SABATO, 14 OTTOBRE 2006 La Repubblica
 
Orefici e ristoratori più poveri dei maestri
 
Il record ai venditori di scarpe di Bolzano: "guadagnano" 56 euro al mese
l´evasione
Nelle dichiarazioni 2005 la scarsa fedeltà fiscale di commercianti e artigiani
I tassisti denunciano la metà dei poliziotti. Gestori di bar: un terzo dei medici pubblici
Agli impiegati di banca il doppio dei concessionari di auto
Regione per regione, ecco chi "guadagna" di meno e di più
ROMA - I taxisti guadagnano la metà dei maestri, i baristi meno della metà dei poliziotti, i gioiellieri due terzi rispetto agli impiegati di banca. Le sorprese che derivano dall´incrocio dei dati sulle dichiarazioni dei redditi del 2005 realizzate dai tecnici dell´amministrazione fiscale sono davvero molte. Analizzando 50 categorie di lavoro autonomo e suddividendole per regioni hanno tratto un quadro «inedito» sulla ricchezza e povertà del paese.
Chi l´avrebbe detto che un poliziotto, con i suoi 25 mila euro annui guadagna quasi tre volte tanto il titolare di una lavanderia lombarda (9.324 euro) e più del doppio di un taxista romano, ancorato a 12.033 euro? E che dura la vita per un ristoratore laziale: un anno passato fra i vapori della cucina e le bizze dei clienti rende, nella media, appena 11.903 euro l´anno. Un po´ meglio vanno le cose al collega lombardo, che arrotonda a 14.418, ma niente a che fare con le tute blu che da 15 anni varcano i cancelli di Mirafiori o Pomigliano d´Arco: li sì che si sale a 16 mila euro.
Che dire del titolare d´autosalone a Bolzano che vive, non si sa come, con 1.073 euro l´anno? Una vera miseria rispetto al maestro elementare di novella carriera che si lamenta tanto, ma poi racimola 21.500 euro. Il gioielliere toscano vive fra gli ori e i preziosi, ma poi fa i conti con un reddito annuo di 19.716 euro, quasi diecimila in meno dell´impiegato di banca romano. E anche i dentisti non sono ricchi: sempre a Roma guadagnano meno di 28 mila euro l´anno. Certo sempre meglio degli agenti immobiliari della capitale che vendono case da milioni di euro in centro-città, ma poi campano con 11.903 euro. Ma peggio di tutti i assoluto sta il calzaturiere di Bolzano che in un anno riesce a mettere assieme un reddito (673 euro) con il quale riesce a comperare a malapena 5 paia delle scarpe che vende.
I dati - in tempi di riforma fiscale, autonomi offesi e benefici assicurati ai redditi più bassi - assumono una rilevanza particolare. Va detto che fra i liberi professionisti c´è anche chi dichiara fior di redditi, come i notai che due giorni fa sono sfilati in piazza (i più ricchi stanno a Bolzano e ammettono d´incassare 922.345 euro, ma la media dei «poveri» si aggira sui 216 mila). O come i farmacisti che tanto hanno protestato contro il decreto Bersani (tra i 97 mila e i 165 mila euro annui). Ma difficilmente si spiega come mai i sarti - che in media dichiarano 10 mila euro l´anno (2.606 quelli del Molise) riescano ad arrivare alla fine del mese. In Calabria poi a fare i pastai o i pasticcieri, i fotografi o i titolari di lavanderia, si recupera un reddito inferiore ai 6.700 euro l´anno garantiti da una pensione sociale. Il parrucchiere campano vive con 6332 euro, pochi certo, ma quasi il doppio rispetto al pescivendolo trentino (3.742 euro).
Parlare d´evasione sembra scontato, ma gli artigiani della Cgia di Mestre non ci stanno ad assegnare tale patente agli autonomi. Nessuno è senza peccato - dicono - e snocciolano il dato di quei 2.600.000 euro di lavoratori dipendenti che avrebbero il doppio o il triplo lavoro. «Non c´è nulla da scandalizzarsi - assicurano - se statisticamente un quarto degli autonomi dichiara redditi molto bassi: la differenziazione reddituale esistente a livello geografico, la elevata mortalità delle imprese che nei primi 3 anni di vita oscilla attorno al 50 per cento ed il forte turn over tra aperture e chiusure, abbassano notevolmente la media reddituale nazionale».
(l.gr.)