«Di fronte ai campi di sterminio si è accusata la Chiesa di
essere stata zitta. Non voglio in alcun modo paragonare la
pillola abortiva ai campi di sterminio e non voglio essere
frainteso, ma certamente quando di parla di tutela della
vita la Chiesa non può in alcun modo tacere».
Monsignor Domenico Calcagno, vescovo di Savona, parla, via
telefono, da Verona, dove ieri si è aperta la prima giornata
del convegno ecclesiale, gli "stati generali" della Chiesa
italiana.
Apprende dal Secolo XIX, monsignor Calcagno, che si è
concluso l'iter che ha condotto il Comitato etico della Asl2
a fornire il suo parere sull'introduzione della pillola
abortiva Ru486.
Ma conosce bene la vicenda che si trascinava ormai da alcuni
mesi e sulla quale nei giorni scorsi si è messa la parola
fine, con il voto a maggioranza che ha sancito, nella
sostanza, il via libera del Comitato etico. «Ma certamente
don Adolfo Macchioli - sottolinea - avrà fatto sentire la
sua voce».
«Non si tratta certo, nell'affrontare una simile questione,
di non tenere conto delle donne, delle loro sofferenze e di
tante situazioni particolari che si vengono a creare e
rendono difficile e faticoso donare la vita - spiega il
presule - Nessuna crociata contro la singola persona. Resta
tutta la nostra perplessità sulle problematiche aperte dalla
vicenda della pillola aborativa. Per noi è difficile
accettare qualunque situazione nella quale la vita è messa
in discussione».
Il vescovo affronta poi la questione anche dal punto di
vista civile e legislativo: «Certamente la legge 194 è una
legge dello Stato. Ma è una legge civile. Io conservo la
libertà di coscienza per dire che non sono d'accordo, anche
se naturalmente non posso andare oltre e al di là di questo
dissenso».
Aggiunge monsignor Calcagno: «Sono consapevole, del resto,
che la legge 194 è legge dello Stato e che il Comitato etico
della Asl2 non era chiamato a dire sì oppure no all'aborto,
ma ad indicare se un certo metodo era da consigliare oppure
da sconsigliare».
Prosegue monsignor Calcagno: «Probabilmente, chi ha proposto
la pillola abortiva l'ha intesa come il male minore, di
fronte ad una situazione, quella dell'aborto, che comunque
esiste. Da questo punto di vista, chi l'ha proposta può
avere avuto anche le sue ragioni. Per noi, però, il punto di
vista, la prospettiva, è un'altra e tutto ciò che mette in
discussione la vita è problematico e inaccettabile».
La vicenda continua dunque a far discutere la città e a
smuovere le coscienze. Di ieri gli interventi dei sindaci
dei maggiori centri della provincia, con posizioni assai
diversificate. Il sindaco di Savona Federico Berruti ha
espresso le sue riserve etiche, ma, richiamandosi al piano
della legge, ha chiesto «lo strumento più sicuro e meno
cruento», scelta da affidare ai medici. I sindaci di Alassio,
Marco Melgrati, e di Loano, Angelo Vaccarezza, l'hanno
invece bollata come una scelta «inammissibile».
Antonella Granero
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