Verdetto a sorpresa della commissione di valutazione ambientale. L’assessore regionale Zunino: «Bisogna ridimensionarlo» IL SECOLOXIX

Ferrania, progetto centrale da rifare

Negata l’autorizzazione all’impianto a biomasse: in Valbormida non c’è legna sufficiente

Cairo. La Regione “boccia” la centrale a biomasse (legno) a Ferrania. Troppi i 110 mila quintali di legna da tagliare in Valbormida per alimentare il mini impianto per la produzione di energia elettrica prevista con una potenza di 10 megawatt elettrici (40 “termici”).

Una movimentazione di combustibile che rappresenterebbe un “saccheggio” della‚ filiera del legno locale (compreso il cippato) con inevitabili alterazioni del ciclo di assorbimento ed emissioni dell’anidride carbonica. Impossibile mantenere una tale mole di combustibile.

È il principale diniego contenuto nel lodo emesso a Genova dalla commissione di Valutazione

d’impatto ambientale (Via) regionale arrivato nei giorni scorsi in Comune a Cairo.

Esaminato giovedì scorso in un’apposita riunione di maggioranza che sostiene il sindaco Osvaldo Chebello, e confermato venerdì sera dall’assessore regionale all’ambiente Franco Zunino in un’assemblea pubblica a Carcare, organizzata da Rifondazione Comunista, in cui si dibatteva

anche l’emergenza industriale a Ferrania.

Un “no” tecnico spiegato con la mancanza, e necessaria integrazione, di documentazione, per esempio sull’approfondimento del pericolo rumorosità, ma soprattutto giustificato con l’eccessiva taglia e potenza.

«La disponibilità di legname in zona non è tale a poter sopportare un simile impianto », è stata la spiegazione data dall’assessore regionale all’ambiente Franco Zunino e dal suo collega cairese Giancarlo Battaglino, che dopo aver informato il sindaco della bocciatura ha voluto sgomberare il campo da possibili facili entusiasmi da parte del fronte contrario alla centrale termoelettrica più grossa, il nodo principale proposto da Ferrania.

Alimentata a carbone, l’opzione dell’azienda, o a metano, male minore auspicato dagli enti locali, avrebbe una potenza di circa 700 megawatt.

«I due progetti seguono due strade distinte non sono collegabili».

E di fronte alle considerazioni della maggioranza consiliare“ se è troppo grande una mini centrale a biomasse da 10 megawatt, figuriamoci una da 700 a carbone!”in giunta hanno subito smorzato gli entusiasmi.

»Non è stata riscontrata dalla Regione alcuna incompatibilità dal punto di vista ambientale», viene precisato dopo l’analisi della relazione finale della commissione di Via. È un impianto sovradimensionato.

«Che se ridotto almeno ad un terzo ha spiegato l’assessore Zunino potrebbe essere approvato». Bocciata anche l’ipotesi, per far fronte alla non adeguata quantità di combustibile locale, di far venire la legna dalla Romania, “così si altererebbe il ciclo dell’anidride carbonica”.

Difficile poi la coabitazione di una centrale a biomasse così pensata a Ferrania, con gli altri progetti sempre nello stesso settore avanzati, in alcuni casi già approvati, da altre amministrazioni locali valbormidesi, anche in sinergia tra di loro, come Millesimo, Roccavignale, Cengio e Carcare.

Adesso l’attenzione in Comune è puntata sull’altra centrale, a carbone o metano, il cui progetto, vista la taglia, dovrà passare al vaglio autorizzativo della commissione nazionale, ministeriale, per la valutazione d’impatto ambientale.

Intanto l’assessore regionale Zunino, insieme al parlamentare Sergio Olivieri (Prc) chiedono ai vertici di Ferrania “di ripensare i loro piani di sviluppo, e di non legarli soltanto al business dell’energia, questa vallata è già satura di industria pesante e progetti “vecchi”, serve un nuovo sviluppo compatibile con l’ambiente e la tutela della salute”.

Alberto Parodi

l’ASSESSORE

«Lo stop non sia un alibi in ballo 600 lavoratori»

«Lo stop alla centrale a biomasse non deve rappresentare un alibi, un pretesto per un disimpegno da parte della proprietà di Ferrania, visto che la scadenza del periodo di Prodi bis, il 30 giugno 2007 si avvicina e ci sono 600 lavoratori in ballo».

È il timore dell’assessore all’ambiente di Cairo, Giancarlo Battaglino, il primo a portare in Comune la notizia della bocciatura della Regione. La giunta comunale aveva dato a suo tempo il proprio benestare al momento della presentazione del progetto a biomasse in Comune. «Era un sì tecnico,per permettere al progetto di andare avanti chiarisce Battaglino non volevamo essere accusati di dire di no a tutto».

Il no alle biomasse non è comunque legato all’impatto con l’ambiente in senso stretto, ma solo alla quantità di combustibile che la valle non può offrire. «Come Comune ha aggiunto Battaglino ci auguriamo che il no alla centrale da 660 megawatt sia invece legato all’impatto sul microclima». Per il momento sulla centrale a carbone o metano in Comune è arrivata solo una proposta, un piano di massima: « Non mi risulta sia stato ancora depositato un progetto preliminare vero e proprio precisa l’assessore in mano per il momento abbiamo soltanto uno studio standard, formale»