Genova. La "manovrina bis", quella che l'assessore regionale
al Bilancio G. B. Pittaluga aveva varato per evitare le
sanzioni del governo (che avrebbero portato ad aumenti per
Irap e Ire), è a rischio. Sono gli stessi colleghi assessori
(almeno la metà) a chiedere di riportare il documento in
giunta. Non condividono il piano di tagli da 10 milioni di
euro ai loro portafogli che con l'aumento da 65 a 120
milioni di patrimonio da dismettere costituivano le voci
forti della "manovrina" studiata per tamponare i debiti
della Sanità. Piuttosto, dicono, pensiamo a qualche
«tollerabile nuovo prelievo fiscale». Pittaluga ne aveva il
sentore, ieri ha dovuto scontrarsi con la realtà. E ha
chiesto subito un «chiarimento in maggioranza» che a questo
punto trasforma il vertice già fissato per lunedì in una
vera e propria verifica. «Io ho fatto in modo - dice
Pittaluga - che gli aumenti di tasse non avvenissero. Se ci
sono altre indicazioni, chiedo al presidente cosa intende
fare. Ma cambiare manovra è impossibile».
La bocciatura del pacchetto Pittaluga si giocherà in due
atti. Il primo, con il ritorno in giunta della pratica, cosa
che chiederanno di sicuro il vicepresidente Massimiliano
Costa - che nell'intervista qui a fianco di fatto boccia e
respinge la "manovrina" - e l'assessore ai Trasporti Luigi
Merlo (Margherita) e il responsabile delle Attività
produttive Renzo Guccinelli (Ds). Qui ci sarà un primo
stravolgimento, che poi sarà definitivo con un passaggio in
consiglio, inizialmente non previsto, che potrebbe emendare
ancor più radicalmente il documento. Pittaluga è
preoccupato. Anche perché ogni cambiamento dovrà essere
"girato" con attenzione a Roma, nella speranza che il
governo lo accetti. E soprattutto perché, senza risparmi,
l'alternativa è una nuova tassazione specifica difficile da
far approvare da Roma: la Liguria è - si sa - a Statuto
ordinario.
Questo è lo scoglio più alto che la navigazione a vista del
centrosinistra dovrà aggirare. Altre secche sono però nei
dintorni: a partire da quella che in molti già prefigurano
come un'imminente fuga da Ds e Margherita in vista del
Partito democratico. Basta sentire Costa: «Dobbiamo fare
entro l'estate il gruppo unico in consiglio tra Ds e
Margherita, come è stato fatto in parlamento. Non è più
rinviabile. Sappiamo che pagheremo lo scotto di qualche
fuga. Nostri consiglieri non saranno della partita,
probabilmente altri dei Ds. Ma è il prezzo da pagare per un
progetto giusto».
Quali sono queste fughe? Tra i Ds si può facilmente pensare
ai componenti del "correntone". Ma fra i centristi? Escluso
il gruppo di Costa, con Luigi Merlo, Claudio Gustavino e
Michele Boffa, escluso pure il segretario regionale Rosario
Monteleone. Ed ecco che le voci si concentrano tutte proprio
su Paladini: da alcuni è dato partente per l'Idv di Di
Pietro, da altri proprio verso la Gente di Liguria di
Pittaluga. Lui, smentisce: «Figurarsi, io ho sempre creduto
nel Partito democratico e nel gruppo unico. Loro sarebbero
felici, se me ne andassi. Ci rivedremo ai congressi».
Crisi piena dunque anche dentro la Margherita. E infatti
Costa replica alle accuse dell'ex "governatore" Giancarlo
Mori: «Se nel 1996 la giunta avesse sostenuto la mia
proposta per una sorta di monoblocco alla Fiumara oggi il
panorama sarebbe diverso. Ma Mori disse che lì doveva andare
Ingegneria. Oggi non c'è né il mio monoblocco né
l'Università. Sarebbe stata una scelta lungimirante. Come
quella che questa giunta sta elaborando per dare fiato alla
sanità per i prossimi 30 anni».
Giovanni Mari
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