - se in tutta Europa o quasi, se in un grande ospedale di Parigi, questa pillola è in uso già da parecchio tempo. E' incontrovertibile che questa pillola sopprime una vita innocente».
 
«Si esprima innanzitutto il Ministero della Salute»
il prof mantero
Il professor Renzo Mantero interviene sull'uso della pillola abortiva. «A tutt'oggi l'Italia, il Portogallo e l'Irlanda sono i soli Paesi europei dove la RU-486 non è commercializzata. Recentemente ho visitato all'Hopital Pitié-Salpetrie il Servizio di Ginecologia e Ostetricia diretto dal professor Marc Dommergues e le Consultazioni relative alla interruzione volontaria di gravidanza, dirette da Annie Benzaken e Isabelle Morel d'Arleux, per documentarmi direttamente sule esperienze del colleghi francesi e obiettivamente rispondere a quanto richiesto al nostro Comitato etico. Ho potuto così constatare l'abisso che ci separa da quella realtà. In Francia, da 1988, sono stati eseguiti oltre 1200 aborti con il farmaco in questione. Negli Stati Uniti, dove il farmaco è stato proposto per la registrazione nel 1996 e autorizzato per il libero impiego dal Food and Drug Administration (unico responsabile per l'approvazione dei farmaci) nel 2000, ne sono stati eseguiti oltre 500.000 e in misura diversa negli altri stati europei. In Italia ragioni diverse impediscono il libero uso di questo farmaco così estesamente collaudato in altri Paesi. Sono note le problematiche e le diatribe ministeriali, puntualmente evidenziate dalla stampa, come quelle che hanno coinvolto l'Ospedale Sant'Anna di Torino e quello di Pontedera (il farmaco era importato dalla Francia) ove ne è stato sospeso l'impiego. Per questo motivi ritengo di non poter partecipare alla discussione sulla programmazione di una metodica prima che il Ministero della Salute abbia espresso il suo parere in proposito e soprattutto permesso la registrazione del farmaco (questa è la proposta più etica che si possa esprimere) in modo che non sia negata, nel nostro Paese, alla donna, l'opportunità di usarne con libera scelta».

 
Pastore: «Il parere del Comitato eticoè solo un serio contributo culturale»
 
Aldo Pastore, membro del Comitato etico dell'Asl 2, spiega perché non ha partecipato alla discussione ed alle successive elaborazioni e votazioni:
«Il trattamento farmacologico per l'interruzione della gravidanza è praticato, in molte Nazioni Europee, da oltre un decennio e, di conseguenza, sono ampliamente noti gli aspetti positivi e gli effetti negativi, relativi all'utilizzo del farmaco sopra citato.
In particolare: nelle nazioni in cui la RU486 viene impiegata in alternativa al tradizionale metodo chirurgico, non si è avuto un maggior ricorso all'aborto.
In alcune regioni italiane la RU486 è stata sperimentata ed i risultati di tale sperimentazione sono sufficientemente noti alle istituzioni, alla comunità scientifica ed alla pubblica opinione.
Con nota del 12/12/05, da parte della Regione non è stata richiesta all'Asl 2 alcuna sperimentazione in ambito ospedaliero, "in quanto questa non avrebbe portato alcun contributo scientifico innovativo".
Con la nota sopra citata, l'assessore regionale Claudio Montaldo chiedeva a ciascuna struttura Asl (e non già ai Comitati etici) una ricca documentazione.
Il direttore generale della seconda Asl, con molta correttezza, ha ritenuto opportuno sentire, sull'intera materia, anche il Comitato etico locale.
Il Comitato etico locale non doveva e non poteva elaborare ed approvare alcun documento, perché la competenza legislativa e giuridica sull'intera materia giuridica è riservata al Ministero della Sanità.
Non è ammissibile che ciascun Comitato etico locale elabori ed approvi un parere di valore nazionale; se ammettiamo questo concetto arriveremmo ad una realtà assurda, attraverso la quale, ciascuna Asl del nostro territorio nazionale verrebbe a fare storia a sé stante.
In conclusione, dunque, la materia esaminata non poteva essere di un Comitato etico Locale e, come tale, il parere non poteva e non doveva essere approvato perché privo di potere giuridico e normativo. Pertanto il pregevole lavoro svolto dai componenti del Comitato può essere valutato soltanto sotto l'aspetto di un serio contributo culturale».