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Quei reati favoriti dall'indulto

di Nanni Russo

da il mensile il LETIMBRO

Il recente provvedimento di  indulto ha aperto, nell' opinione pubblica, un ampio dibattito, nel quale si sono intrecciati motivi ed aspetti diversi.

Un primo aspetto riguarda la pena del carcere in sé. Personalmente sono dell'opinione che il diritto penale dovrebbe prevedere un sistema di pene articolate e differenziate, proporzionate alla gravità dei singoli reati, nel quale il carcere costituisca "una" tra le diverse pene, la più grave, cui fare ricorso soltanto come "extrema ratio" . Qualcosa si è fatto, in proposito (il giudice di pace, ad esempio, per i reati di sua competenza, applica soltanto pene diverse dal carcere), ma in misura del tutto insufficiente. Dove poi il carcere rimane pena necessaria, esso dovrebbe essere concepito ed organizzato, come esige la Costituzione, in funzione rieducativa, e non puramente punitiva (anche se, come è ovvio, la restrizione della libertà personale ha sempre in sé una componente di grande sofferenza): anche a questo proposito, qualcosa si è fatto, a suo tempo con la legge Gozzini, e poi con altri successivi interventi, ma in misura ancora del tutto insufficiente. Negli ultimi anni, poi, la drastica riduzione delle risorse disponibili ha fortemente limitato tutti i servizi, interni ed esterni al carcere, volti a rafforzarne la funzione rieducativa. Molto, anzi moltissimo, rimane dunque da fare, in ordine a questo primo aspetto, sia perché il carcere sia effettivamente ridotto ad "extrema ratio", sia perché la vita dentro di esso sia resa conforme al "senso di umanità" prescritto dalla Costituzione ed aperta ad un pieno reiserimento sociale dei detenuti.

Ma gli orientamenti prevalenti dell' opinione pubblica, anche quelli indotti, volontariamente o involontariamente, dalla stampa, aiutano in questa direzione, o spingono nella direzione contraria?Oggi gran parte della popolazione detenuta è costituita da immigrati extracomunitari e dà tossicodipendenti. Due categorie di persone rispetto alle quali, specialmente negli ultimi anni, la legislazione penale si è mossa proprio nel senso di una accentuazione della repressione carceraria, spesso incoraggiata, o comunque non sufficientemente contrastata, dall'opinione pubblica. E anche in occasione del recente indulto le reazioni dell'opinione pubblica sono state prevalentemente di preoccupazione per il fatto in sé della scarcerazione di tanti detenuti e di scetticismo circa la possibilità di un loro reinserimento sociale. Ed ancora. Un'alta percentuale di detenuti è rappresentata da imputati in attesa di giudizio.

In astratto, si riconosce che la carcerazione preventiva dovrebbe essere ridotta ai soli casi di assoluta necessità, ed in effetti l' attuale codice di procedura penale ha introdotto  limiti rigorosi in proposito. Eppure quando un magistrato rispettoso della legge rimette in liberta un imputato perchè non c'è pencolo di fuga, non c'è pericolo di reiterazione del reato, non ci sono esigenze istruttorie, tutti presupposi, che devono esserci perché sia giustificata la custodia cautelare, si grida allo scandalo (se si tratta di imputato "non eccellente", ed ancor più se si tratta di immigrato extracomunitario senza neppure darsi cura di conoscere gli atti del processo e gli elementi sulla base dei quali quel giudice ha giudicato. Ed infine: quante volte abbiamo sentito ripetere critiche superficiali alla legge Gozzini ed invocare modificazioni restrittive alle misure alternative e ai benefici in essa previsti? Quante volte abbiamo sentito ripetere con incosciente leggerezza lo slogan "tolleranza zero", che fa  a pugni con una moderna concezione del diritto penale e del sistema sanzionatorio?

Insomma: sul problema del carcere, del carcere come sanzione penale, delle condizioni di vita nel carcere, del lavoro, della scuola, della medicina nelle strutture penitenziarie ed in quelle ad esse collegate, della effettiva promozione di un reinserimento sociale dei detenuti, c'è moltissimo da fare, e questo "moltissimo" chiama in causa responsabilità politiche, responsabilità della informazione, responsabilità culturali.  Come si colloca in questo contesto il tema dell' indulto?

L'indulto è stato giustificato per le condizioni di sovraffollamento che hanno reso invivibile il carcere per chi vi è detenuto. E stato giustificato, cioè come misura di emergenza per liberare dal carcere un certo  numero di detenuti e rendere più sopportabili le condizioni di vita degli altri. In questi limiti, appunto come misura di emergenza e di minima "umanità" nei confronti di chi in carcere deve rimanere, esso può essere considerato accettabile. Tanto più che i numerosi appelli per un provvedimento di clemenza, ed anche qualche "promessa" fatta forse con eccessiva leggerezza, avevano creato una attesa che sarebbe stato imprudente deludere. Accettabile, dunque, ma con una duplice avvertenza.

Anzitutto esso, come è evidente, attenua nell'immediato, ma non risolve affatto, il problema della adeguatezza del nostro sistema carcerario. Anzi, costituisce il riconoscimento di tutte le carenze accumulatesi negli anni a questo riguardo. Bisogna dunque prendere coscienza della assoluta necessità ed urgenza di interventi strutturali che mettano in causa l'intero quadro della nostra repressione penale, riducendo il carcere -come sopra  ho osservato -  ad "extrema ratio", e ampliando e rafforzandogli istituii della legge  Gozzini, le misure alternative e i servizi interni ed esterni di sostegno ai detenuti. Se  non si porrà mano ad interventi dì questo tipo, e non lo si farà subito cullandoci nell'alleggerimento del problema prodotto (ma del tutto precariamente) dall'indulto, entro breve tempo ci si ritroverà al punto di partenza. Un primo intervento - che per la verità, avrebbe anche potuto essere preso in considerazione come alternativa all' indulto, poiché avrebbe avuto analoghi effetti sull'affollamento carcerario, ma avrebbe avuto anche carattere strutturale -potrebbe essere quello di una incisiva revisione della responsabilità penale in materia di immigrazione ed in materia di stupefacenti, tenuto conto che immigrati e tossicodipendenti rappresentano la più alta percentuale di detenuti e che le recenti leggi in queste materie hanno irragionevolmente ed ingiustamente allargati le ipotesi di responsabilità penale e di detenzione in carcere. Inoltre, la contemporanea scarcerazione di molti detenuti ha messo in maggiore evidenza l'insufficienza - anche per la progressiva e grave restrizione delle risorse necessarie - dei servizi di sostegno per il loro reinserimento sociale. Qui l'intervento. anche finanziario, e particolarmente urgente, poiché il volontariato -che ha finora sopperito a quelle deficienze con grande generosità -non può arrivare a tutto.

Entro questi limiti, e con questa duplice avvertenza, credo che possa esprimersi consenso sul

provvedimento di indulto, in sé considerato. Ma c'è un punto, ed è un punto importante, sul quale sento invece di dover esprimere il mio dissenso, e riguarda la estensione dell'indulto anche ai reati contro la pubblica amministrazione (peculato, concussione, corruzione etc) e a quelli in materia finanziaria e societaria. L'indulto non è stato concesso in maniera indifferenziata per tutti i reati, ne sono stati esclusi quelli ritenuti di maggiore gravità e pericolosità sociale. Ed allora non si comprende perchè non siano stati esclusi anche i reati sopra indicati: la loro rilevanza, ai fini dello sfollamento delle carceri, è pressoché nulla, ma è invece elevatissima la loro gravità e pericolosità per la convivenza sociale e la tenuta delle istituzioni ed è massimo l'impatto negativo che la estensione ad essi dell'indulto può avere sul nostro tessuto civile.

L'Italia e stata attraversata, anche in tempi molto recenti, da episodi gravissimi di malaffare, che dimostrano quanto sia debole, in essa, la cultura della legalità e l'etica pubblica. Ciò che occorre oggi al nostro Paese - dopo i guasti creati in questo settore nella scorsa legislatura - è un messaggio forte e chiaro, ed iniziative concrete conseguenti, volti alla ricostituzione di un tessuto civile fondato sul rispetto delle regole. La concessione dell'indulto per i reati contro la pubblica amministrazione e in materia finanziaria e societaria non va, purtroppo, in questa direzione.

Nanni Russo