Ostello della Conca Verde, è giallo il gestore nega le chiavi al Comune
Il destino del "De Franceschini"è segnato: nessuno si fa carico della maxi ristrutturazione, la struttura deve chiudere  IL SECOLO XIX
Stavolta per l'ostello della gioventù della Conca Verde è davvero l'ultima spiaggia. Dopo una vita gloriosa e gli ultimi anni di turbolenza per le difficoltà di adeguarsi alle normative antincendio, da un mese esatto la struttura è clandestina e morosa. Il 31 maggio scorso, infatti, il Comune attendeva dall'attuale gestore, la signora Eva Maria Gasbarro, la consegna delle chiavi. Era il gesto che rappresentava la cessazione del funzionamento come ostello e il ritorno della struttura al Comune, che la possiede. Il problema è che il gestore ha disatteso questo ultimatum e quelle chiavi non intende restituirle. Un braccio di ferro?
«Macché, io le chiavi posso anche consegnarle - dice la signora Gasbarro - però prima vorrei che mi dicessero qualcosa del progetto che ho presentato per salvare questa struttura che è storica e l'anno scorso ha registrato 15 mila presenze».
Il perché dello sfratto è noto: riguarda l'annoso problema dei lavori di adeguamento strutturale che il "De Franceschini" deve fare da anni. Nessuno si è voluto far carico dell'intervento (quasi un milione di euro): né l'associazione ostelli italiani, né il gestore, né il Comune che peraltro ha fatto, negli anni scorsi, micro interventi indispensabili. Da qui la decisione, sofferta, dell'Associazione ostelli (che ha da sempre la convenzione col Comune), di imporre alla signora Eva Maria Gasbarro (che è socia dell'Associazione), di restituire le chiavi e chiudere definitivamente. Chiavi che però, per ora, la savonese ha tenuto. Non solo: la segreteria telefonica dell'ostello continua a dire, ai potenziali clienti, di lasciare il proprio riferimento per le prenotazioni estive. Che succede?
«Succede che le chiavi le ho ancora - spiega Eva Maria Gasbarro - ma solo perché, alla scadenza dell'ultimatum di maggio, ho presentato un progetto in Comune per proporre un intervento di messa a norma della struttura più ridotto, giusto da consentire lo sfruttamento per soli 25 posti (di 270 totali) che è il termine entro cui la legge non impone grossi adeguamenti. Ora aspetto una risposta dal Comune. La nuova giunta del sindaco Berruti mi ha detto che mi incontrerà prestissimo. Spero sia in settimana. La mia volontàè fare il possibile per salvare questa struttura che nel silenzio, da anni, ha continuato ad offrire un servizio prezioso a tantissimi turisti che non hanno mai smesso di scegliere Savona. Lasciarla morire sarebbe un delitto».
Dario Freccero


02/07/2006