Quello che manca è la capacità di offrire alle imprese ciò che loro vogliono: agevolazioni, sveltezza nelle pratiche burocratiche, strutture adeguate e di servizio
Aree e progetti: quali?

Marco Pozzi

Certamente non si può che salutare con soddisfazione il recente accordo intervenuto tra Comune di Savona e Autorità Portuale.  Con soddisfazione perché ciò denota che questa Amministrazione intende proporsi attenta e attiva sul territorio con lo sguardo rivolto al futuro per come rendere maggiormente vivibile, anche economicamente parlando, il territorio. Ma permettetemi una riserva di dubbio e diffidenza. Questo in considerazione di esperienze passate. Savona, ma il discorso è estendibile per gran parte del territorio provinciale, è quella dei grandi progetti, delle forti enunciazioni degli scoop giornalistici. Proclami, proposte che alla fine sono state annoverate nel famoso cassetto delle idee e che, ogni tanto, vengono riesumate con qualche modifica di data, apporti per alcuni cambiamenti lessicali e piccole particolarità di modifica piano originario. Quindi ben venga che il “nuovo Sindaco”, nelle Sue affermazioni, sottolinei di come questa opportunità significa migliorare il layout di una parte del savonese e creare i presupposti per sviluppare l'economia e dare risposte alla penuria di posti di lavoro che rappresenta un vero dramma per molte sottofamiglie le iniziative andranno avanti ben fatto, l'importante è non ricadere nelle forme del passato, ovvero i semplici ANNUNCI. Per molto tempo dopo che la politica ha decretato, anche se non ufficialmente, che a Savona l'industria doveva sparire vi è stato un gran pianto rivolto all'imprenditoria. “Non ci sono aree, le imprese non vogliono investire sul nostro territorio.” Tutte balle. Aree ce ne sono. Quello che manca è la capacità di offrire alle imprese ciò che loro vogliono: agevolazioni, sveltezza nelle pratiche burocratiche, strutture adeguate e di servizio. Per troppi anni gli imprenditori, se non quelli del settore edilizio, hanno scartato Savona e gran parte della Valle Bormida per intraprendere iniziative. E questo per il semplice fatto che a fronte di richieste di nuovi insediamenti e/o ampliamenti  per la produzione i detentori delle concessioni facevano soltanto conti aritmetici: “sono disponibile a darti la concessione ma sappiate il terreno costa questo, l'onere di urbanizzazione costa quello ecc. Questo ha fatto allontanare soggetti che potevano e avevano intenzione di investire nel Savonese. Invece di ragionare in prospettiva, incremento del lavoro, ricchezza, occupazione, ci si è lasciati andare ad un conto meramente matematico. Si pensi che in alcuni comuni del Cuneese gli stessi, a fronte di una richiesta di un insediamento industriale o artigianale agevolano gli imprenditori chiedendo in cambio continuità produttiva e posti di lavoro. Un artigiano che vuole aprire una attività sul nostro territorio a fronte dei prezzi che deve pagare per il terreno e per tutti gli oneri connessi, dato che siamo in un bacino turistico e residenziale, viene invece demotivato e inevitabilmente “perso”. Quindi è stata perseguita la politica dei bilanci, la non propensione agli investimenti il mantenimento dell'esistente se non per qualche iniziativa sporadica. Direte Voi: vuoi fare la sintesi? Ci provo. Aree, imprenditori, investimenti. Lasciamo da parte le aree ex Italsider. I lavori stanno andando avanti, il progetto, almeno nella forma originaria, mi sembra buono e ambizioso. La sua auspicata realizzazione non potrà che generare benessere e ricchezza, anche se in forma ristretta e soprattutto per i PADRONI delle aree. Ma di certo l'intera collettività ne trarrà beneficio. Staremo a vedere. Area ex Metalmetron. Con i denari che la ex GEPI ha “investito” in questa azienda si poteva costruire una nuova Città. Ora sembra che siamo arrivati alla definizione della sua destinazione. Un processo di bonifica della struttura che accoglierà operatori commerciali e artigianali non escludendo, perché potrebbe riproporsi con forza, la nascita di un centro commerciale. (non sarebbe meglio una sinergia tra gli stessi operatori commerciali?). E, dovesse avverarsi, perché non provate ad immaginare un flusso di automezzi di piccola e grossa dimensione e la conseguenza per la già congestionata rete viaria? Un bel casino, vero?! Anche per questa storica azienda i progetti non si sono sprecati. Sta di fatto che la struttura è li, fatiscente, inutilizzatala, dimenticata quasi da tutti e, forse, da anche fastidio. Vi è da dire, però, che qualcuno ne ha tratto beneficio ingrossato il proprio portafoglio a forza di redarre vari studi di fattibilità. La sto facendo lunga è vero, ma intendo offrire alcuni spunti di ragionamento. Del resto per chi fosse interessato può navigare tramite Internet alla scoperta di queste disgrazie per ottenere tutte le informazioni occorrenti. E la struttura in via Al Santuario e il vecchio ospedale S. Paolo. Cosa ne facciamo? Per quest' ultimo alcune idee hanno fatto sorridere se non vomitare. Vi ricordate la proposta di insediarvi l'arma dei Vigili del Fuoco? Non commento perché cadrei nell' estremo scurrile. E la proposta, invece, di concentrarvi attività quali Camera di Commercio, CNA e altre strutture al servizio per le imprese e i cittadini? Buona, ma dove è andata a finire. E  poi, diciamocela tutta: si pensava davvero che ogni Ente o Associazione che sia sarebbe stata disponibile a lasciare il proprio feudo per trovarsi a convivere o peggio ancora interagire con altri soggetti? No, credo proprio di no. Non tanto per una questione di cultura quanto per uno spirito di conservazione e individualismo. E che dire dell'ex Centro di Formazione Professionale ENAIP di via Famagosta? Ho avuto la fortuna e sfortuna di esserne prima allievo e poi dipendente. Posto in liquidazione, licenziando dall'oggi al domani tutti i dipendenti senza mobilità, senza CIG con spettanze non riconosciute (ma ne parlerò in futuro perché questa vicenda MERITA di ESSERE RACCONTATA), comunque resta una struttura in grado di accogliere uffici o servizi. Decentrata? Perché, forse la Motorizzazione non lo è?? E se andiamo in Valle Bormida? Carcare, area Paleta. Gli imprenditori ci sono e sono interessati. Esistono però problemi relativi ai costi e soprattutto alla bonifica. Se ne accorgono ora? Ma davvero pensiamo che tale Valle con tutto quello che per anni ha generato l'industria non controllata in fatto di inquinamento, scorie e residui tossici sia un'oasi della pulizia soltanto perché vediamo del verde?? Ricordate i famosi 14 vagoni ferroviari pieni di scorie di amianto che “SOSTAVANO” su un binario prima della stazione di San Giuseppe di Cairo? E la reindustrializzazione?? Acna, ex Agrimont. Migliaia di metri di aree da bonificare e da rendere appetibili per nuove iniziative. Ma dobbiamo agevolare gli imprenditori. Ripeto non fare regali ma nemmeno porre condizioni che inducano gli stessi a cercare altri territori. Direte Voi: “sei solo capace a criticare”. Compito mio, del cittadino è quello di evidenziare le cose e se possibile avanzare una qualche idea. Compito di chi Amministra è far tesoro e patrimonio delle lamentele, segnalazioni, opinioni che emergono dal “POPOLO”. Sperando che anche queste non vengano archiviate e dimenticate in uno dei tanti cassetti dell'indifferenza.

MARCO POZZI