TEMPO DI BILANCI. PESANTI ANCHE LE SPESE PER LA FUNZIONALITÀ DELLE CURIA: 500 MILA EURO ALL’ANNO             LA STAMPA
Ecco come la Chiesa savonese
spende i fondi dell’8 per mille
Ogni giorno la Caritas provvede ad assistere 140 indigenti
[FIRMA]Ivo Pastorino
SAVONA
I tempi cambiano, eccome. Lo dimostrano i bilanci della Diocesi. Per fare funzionare la macchina della Curia diocesana, ad esempio, chi avrebbe immaginato che occorrono 500mila euro, un miliardo di vecchie lire? «Il problema è che, mentre una volta gli adempimenti burocratici erano pochi e bastavano alcuni preti a gestire la struttura, ora la realtà è più complessa e richiede la presenza di personale laico qualificato. E così buona parte delle somme ricevute dai fondi dell'8 per mille è assorbita da questa voce di spesa»: così don Carlo Rebagliati, economo diocesano. Ma non è solo legata alla burocrazia l’attività della Diocesi, tutt’altro. Basti pensare all’impegno quotidiano della Caritas. Al riguardo, concluse le elezioni, la Caritas ricorda al nuovo sindaco, Federico Berruti, alcune priorità da mettere in agenda: l'ascolto reale delle esigenze del territorio, la partecipazione dei cittadini, l'invecchiamento della città, l'immigrazione, il lavoro, la casa, i giovani. Al primo posto il direttore della Caritas don Adolfo Macchioli mette «la capacità di porsi in ascolto delle esigenze reali del territorio, in termini non solo urbanistici ma anche sociali». Che la popolazione savonese invecchi è un fatto conosciuto. La Caritas suggerisce però al sindaco Berruti di leggere questo dato in stretto legame con quello della crescente immigrazione, che ha soprattutto i volti delle badanti sudamericane o dell'Est europeo. «Gli affetti a noi più cari, i nostri genitori o parenti anziani - scrive don Macchioli - legati a queste persone così diverse possono essere il punto di contatto e di partenza per una comunità che sa accogliere e integrare (non omologare), che sa guardare alla persona e alle sue esigenze, e non solo alla soddisfazione delle proprie». Inevitabile, poi, il richiamo ai problemi della mancanza di lavoro, del basso reddito e della fatica a trovare casa. Ma è soprattutto l’attività sociale svolta a incidere sui bilanci della Diocesi. Da qui la scelta di vendere i terreni, poco redditizi, ed investire il ricavato in proprietà immobiliari, sicuramente più remunerative. La strategia è teorizzata e praticata dall'Istituto diocesano per il sostentamento del clero (IDSC) per far fruttare al meglio il patrimonio di cui dispone: 5 milioni e 678mila euro. «Il nostro patrimonio - spiega don Tartarotti - proviene per lo più dai vecchi benefici parrocchiali e consiste in alloggi, una cinquantina tutti affittati, terreni, immobilizzazioni finanziarie, crediti e disponibilità liquide. E' un patrimonio che potrebbe essere incrementato solo da donazioni».
Crescono anche i costi del Centro d'ascolto diocesano, dove i passaggi di bisognosi si sono triplicati, e le spese per il personale incidono in misura consistente. Ma alla Caritas diocesana non si lamentano più di tanto: il bilancio del 2005 registra una perdita di soli 10.116 euro, coperti grazie al fondo di riserva. E poi c’è la Fondazione diocesana «Comunitàservizi», dove il presidente Maurizio Raineri, non nasconde la propria soddisfazione. I dati contabili rivelano una realtà che è fatta di almeno 140 persone che, tutti i giorni, usufruiscono dei servizi della onlus, di 14 dipendenti che dedicano tempo ed energie ai poveri e, soprattutto, di ben 300 volontari attivi: una cifra che eguaglia il record del 2003 e rappresenta il migliore capitale umano spendibile. Il Centro ascolto diocesano, coordinato da Daniela Zunino ed Agnese Minuto, dal canto suo riceve quotidianamente tra i 10 e i 20 ospiti per un totale di circa 3120 passaggi all'anno: persone che vivono sulla strada, senza dimora, con problemi psichici, stranieri spesso in condizioni di clandestinità, giovani coppie con bambini. Tredicimila pasti all'anno, distribuiti a 650 persone (metà italiani e metà stranieri), 2400 pacchi viveri consegnati nel 2005, circa duecento volontari coinvolti: sono i numeri del Centro diurno di solidarietà, articolato nella mensa di fraternità e nel ritrovo pomeridiano "La cometa".