Regione, la giunta boccia Pittaluga IL SECOLOXIX
la politica La strategia che l'assessore al Bilancio ha pensato di elaborare per coprire il buco della sanitàè duramente contestata
I tagli agli assessorati vengono rispediti al mittente, la manovrina-bis è tutta da rifare
Genova. La "manovrina bis", quella che l'assessore regionale al Bilancio G. B. Pittaluga aveva varato per evitare le sanzioni del governo (che avrebbero portato ad aumenti per Irap e Ire), è a rischio. Sono gli stessi colleghi assessori (almeno la metà) a chiedere di riportare il documento in giunta. Non condividono il piano di tagli da 10 milioni di euro ai loro portafogli che con l'aumento da 65 a 120 milioni di patrimonio da dismettere costituivano le voci forti della "manovrina" studiata per tamponare i debiti della Sanità. Piuttosto, dicono, pensiamo a qualche «tollerabile nuovo prelievo fiscale». Pittaluga ne aveva il sentore, ieri ha dovuto scontrarsi con la realtà. E ha chiesto subito un «chiarimento in maggioranza» che a questo punto trasforma il vertice già fissato per lunedì in una vera e propria verifica. «Io ho fatto in modo - dice Pittaluga - che gli aumenti di tasse non avvenissero. Se ci sono altre indicazioni, chiedo al presidente cosa intende fare. Ma cambiare manovra è impossibile».
La bocciatura del pacchetto Pittaluga si giocherà in due atti. Il primo, con il ritorno in giunta della pratica, cosa che chiederanno di sicuro il vicepresidente Massimiliano Costa - che nell'intervista qui a fianco di fatto boccia e respinge la "manovrina" - e l'assessore ai Trasporti Luigi Merlo (Margherita) e il responsabile delle Attività produttive Renzo Guccinelli (Ds). Qui ci sarà un primo stravolgimento, che poi sarà definitivo con un passaggio in consiglio, inizialmente non previsto, che potrebbe emendare ancor più radicalmente il documento. Pittaluga è preoccupato. Anche perché ogni cambiamento dovrà essere "girato" con attenzione a Roma, nella speranza che il governo lo accetti. E soprattutto perché, senza risparmi, l'alternativa è una nuova tassazione specifica difficile da far approvare da Roma: la Liguria è - si sa - a Statuto ordinario.
Questo è lo scoglio più alto che la navigazione a vista del centrosinistra dovrà aggirare. Altre secche sono però nei dintorni: a partire da quella che in molti già prefigurano come un'imminente fuga da Ds e Margherita in vista del Partito democratico. Basta sentire Costa: «Dobbiamo fare entro l'estate il gruppo unico in consiglio tra Ds e Margherita, come è stato fatto in parlamento. Non è più rinviabile. Sappiamo che pagheremo lo scotto di qualche fuga. Nostri consiglieri non saranno della partita, probabilmente altri dei Ds. Ma è il prezzo da pagare per un progetto giusto».
Quali sono queste fughe? Tra i Ds si può facilmente pensare ai componenti del "correntone". Ma fra i centristi? Escluso il gruppo di Costa, con Luigi Merlo, Claudio Gustavino e Michele Boffa, escluso pure il segretario regionale Rosario Monteleone. Ed ecco che le voci si concentrano tutte proprio su Paladini: da alcuni è dato partente per l'Idv di Di Pietro, da altri proprio verso la Gente di Liguria di Pittaluga. Lui, smentisce: «Figurarsi, io ho sempre creduto nel Partito democratico e nel gruppo unico. Loro sarebbero felici, se me ne andassi. Ci rivedremo ai congressi».
Crisi piena dunque anche dentro la Margherita. E infatti Costa replica alle accuse dell'ex "governatore" Giancarlo Mori: «Se nel 1996 la giunta avesse sostenuto la mia proposta per una sorta di monoblocco alla Fiumara oggi il panorama sarebbe diverso. Ma Mori disse che lì doveva andare Ingegneria. Oggi non c'è né il mio monoblocco né l'Università. Sarebbe stata una scelta lungimirante. Come quella che questa giunta sta elaborando per dare fiato alla sanità per i prossimi 30 anni».
Giovanni Mari
L'assessore replica «Indietro non si torna»
Genova. «Quindi bocciano la mia manovra?», domanda Giovanni Battista Pittaluga. Pare proprio di sì, gli rispondiamo. E hanno un piano alternativo: meno tagli agli assessorati, semmai qualche nuova tassa a carico dei beni di lusso, delle imprese che fanno grandi utili e dei Comuni (pochi) che hanno risorse ingenti. L'assessore al Bilancio strabuzza gli occhi: «Ma questo non è possibile. Proprio tecnicamente è impossibile». Quindi prende carta e penna e scrive al presidente Claudio Burlando: «Abbiamo un problema».
Cade nel vuoto l'appello che in serata dirama il segretario regionale della Margherita Rosario Monteleone, che guarda con viva preoccupazione lo scontro in atto nella sua maggioranza. «Il momento politico è estremamente delicato - dice Monteleone - e il mio alto senso di responsabilità mi impone di avviare gli approfondimenti del caso nelle sedi appropriate. Per questo, per il mio lavoro per gli interessi dei cittadini, del partito e della coalizione, mi astengo da qualsiasi commento». Come dire: stiamo tutti zitti, caliamo i toni, andiamo a capire cosa sta succedendo.
Ma il vicepresidente Massimiliano Costa ormai ha attaccato ad alzo zero e Pittaluga deve rispondere. «La ricetta di Costa, se così si può definire - afferma - non è praticabile. E non perché la sua uscita di fatto azzera la manovra, con tutto quello che potrebbe conseguirne. Ma perché proprio quelle misure non sono fattibili». Si spieghi, professore: «Guardate alla tassa sui Suv. E' impossibile per quattro ordini di problemi: primo, la doppia tassazione sullo stesso bene è vietata dalla Costituzione (e sui Suv c'è già il bollo auto); secondo, le Regioni a Statuto ordinario come la Liguria non hanno autonomia impositiva fino a quando non sarà modificato l'articolo 119 della Costituzione; terzo, il gettito che ne deriverebbe è comunque da stimare e non credo sia così elevato; quarto, tutti questi provvedimenti darebbero gettito nel 2007 per il 2006, mentre il governo ha chiesto gettito nel 2006 per il 2005. Insomma - chiude Pittaluga - non va niente bene».
Lo scontro, si capisce, è vasto e occupa l'intera scena. Solo tre giorni fa il margherito Giovanni Paladini aveva attaccato duro il Ds Claudio Montaldo sulla Sanità tirando indirettamente in ballo lo stesso Costa. Si riaccendono vecchie ruggini. Riesplode in tutta la sua violenza il conflitto spesso sopito ma mai cancellato tra la Gente di Liguria di Pittaluga (oggi come mai alleato con l'Udeur) e il resto della coalizione. Il soggetto politico è ormai autonomo e non più emanazione di Burlando.
Il «chiarimento» chiesto da Pittaluga a Burlando di fatto comincia subito. Oggi con una serie di contatti e telefonate tra i big di partito, alle prese con una guerra tra assessori che rischia di diventare sempre di più uno scontro tra persone. Domani con due vertici di livello: in mattinata le segreterie di Ds e Margherita (ufficialmente sul Partito democratico); nel pomeriggio la riunione di maggioranza.
Gio. M.
Costa: «Altro che sacrifici per il sociale tassiamo invece Suv e utili d'impresa»
Genova. Il vicepresidente della Regione Massimiliano Costa (Margherita) alla fine lo dice chiaramente: «Altro che tagli alle spese per il welfare e lo sviluppo. Siamo una giunta di sinistra, non di destra. Procediamo di conseguenza: chiediamo un sacrificio a chi è più ricco, chi ha beni di lusso e alle imprese con grandi utili, anche ai Comuni che stanno meglio, per aiutare chi ha gravi sofferenze e chiede servizi».
Costa, la "manovrina bis" che ha varato l'assessore Pittaluga non la convince.
«In primo luogo abbiamo contestato il metodo. Vero: c'era un problema di tempi, perché bisognava farsi promuovere dal governo. L'entità era chiara, dieci milioni. Ma il contenuto doveva essere condiviso».
Ormai non si può più cambiare.
«Figurarsi. La manovrina, come la chiama lei, deve passare in consiglio. Ma noi la cambieremo prima in giunta. Restano i valori assoluti, cambia lo schema».
Bocciate Pittaluga.
«Scusi: io ho portato in consiglio due leggi fondamentali. E sono passate di fatto all'unanimità. Quella sui servizi socio-sanitari integrati e quella sul diritto allo studio. Quindi non solo non sono possibili tagli, ma servono altre risorse».
Quanti?
«Venti milioni sulle due leggi. Un caso per tutti: in Liguria abbiamo 3.500 disabili gravi da "portare" a scuola. Oggi abbiamo soldi per garantire il servizio al 50%. Servono 5 milioni. O vogliamo lasciarli a casa?».
Quelle risorse in cassa non ci sono.
«Ripeto. Bene il rigore, bene il riequilibrio. Ma non possiamo azzerare tutto».
Ha una contro-manovra?
«Non ne ho competenza, ma posso dire che la Regione dovrà chiedere aiuto a chi può darlo. Dovremo chiedere uno sforzo».
A chi?
«In ordine sparso: non credo sia un delitto chiedere un aiuto a chi possiede uno yacht da centinaia di migliaia di euro o un Suv che occupa due posti auto, inquina e costa molto. E' allucinante chiedere mille euro a queste persone?».
Non la prenderanno bene. E poi: c'è già il bollo, raddoppiare è vietato.
«Dovremo trovare la forma giuridica compatibile. Poi ci sono altri canali: ci sono molte aziende che hanno grandi utili e a loro, non dico alle cooperative sociali che resistono a stento, si può chiedere un prelievo di solidarietà».
L'Irap.
«Non credo sia un reato chiedere sacrifici per sostenere le fasce deboli. Ci sono diverse situazioni di benessere, penso alla Sardegna che ha tassato le ville. Non serve molto. Penso anche a certi Comuni che stanno bene. A esempio: Sanremo ha grandi benefici dal Casinò; per pagare Area 24 possiamo trovare altre forme di finanziamento».
Tutto il contrario del piano Pittaluga.
«Non si può venire in giunta e dire che le spese sono tagliate del 5 o del 10%. Serve pianificazione. E comunque non ne abbiamo discusso. Rifaremo la giunta».
Gio. M.