Nel 1996 mi ero divertito a immaginare una ipotetica passeggiata di un cittadino virtuale per le strade savonesi di un qualsiasi giorno di dieci anni dopo, dunque nel 2006
SAVONA 1996 – 2006

 di Massimo Bianco

Nel settembre 1996 scrissi su un periodico locale due articoli intitolati rispettivamente “LA CITTA’ E I SUOI PROGETTI” e “ECCO UNA SAVONA VIRTUALE”. Un sottotitolo esplicava meglio quest’ultimo pezzo: “Un balzo di dieci anni e ci troviamo nel terzo millennio. Cosa si avvererà?”

Il primo dei due servizi, basato sua una esauriente intervista all’allora assessore all’urbanistica Dario Amoretti, iniziava con una mia introduzione che recitava:

Savona, dopo anni d’immobilismo, sembra oggi in piena evoluzione. Esistono innumerevoli progetti urbanistici, alcuni ormai in dirittura d’arrivo, altri forse più ipotetici (…) nel loro complesso essi possono trasfigurare profondamente il volto della città.

Nel secondo dei due articoli, scritto, ripeto, nel 1996, oltre a un breve intervento del compianto allora sindaco Francesco Gervasio, amministratore effettivamente molto attivo, nel bene come nel male, mi ero divertito a immaginare una ipotetica passeggiata di un cittadino virtuale per le strade savonesi di un qualsiasi giorno di dieci anni dopo, dunque nel 2006. Una passeggiata immaginaria ma, si badi bene, rigorosamente basata su autentici progetti urbanistici o per lo meno su idee esposte dall’amministrazione dell’epoca o perfino da amministrazioni precedenti. Riportiamo alcuni passi di quell’articolo ormai antico; poi scopriremo insieme se qualcosa è diventato realtà.

Il cittadino virtuale avrebbe iniziato il percorso con una panoramica dalla stazione ferroviaria:

…Eleganti e modernissimi edifici si aprono ai due lati di un’ampia strada rettilinea che, formicolante di attività, dopo aver scavalcato il torrente Letimbro, si ricongiunge alla direttiva ottocentesca (Via Paleocapa), aprendo così la vista, sullo sfondo lontano, alla medioevale Torretta che domina una vecchia darsena riconvertitasi ormai alle attività turistiche. Sceso dal treno, il signor Onida (il nome da me dato all’ipotetico cittadino. N.d.A.)  si reca lentamente al piano sotterraneo in attesa della metropolitana che lo condurrà in centro in pochi secondi. Il centro cittadino è quasi irriconoscibile rispetto a dieci anni prima, ricco com’è di verde e di giardini pubblici, nati grazie all’eliminazione degli antiestetici posteggi all’aperto, a loro volta sostituiti da altrettanti, ma molto più funzionali, parcheggi sotterranei; sostituzione che ha permesso di restituire a una miglior resa visiva alcune delle più belle strutture cittadine come il teatro e la fontana di Piazza Marconi. Poi, mentre si avvia con lentezza verso la sua nuova abitazione nelle avveniristiche nuove torri di Villapiana,  il signor Onida, continuando la passeggiata, costeggia le ultramoderne strutture universitarie ricavate, nel rispetto dei vincoli, all’interno dei locali del vecchio ospedale San Paolo…

Insieme con l’assessore all’urbanistica venivano inquadrate invece le varie situazioni, come Orsa 2000, <operazioni secondarie che rientrerebbero nel quadro generale delle strutture annesse al progetto del porto nautico> e si inseriva nel ragionamento un ipotesi edilizia in Piazza del Popolo presso la ex Squadra rialzo. <Vorremmo i grandi parcheggi sotterranei (…) mentre la superficie verrebbe interamente attrezzata a verde pubblico. L’area di Piazza del Popolo rappresenta ormai l’unica zona libera di Savona ma (…) questi servizi non sono remunerativi e quindi occorre necessariamente raggiungere un livello minimo e tollerabile di edificazione.>

Ebbene, cos’è stato davvero realizzato in questi dieci anni? Precisiamo subito che già allora il Sindaco Gervasio metteva le mani avanti puntualizzando la difficoltà di realizzazione di numerosi progetti, a partire da quello su una metropolitana leggera circondata dalle polemiche, all’epoca peraltro già finanziata per un quarto, con denari purtroppo mai utilizzati.

Procediamo per ordine, a partire dal primo punto e cioè dalla strada che avrebbe dovuto congiungere la stazione con via Paleocapa e dagli edifici che sarebbero dovuti sorgere dinanzi alla stazione.  <Completamento urbanistico in una zona che rappresenta un disordine, un vuoto che spicca immediatamente osservando la città dall’alto>. Così definiva l’operazione Amoretti. Ovviamente nulla è stato fatto ma vorrei far  notare agli increduli come il progetto di creare un intero quartiere in luogo dei cosiddetti Orti Folconi sia in realtà antichissimo, tanto che sulle cartine stradali, regolarmente consegnate dalla Telecom almeno un ventennio fa insieme alle guide telefoniche e alle pagine gialle, veniva addirittura riportata tutta una serie di fantomatiche strade, Via Washington, Via Roma ecc., previste evidentemente (così almeno interpreto il fatto) sul piano regolatore ma mai nate.

Punto secondo. Circa la vecchia darsena riconvertitasi ormai alle attività turistiche, pochi mesi dopo quell’intervista attraccò in porto la prima nave da crociera. Oggi le navi Costa garantiscono molto movimento in città. Inoltre il risanamento della zona, in quei giorni davvero invivibile, attraverso la realizzazione del ponte mobile, l’apertura di bar e ristoranti e il recupero di altri locali allora malfamati è uno dei maggiori meriti di quell’amministrazione. Quanto a Orsa 2000, Dario Amoretti sosteneva che <un porto turistico ha bisogno di interventi di qualificazione, di rango; abitazioni, spazi commerciali…>. Non nego la ragionevolezza del punto di vista, ma la zona antica in cui stanno sorgendo e sorgeranno le nuove edificazioni è compatibile con le infrastrutture moderne in via di formazione? Fatto sta che in seguito l’insoddisfacente giunta Ruggeri (giunta di sinistra!?) non si limitò a far proprio il programma ma ne permise l’ampliamento dando vita all’ecomostro(?) per ricchi che ogni giorno vediamo crescere all’ingresso della darsena, nuova sentinella cittadina compagna del cosiddetto “Grattacielo” ante guerra. D’altronde nella nostra società è il dio denaro a comandare.

Punto terzo. Il signor Onida attende in stazione la metropolitana. La metropolitana leggera, così come l’altrettanto fantomatica Aurelia bis, è una chimera di cui tutti parlano ma mai si realizza e probabilmente mai si realizzerà, peccato che di decennio in decennio il traffico sulla direttiva Albisola – Savona – Vado si faccia sempre più congestionato.

Punto quarto. Il succitato cittadino percorre un centro ricco di verde. Di giardini pubblici neanche l’ombra e se Piazza Diaz è stata sbarazzata dalle auto, Piazza Marconi continua a godere della “stupenda” prospettiva di auto e moto posteggiate dinanzi alla pregevole fontana. Quanto poi a Piazza del Popolo, che in dieci anni non è cambiata per nulla, e ai suoi patetici giardinetti, non riesco a supporre l’esistenza di altre città al mondo in cui un parco pubblico, già di per sé striminzito, sia attraversato al suo centro da una strada trafficata, con buona pace delle mamme desiderose di veder giocare i propri figli al sicuro. I parcheggi sotterranei poi sono diventati una barzelletta. Ne sarebbero dovuti sorgere parecchi, sotto Piazza Saffi, sotto Piazza Mameli, sotto Piazza del Popolo e altrove, perfino sotto il letto del torrente Letimbro. Purtroppo i progetti sono tutti abortiti e l’unico portato avanti, il parcheggio sotterraneo di Piazza Bologna, benché approvato dal geologo, ha subito numerosi ritardi con vari ridimensionamenti del progetto a causa dell’assurdo timore che potesse provocare danni alle fondamenta dei palazzi limitrofi. Per cui ancora oggi risulta alle prime fasi di realizzo, con la piazza attualmente inutilizzabile e le conseguenze che si possono immaginare per i poveri derelitti alla tragica ricerca ogni sera di un posto auto nei paraggi.

Punto quinto. Il signor Onida vive nelle torri di Villapiana. Almeno questa non è più fantasia. La Magrini è stata trasferita e demolita e per fortuna non di avveniristiche torri trattasi, come qualcuno invece favoleggiava, ma di eleganti palazzine circondate da un poco di verde. Un miglioramento netto per la vivibilità del quartiere.

Infine il punto sesto. Le ultramoderne strutture universitarie ricavate all’interno del San Paolo. L’idea è stata rilanciata di recente e magari chi l’ha avuta si illude perfino di essere stato originale. Purtroppo a dieci anni dalla stesura del servizio il San Paolo risulta ancora in stato di abbandono.

Concludiamo l’articolo con un ultimo punto toccato nell’intervista con Amoretti, che tra parentesi meditava anche la demolizione del mercato coperto per dare uno sbocco a Via Pia. Ci riferiamo all’autosilo del porto. Con i suoi 990 posti nella mente del vice Sindaco avrebbe dovuto risolvere i problemi di parcheggio a Savona. Benché il ponte mobile sia stato realizzato proprio per favorire l’accesso al autosilo, in capo a pochi anni l’esperimento è miseramente fallito e l’edificio è stato demolito per lasciar spazio alla succitata Torre Bofill.

Si potrebbero intervistare a questo punto esponenti della nuova giunta Berruti, per provare a immaginare come potrebbero operare onde trasformare in meglio Savona nei prossimi dieci anni, ma se non si vuole andare incontro a nuove cocenti delusioni forse sarà meglio lasciar perdere.

Massimo Bianco