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UOMINI E BESTIE

8: Prospezioni dell’immaginario

Vultures

Parte prima  

Voltur da volvo, con riferimento alle ruote che l’uccello compie in volo prima di posarsi; meno convincenti altri etimi, quali da vellere: “strappare”, o dall’etrusco “l’uccello del dio Vel”; dal Ip vultur per assimilazione regressiva; il fr. vautur testimonia una forma diatopica volgare *valtur; dalla variante vulturius/voltorius viene l’it. “avvoltoio”, che non si comprende donde abbia tratto l’ampliamento iniziale, Devoto proponeva avis vulturius, forse da una sovrapposizione col tardo lat. advolitor “sparviero”. Il gr. gýps gypós dalla radice ie. geu/gou/gu, cfr. gyrós: “arcuato”, entrambi colla y lunga, nello stesso senso del lat.; anche aigypiós, forse da aíssō: “assalto”, e gýps.

Appartiene all’ordine dei Falconiformes, che sino a data recente comprendeva gli avvoltoi del Nuovo Mondo, della famiglia dei Catartidae, ora classificati nei Ciconiiformes, e quelli del Vecchio Mondo, della famiglia degli Accipitridae, con quattro specie europee.

 

·         Il gipeto o avvoltoio degli agnelli (Gypetus barbatus), di taglia media, si trova nell’Europa meridionale, in Africa e nel Tibet, si nutre soprattutto di ossa. Si dice che le lasci cadere da grande altezza onde fracassarle e cibarsene (OED s. v. “ossifrage”). Ora, nei repertori (STOB. IV 34, 8, da Sotade, e SUID. s. v. Chelō’nē myiō^n X 191) si legge la balzana notizia che Eschilo fu ucciso da un’aquila (SUID.), che gli fece cadere sul capo una testuggine. Ammesso che abbia qualche importanza stabilirlo, può darsi che Sotade pensasse al nostro gipeto. È definito endangered species da Birdlife International, Lammergeier (Gypaetus barbatus), European Union Species Action Plan, 1999. Il rapporto cosí continua:

 

The global population is not concentrated in Europe, but the species persists in Spain (Pyrenees), Turkey, France (Pyrenees and Corsica) and Greece (Crete and the continent). The European population is 162 breeding pairs, with 93 in the EU; additionally North Africa has 5 pairs in Morocco. Only the Spanish and Turkish populations number 50 breeding pairs or more. 

·         Il grifone (Gyps, già Voltur, fulvus), piccolo ma robusto, presente in maggior numero in Ispagna, ma anche in Turchia, a Gibilterra e sul Bosforo, ormai raro in Grecia, rarissimo in Sardegna. Si vedano i Reports from the Workshop on Indian Gyps Vultures sulla minaccia d’estinzione presentati da Todd Katzner e Jemima Parry-Jones al quarto Eurasian Congress On Raptors tenuto a Siviglia nel settembre del 2001. 

·         L’avvoltoio monaco (Aegypius monachus, già Voltur cinereus), che ha un’apertura alare di circa tre metri, il capo e il collo nudi, un collaretto di piume ed un colore bruno lucente, vive in una fascia territoriale dalla Spagna alla Russia meridionale, ov’è classificato seriously threatened (da 1.329 a 1.873 coppie nel 1994 secondo BirdLife, Action plan for the cinereous vulture (Aegypius monachus) in Europe, European Union Species Action Plan, 1996), e fra il Tibet, la Mongolia e l’Himalaya, occasionalmente migrando nella Cina del sud e nell’India settentrionale. 

·            Il capovaccaio o avvoltoio egiziano (Neophron percnopterus), un piccolo uccello stanziale in Africa, in Medio Oriente, in Asia sud-occidentale e in India, migratore nell’Europa meridionale (alla fine della prossima scheda si pubblicherà un piccolo apparato iconologico). 

Scrive Aristotele (hist. an. 592b6-8):  

Due sono le specie degli avvoltoi, l’uno piccolo e più biancastro, l’altro più grande e d’un colore più cenerino. 

Il problema è capire cosa intenda: il primo, “piccolo e piú biancastro”, è quasi certamente il capovaccaio, il secondo, “piú grande e d’un colore piú cenerino”, dovrebbe essere l’avvoltoio monaco, l’aigypiós di AEL. nat. an. II 46. Nel De mirabilium auscultationibus (834b.35-835a5) ad Aristotele falsamente attribuito si legge inoltre: 

Uno dei due rampolli che vengono al mondo dall’accoppiamento delle aquile è alternativamente un falco pescatore (haliaíetos), sinché nascono appaiati. Dai falchi pescatori nascono i gipeti (phē’nē), e da questi i capovaccai (perknoí) e gli avvoltoi comuni, i quali non fanno piú distinzione fra loro, ma unendosi generano l’avvoltoio monaco (mégas gýps), che è sterile, prova ne sia che nessuno ha mai visto una sua nidiata. 

Haliaíetos, lett. “l’aquila di mare” (háls e aetós), di cui è trascrizione il pliniano haliaetus (infra); phē’nē, sscr. bhās, sembra il gipeto; perknós, reso con percno, che non significa nulla, forse il capovaccaio; mégas gýps, che è l’avvoltoio monaco.

Plinio, a proposito degli avvoltoi, scrive: 

L’aquila di mare (haliaetus) non costituisce una varietà separata, ma deriva dall’accoppiamento d’aquile di specie diversa. I rampolli che a loro volta nascono dalle aquile di mare appartengono alla famiglia degli ossífragi (ossifragus), da cui provengono gli avvoltoi minori (vultur minor), e finalmente da questi ultimi gli avvoltoi maggiori (vultur maior), che sono sterili. Alcuni aggiungono un’ulteriore specie, l’aquila barbata (aquila barbata), che gli abitanti dell’Etruria chiamano ossifraga (X 11). 

Gli avvoltoi neri (vultur niger) sono i piú robusti. Nessuno è mai arrivato ad un loro nido, onde ci fu chi ritenne che venissero a volo nel nostro emisfero da quello australe [cfr. PLUT. Rom. 9], ma è falso: nidificano su balze inaccessibili, però spesso si vedono i loro piccoli, di solito in numero di due per volta. Umbricio [Umbricius Melior, autore di un De Etrusca disciplina (PLIN. SEN. I 11b), da cui la cit., aruspice di Galba (TAC. hist. I 27)], il piú esperto aruspice contemporaneo, sostiene che la femmina depone tredici uova, poi con una d’esse purifica il nido e le altre, e súbito dopo la getta fuori. Dice pure che raggiungono a volo i luoghi destinati ad ospitare dei cadaveri tre giorni prima che ciò accada. Quanto agli uccelli noti col nome di sanqualis e inmusulus, c’è gran disaccordo su di essi fra gli àuguri in Roma. Alcuni ritengono che questo sia un rampollo dell’avvoltoio e quello un ossifrago. Masurio [Masurio Sabino, fr. 23 HUSCHKE, è il celebre giurista attivo nella prima metà del Ip, tra le fonti di Plinio (I 1 passim), autore di Iuris civilis libri III (AUL. GELL. IV 1, 21), Commentaria (ibid. IV 9, 8), Memorialia (ibid. IV 20, 11), ecc.] dice che il sanqualis è un ossifrago, invece l’inmusulus il rampollo dell’aquila quando ancora non gli si sono imbiancate le penne della coda. Taluni affermarono che dai tempi dell’augure Muzio [Quinto Muzio Scevola l’Augure, †88a, cugino di Quinto Muzio Scevola il Pontefice, entrambi giuristi di fama, allievo di Panezio, maestro di Cicerone e suo interlocutore in am., de or. e rep.] a Roma non se ne videro piú, io però con maggior verisimiglianza penso che, nell’incuria che oggi regna, siano stati sí visti ma non riconosciuti (X 19-20). 

Ossia:

1.        haliaetus (X 11): si traduce di solito letteralmente “aquila di mare”, ma andrebbe reso con falco pescatore (cfr. il sg.);

2.        ossifragus (ibid.): a volte malamente reso con “frosone” (Coccothraustes coccothraustes), che è un fringillide, se si tien conto di quanto scrivo prima delle ossa dovrebbe essere il gipeto, il riconoscimento è comunque complicato dal fatto che alcune lingue moderne impiegano il termine per il falco pescatore (fr. orfraie, ingl. osprey, Pandion haliaetus), e l’italiano dice “ossifraga” il Macronectes giganteus, una sorta di fulmero;

3.        vultur minor (ibid.): sarà il capovaccaio;

4.        vultur maior l’avvoltoio monaco;

5.        aquila barbata (ibid.): sembra un altro nome del gipeto, che effettivamente ha un ciuffo di piume sotto il becco;

6.        vultur niger (X 19): forse l’avvoltoio monaco;

7.        sanqualis (ibid.): lett. “l’uccello di Semo Sancus”, un’antica divinità sabina (PAUL. ex FEST. 343, 344, 345 MUELLER; CIL VI 567; OV. fast. VI 213-16; VAR. ling. Lat. V 52, 66), a volte si trova tradotto con “aquila ossifraga”, sarà di nuovo il gipeto;

8.        inmusulus (ibid.): un falchetto, in PAUL. ex FEST. 112, 113 MUELLER pare il falco pescatore. 

Infine, nel De aucupio (I 4) un tempo attribuito ad Eutecnio ed ora considerato una parafrasi prosastica da Dionigi Periegeta, si descrivono le abitudini di un uccello chiamato hárpē, molto rassomiglianti a quelle del gipeto.

MISERRIMUS