29 Giugno 2006 LA STAMPA

CAIRO, CONSIGLIO COMUNALE
Su Ferrania aumentano le incertezze

CAIRO M. Cosa intende fare la società Fitra della Ferrania? Questa è stata la domanda chiave, e per ora senza risposta, al centro del Consiglio comunale dell’altra sera. La questione Ferrania era stata posta all’ordine del giorno dalla minoranza ed il dibattito è iniziato con l’illustrazione, da parte dell’assessore Gian Carlo Battaglino, dei dati annunciati dall’azienda, ovvero un calo del 50% del mercato, un bilancio 2005 chiuso con una perdita di 9,5 milioni di euro, l’incremento dei costi delle materie prime. Insomma, un quadro preoccupante a cui si sovrappone un programma che traguarda un percorso di 5 anni, con investimenti dai 750 ad oltre 1.100 milioni di euro ed occupati intorno ai 2000 complessivamente tra diretti e indotto. Prospettiva che, però, sembra più un libro dei sogni, anche a fronte della richiesta di otto settimane di cassa integrazione per 200 persone a partire dal 17 luglio.
In un clima molto teso, con posizioni diverse (Romero, dei Ds, ha parlato di continui atti di prepotenza da parte dell’amministratore delegato Gambardella; Giacchello, capogruppo Ds, ha ribadito che non bisogna concedere nulla alla Ferrania Technologies finchè non avrà presentato un piano industriale credibile; Magni, dell’Altra Cairo, ha proposto che il Comune denunci Gambardella per inadempienza; Dogliotti, della Lega, ha proposto invece di convocare un onsiglio aperto con Regione e Provincia) il nocciolo della questione l’ha centrato il sindaco Osvaldo Chebello, chiedendo quale può essere il reale disegno della nuova proprietà. Dice, infatti, Chebello: “Siamo di fronte ad un mare di contraddizioni, con la produzione del Photocolor che viene fermata proprio nel momento topico, ed un piano industriale, che verrà presentato il 14, che promette miracoli. Non credo che Gambardella e soci siano abituati a buttare via soldi, né mi sembra realistico far sì che lo stabilimento muoia ora, appena uscirà dall’ombrello protettore della Prodi Bis, per poi costruire un’eventuale centrale che, ad essere ottimistici, avrà un iter di almeno cinque anni”. Insomma, per Chebello, “anche nell’ipotesi peggiore, di trovarsi di fronte ad un immenso bluff, occorre, quindi, “stanare la società, farle scoprire le carte, evitando che si giochi sopra le nostre teste, ma anche che questa incertezza venga strumentalizzata da chi la vuole cavalcare”. \