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Pubblichiamo a puntate  l' inchiesta  sull' Oltreletimbro svolta dal giornalista Luciano Corrado e dalla redazione del SECOLOXIX nel 1978.
E' un esempio di giornalismo- inchiesta ormai quasi  del tutto scomparso.
C' erano una volta  giornali e giornalisti coraggiosi, autentici " cani da guardia" dei cittadini nei confronti delle istituzioni e di ogni tentativo di speculazione.
Questa inchiesta dimostra che poco o nulla  è cambiato anche e soprattutto  a Savona, dove gli intrecci  tra politica e affari sono sempre più forti.

Un vorticoso giro di miliardi per l'edilizia privata

Che affare,

nell' Oltreletimbro

Dietro la vicenda degli artigiani che si devono trasferire, un'operazione immobiliare in grande stile - Un gruppo savonese dietro ad una società registrata a Varese

 Via Pechino, via Mosca, via Parigi, via Londra e via Roma, in «asse», quest'ultima con via Paleocapa: le cartografie di Savona degli anni '60 erano prodighe di particolari su queste strade, che, ordinatamente, si intersecavano nell' Oltreletimbro, in ossequio alle previsioni dell' allora vigente piano regolatore.

Via Londra, in particolare, si presentava, sulla carta, come prosecuzione, al di là del fiume, di via Astengo: nel percorso verso la stazione Mongrifone, incontrava, sulla carta, via Parigi, via Mo­sca, via Pechino.

Parte dei terreni attraversati erano quelli delle ex Distillerie, precariamente occupati, allora come adesso, da una decina di aziende artigiane, una sessantina di lavoratori in tutto.

Quella carta, quella via non ci sono più. Inserite in un primo progetto di piano particolareggiato dell'intera zona, furono abbandonate, assieme al progetto alla fine degli anni '60. La proprietà delle aree delle ex-Distillerie era nel frattempo stata trasferita direttamente alla società «Eridania», zuccherifici nazionali, di Genova.

Nel 1970 l'amministrazione comunale affidò la nuova progettazione agli ingegneri Manfredi e Malara. Il Piano Particolareggiato Oltreletimbro fu adottato il 14 marzo 1975 dal consiglio comunale, favorevoli comunisti, socialisti, il consigliere liberale Minuto.

Il 19 settembre '77 è divenuto esecutivo con il decreto di approvazione del presidente della Giunta Regionale. E' stato definito «Piano 2000»; nel presentarlo, il vice sindaco Giuseppe Rebufello disse che si trattava di un piano «a dimensione uomo».

Tutta la viabilità prevista dal vecchio progetto era sparita: niente prosecuzione di via Paleocapa, niente via Londra, via Parigi e altro.

Caratteristiche principali erano divenute:  un grande comparto «dei servizi», esteso dal Letimbro alla nuova stazione, quasi mezzo milione di metri quadrati complessivamente destinati a verde pubblico, attrezzature, servizi.

E le case? Niente paura. sono previste: anche se annegate nel «verde», le aree residenziali occupano nel Piano oltre 85 mila metri quadrati. Quattro piccoli «grattacieli», ad esempio, sorge­ranno a ridosso di corso Ricci, nella zona della ex distilleria. Ma ce ne sono altri, verso via Pirandello, nelle aree della ex Balbontin; le previsioni di insediamento riguardano quasi 12.500 abitanti, su 50 mila metri cubi di costruzione

Nelle proprietà Eridania (le solite ex Distillerie) i nuovi orientamenti di Piano non hanno, sulle prime, destato preoccupazioni. Da quindici anni, alcune delle aziende artigianali più vecchie sapevano di doversene andare. Si stava avviando la procedura per realizzare il Piano produttivo di Legino. I tempi non erano certamente stretti, se già si parlava di «Piano 2000» per l'Oltreletimbro.

Ma da qualche parte bisognava pur iniziare ad attuarlo questo piano particolareggiato. Da dove? La giunta comunale si è guardata attorno: di ponti inutile parlarne, perché le ferrovie tardano a sgombrare aree ed immobili Aree attrezzate e servizi: nemmeno parlarne, perché mancano i soldi; l'avveniristico «blocco dei servizi» lasciamolo veramente per la fine del secolo

E allora? S'inizia dai comparti residenziali privati, così c'è la possibilità di incassare quei primi 700 milioni per oneri di urbanizzazione da destinare alla realizzazione di una scuola elementare.
La storia del Piano ha una storia parallela, quella delle aree. L' Eridania, il 5 aprile del '74, aveva venduto le sue proprietà alla società in accomandita semplice «Siel» di Varese. L'atto, del notaio Lovisetti di Milano, specifica che l'intestataria della società risulta essere la signora Lidia Rossi, 44 anni, Savona, via Cimavalle 6. E' sposata, con Domenico Briano, ha due figli. La ragione sociale della ditta recita: «Siel di Lidia Rossi e C.»: ci sono dunque dei soci. La Siel, di Lidia Rossi e soci, risulta proprietaria di terreni davvero preziosi.

Gli artigiani da quando hanno ricevuto comunicazione del cambiamento di proprietario, versano l'affitto alla nuova società, che risulta avere un capitale di 5 milioni. Poi, un giorno, bussa alla porta dei loro laboratori l'avv. Orlando Sotgiu che, nell'interesse dei proprietari e secondo le scelte dell'amministrazione municipale, invita gli artigiani ad affrontare seriamente il problema del trasferimento: nelle ex Distillerie si deve costruire.

Chi costruirà? «Ho ricevuto un incarico come libero professionista — spiega l'avv Sotgiu — e cerco di portarlo a termine». Incarico della Siel dunque? Non è cosi: il mandato all'avvocato savonese è stato conferito dalla ditta «Cattaneo» di Bergamo, una delle più importanti imprese edili nazionali, impegnata, tra l'altro, nella realizzazione del complesso di via Madre di Dio, a Genova

 L'impresa «Cattaneo» ha fermo in comune, a Savona, il progetto per la realizzazione del comparto residenziale in quella zona.

«Intendiamoci — precisa l'avv. Sotgiu —, formalmente io agisco per conto della ditta Siel, che risulta ancora proprietaria del terreno»  Ma conferma che il mandato lo ha ricevuto dalla «Catta­neo». La domanda è forse indiscreta: chi sta finanziando o finanziera questo affare immobiliare, che raggiungerà importi da fantascienza (12 miliardi pare) per la ritenuta misera città di Savona?

CONTINUA LA PROSSIMA SETTIMANA                dal SECOLOXIX del 1978