«Quando le donne potranno decidere?» IL SECOLOXIX
comitato "usciamo dal silenzio"
Il Comitato "Usciamo dal silenzio" alza la voce sulla questione della pillola abortiva Ru486 e chiede ai savonesi: «Quando le donne potranno decidere?».
Il Comitato è formato dalle Donne della Cgil, dalle Donne in Nero, dalle donne dei Ds e di Rifondazione Comunista, dall'Udi, dal Tavolo per la pace e da altre donne fuori dalle logiche di appartenenza di partito o di associazione.
«Il parere favorevole del Comitato etico della Asl2 sulle modalità di uso della pillola abortiva Ru486 ha sollevato una ridda di prese di posizioni e di pareri, del tutto legittimi, molti dei quali opinabili». Poi, le donne del Comitato affondano sul tema del "silenzio" forzato femminile: «Forse è scontato che le dichiarazioni del "testimonial di eccezione" facciano notizia, ma è perlomeno curioso che su un argomento così delicato non ci si chieda qual è il punto di vista delle donne, confermando ancora una volta che non si riconosce loro la capacità di scegliere liberamente con il sostegno delle strutture sanitarie (consultori familiari in primis)». E aggiungono: «Apprendiamo comunque, con interesse, che anche i sindaci si occupano così direttamente di un problema sanitario».
Poi il Comitato entra nel merito della vicenda: «Il Comitato, esprimendo un giudizio positivo sul pronunciamento del Comitato etico savonese, ritiene necessario che le istituzioni competenti assumano atti tali da rendere possibile concretamente e rapidamente l'uso della pillola abortiva Ru486». E aggiunge: «Alla Regione Liguria, che già da dicembre scorso ha intrapreso un orientamento positivo chiediamo: «Di dar corso a una corretta informazione sull'applicazione della Legge 194 e sulla pratica farmacologica soprattutto, per quanto attiene l'accesso al farmaco e di rendere quindi operativo, in tutte le sue parti l'ordine del giorno assunto dal consiglio il 6 dicembre 2005. E di sollecitare il Ministero della salute affinché esprima parere positivo sull'utilizzo della pillola Ru486, avviando le procedure per la registrazione del farmaco anche in Italia».
 
Pillola abortiva, il no del vescovo
Monsignor Calcagno commenta il parere del Comitato etico dell'Asl a favore dell'uso della Ru486: «Sarà anche il male minore, ma non l'accetto»
«Per la Chiesa tutto ciò che mette in discussione la vita è inaccettabile»
«Di fronte ai campi di sterminio si è accusata la Chiesa di essere stata zitta. Non voglio in alcun modo paragonare la pillola abortiva ai campi di sterminio e non voglio essere frainteso, ma certamente quando di parla di tutela della vita la Chiesa non può in alcun modo tacere».
Monsignor Domenico Calcagno, vescovo di Savona, parla, via telefono, da Verona, dove ieri si è aperta la prima giornata del convegno ecclesiale, gli "stati generali" della Chiesa italiana.
Apprende dal Secolo XIX, monsignor Calcagno, che si è concluso l'iter che ha condotto il Comitato etico della Asl2 a fornire il suo parere sull'introduzione della pillola abortiva Ru486.
Ma conosce bene la vicenda che si trascinava ormai da alcuni mesi e sulla quale nei giorni scorsi si è messa la parola fine, con il voto a maggioranza che ha sancito, nella sostanza, il via libera del Comitato etico. «Ma certamente don Adolfo Macchioli - sottolinea - avrà fatto sentire la sua voce».
«Non si tratta certo, nell'affrontare una simile questione, di non tenere conto delle donne, delle loro sofferenze e di tante situazioni particolari che si vengono a creare e rendono difficile e faticoso donare la vita - spiega il presule - Nessuna crociata contro la singola persona. Resta tutta la nostra perplessità sulle problematiche aperte dalla vicenda della pillola aborativa. Per noi è difficile accettare qualunque situazione nella quale la vita è messa in discussione».
Il vescovo affronta poi la questione anche dal punto di vista civile e legislativo: «Certamente la legge 194 è una legge dello Stato. Ma è una legge civile. Io conservo la libertà di coscienza per dire che non sono d'accordo, anche se naturalmente non posso andare oltre e al di là di questo dissenso».
Aggiunge monsignor Calcagno: «Sono consapevole, del resto, che la legge 194 è legge dello Stato e che il Comitato etico della Asl2 non era chiamato a dire sì oppure no all'aborto, ma ad indicare se un certo metodo era da consigliare oppure da sconsigliare».
Prosegue monsignor Calcagno: «Probabilmente, chi ha proposto la pillola abortiva l'ha intesa come il male minore, di fronte ad una situazione, quella dell'aborto, che comunque esiste. Da questo punto di vista, chi l'ha proposta può avere avuto anche le sue ragioni. Per noi, però, il punto di vista, la prospettiva, è un'altra e tutto ciò che mette in discussione la vita è problematico e inaccettabile».
La vicenda continua dunque a far discutere la città e a smuovere le coscienze. Di ieri gli interventi dei sindaci dei maggiori centri della provincia, con posizioni assai diversificate. Il sindaco di Savona Federico Berruti ha espresso le sue riserve etiche, ma, richiamandosi al piano della legge, ha chiesto «lo strumento più sicuro e meno cruento», scelta da affidare ai medici. I sindaci di Alassio, Marco Melgrati, e di Loano, Angelo Vaccarezza, l'hanno invece bollata come una scelta «inammissibile».
Antonella Granero