Magliolo, il paese che ha saputo trasformare la spazzatura in oro
la storia IL SECOLOXIX
 
Magliolo, paese dell'alta valle del Maremola nell'entroterra di Pietra Ligure, è diventato un caso da laboratorio, perchéè il comune che ha saputo trasformare i rifiuti in oro. Trenta, quarant'anni fa la popolazione - che nel XVI secolo, pur in mezzo alle pestilenze, aveva raggiunto i 1.500 abitanti - era scesa a 440 abitanti. Poi è arrivata la risalita e il boom, registrato tra i due ultimi censimenti (1991 e 2001), quando i residenti sono passati da 533 a 709, con un incremento del 33 per cento, il più elevato tra i 69 comuni della provincia di Savona. Risultato che, sul filo della logica, ha dell'incredibile, in quanto realizzato su un territorio che da trent'anni "sopporta" una supercontestata discarica di rifiuti solidi urbani. Una contraddizione grande come una montagna che però per chi vive a Magliolo non esiste.
«Lei trovi un posto dove l'Ici è al minimo di legge, il 4 per mille - spiega -, aggiunga una tassa rifiuti irrisoria, i servizi per i bambini gratuiti, uno scenario incantevole. Le gente farà la fila per venirci ad abitare». L'autore di questo spot promozionale è Vincenzo Lanfranco, 67 anni, alle spalle una carriera da direttore delle Poste, vicesindaco tra il 1965 e il 75, poi sindaco per trent'anni sino al 2004, quando ha esaurito tutti i mandati possibili ed è tornato a fare il vice, al fianco del nuovo sindaco Salvatore Catania.
«Quando sono entrato in Comune - ricorda Lanfranco - eravamo così in bolletta che dovevamo chiedere degli anticipi alle banche per pagare i tre dipendenti. Per non far gelare i figli, le famiglie portavano la legna per riscaldare la scuola, l'asilo delle suore aveva tre bambini, dai rubinetti usciva acqua che non solo non era potabile ma veniva rifiutata anche dalle bestie, le strade erano in condizioni pietose. Guardi che non scherzo: Magliolo e le sue frazioni stavano diventando paesi fantasma».
E così avete deciso di aprire la discarica?
«No, non è che uno si sveglia a trova la bacchetta magica. C'è stata, era il 1977, la richiesta di una ditta privata per stoccare i rifiuti di Finale Ligure e il Comune, con il parere favorevole di tutti gli enti, l'ha accolta. Eravamo lontanissimi dall'idea, poi alimentata da comitati di varia sensibilità ambientale, che stavamo vendendoci l'anima al diavolo per fare soldi».
In ogni caso il Comune, quel giorno, ha finito di vivere di stenti?
«Sì, il Comune ha respirato, i guai abbiamo cominciato ad averli noi amministratori, sempre sotto tiro. Ma abbiamo anche avuto la possibilità di rivoltare il paese come un calzino. L'acqua potabile è arrivata dappertutto, abbiamo fatto un acquedotto irriguo con tre vasche di accumulo, fondamentale in una zona agricola. C'è il municipio nuovo, un centro sportivo, la biblioteca, la banca, la farmacia, la Croce Rossa, tutti hanno una strada asfaltata davanti a casa».
Il Comune di Magliolo con quella discarica si è trovato tra le mani una fonte di entrate mica da poco?
«Sì, però non sono state rose e fiori, in nessun senso. Per alcuni anni l'impianto è stato gestito direttamente dal Comune, poi, esaurita la vecchia discarica, ne è stata aperta un'altra, su aree adiacenti, affidata in gestione alla società Ecoter. Ci sono stati dei giorni che arrivavano più esposti che camion di rifiuti: comitati ambientali più o meno spontanei, ma anche gelosie di paese, contrasti con Comuni confinanti, questioni politiche».
Magliolo, per un certo periodo, era diventato sinonimo di "discarica dei veleni", con il sospetto che nella vecchia discarica fossero stati sepolti fusti contenenti sostanze tossiche?
«E' stato uno spreco di risorse vergognoso. Il Comune aveva dovuto spendere centinaia di milioni per spese legali, altrettanti furono utilizzati per scavi e carotaggi, ma, alla fine, non si trovò traccia di sostanze nocive e tutto finì in una bolla di sapone».
Senta, tutto bello e istruttivo, però avere quella discarica in cima alla vallata non è certo il massimo della vita?
«Noi i rifiuti non li vediamo nemmeno. Gli autocarri hanno una loro viabilità, non passano tra le case, la gestione dello stoccaggio è supercontrollata, le ispezioni dei Nas e dell'Arpal si concludono con giudizi positivi. Certo, se uno ha naso buono qualche sentore lo avverte, ma è nel limite dell'accettabile».
Sergio Del Santo


22/09/2006