DOVE VA LA MUSICA?!
L’INDUSTRIA DISCOGRAFICA E’ IN CRISI
LA MUSICA NO!
Interviste, news e considerazioni dal fitto sottobosco musicale savonese
a cura di Molly
Protagonisti del primo appuntamento con questa rubrica sono i savonesi DSA Commando, gruppo rap attivo dal 1998 con alle spalle un paio di demo e numerose esibizioni live in giro per la penisola. Nel 2005 partecipano al DaBomb arrivando in finale. Di recentissima uscita il primo cd autoprodotto “Requiem” (con la partecipazione di ElPacso e MacMyc) che già dal primo ascolto lascia decisamente intendere che non “sono solo canzonette”.
Parliamo con Krin 183, uno dei due cantanti e coautore dei testi.
S – Come vi siete avvicinati al hip hop, genere musicale che non appartiene alla nostra tradizione?
K – Avevamo quattordici anni quando sono usciti i primi dischi hip hop italiani: Neffa e i Messaggeri, Sottotono Articolo 31 ecc…… E’ stata davvero un’epoca irripetibile per l’hip hop nostrano, c’era molto entusiasmo. Con l’hip hop si ha un approccio immediato, è un genere che dà la possibilità di trasformarsi da spettatori a protagonisti senza dover per forza saper suonare uno strumento. E’ stato naturale per noi cominciare a rappare, a fare pezzi nostri: volevamo attirare l’attenzione, far parte di questa cosa nuova.
S – Dai vostri testi è chiaro che date molta importanza al contenuto. Come nascono le vostre canzoni?
K – In modo abbastanza atipico rispetto agli altri gruppi hip hop. Si parte da un input di uno di noi che viene sviluppato in maniera spontanea da tutti quanti. Si va d’accordo perché le tematiche che trattiamo sono spesso sempre le stesse: la religione, la violenza, realtà post atomiche, temi che non sono tipicamente hip hop. La nostra è una musica da ascoltare.
La maggior parte delle tracce sono viaggi nella generazione di cui facciamo parte, nel malessere della società.
S – Chi sono gli zombie di cui spesso parlate?
K - Sunday e Heska sono appassionati di film dell’orrore e allo stesso tempo siamo influenzati da certe tipiche tematiche metal. Lo zombie è un’immagine ricorrente la cui chiave di lettura è quella offerta dalle sensazioni che suscita.
S – Ci salveremo dall’orrenda invasione (titolo della decima traccia di Requiem)?
K – No, non ne veniamo fuori. Non ci salviamo.
S – Morte, lobotomizzazioni, orrori vari. La paura si subisce o si esorcizza?
K – Quando abbiamo iniziato a scrivere eravamo più rap ed i testi erano più rappresentativi di noi stessi. Da tre o quattro anni si è incentrato tutto su questi temi più forti perché ci stimolano e ci incuriosiscono di più. Penso che si parli di certe cose perché le si vuole capire o accettare. Se parlo della morte la accetto ed accetto anche la vita. Ma allo stesso tempo vogliamo sbattere in faccia cose che la gente non vuole vedere, non vogliamo che i contenuti passino inosservati. Se tu tieni gli occhi chiusi per ignorare quello che ti circonda, la società che ci vuole tutti appiattiti, io ti provoco per farteli aprire. I nostri lives sono molto aggressivi e potenti per lasciare un segno.
S – Che rapporto avete con la televisione?
K – La guardiamo, è uno strumento come un altro. E’ inutile demonizzarla, dobbiamo reagire in prima persona. E’ importante fare qualcosa, essere attivi, poi poco importa se si guarda la TV o cosa si guarda alla TV.
S – La società che descrivete è decisamente decadente. Anche Savona è decadente?
K – Noi ci riferiamo ad un ambito generale , non a Savona in particolare, Savona comunque dà pochi input.
S – Per quanto tempo avete lavorato su “Requiem”?
K – Tre anni. Siamo molto autocritici, abbiamo eliminato molti pezzi prima di arrivare alla versione definitiva. Sunday sforna anche tre basi alla settimana mentre Heska ed io siamo più lenti ad elaborare i testi.
S – Cosa mi dici dei vostri soprannomi?
K – E’ una consuetudine del mondo rap, quando ci entri ti scegli un altro nome. Nasce anche dai graffiti: quando fai graffiti devi avere uno pseudonimo per firmare le tue opere.
S – Che rapporti avete con gli altri musicisti savonesi?
K – Io conosco bene le “Scarpe da sommossa”, siamo amici e mi piace la loro musica.
S – Cosa ne pensate dell’attuale scenario hip hop italiano?
K – Ci sono gruppi che hanno fatto il salto mainstream e tanti altri che restano underground. E’ tutto basato sui contatti, le conoscenze, le amicizie, un po’ come in tutte le cose.
S – Ultima domanda: cosa ne pensate di Mondo Marcio (uno dei tormentoni del momento)?
K – Non mi piace non lo ascolto non mi interessa…
Massificazione apparenza appiattimento noia uomini zombies e androidi, una società avvelenata, prigione che noi stessi costruiamo, con i falsi valori di cui ci siamo lasciati imbottire…
Forte è il potere evocativo di questo cd: horror e fantascienza, decadenza e pessimismo. Al di sopra delle immagini forti resta, però, un’atmosfera cyber punk tipica di certi libri di William Gibson, in particolare l’ Accademia dei sogni, dove il plot creato dall’autore è inserito in un contesto iper cyber tecnologico ed incredibilmente… reale.
Così gli “zombie” sembrano somigliare a certi compagni di scuola o a qualche tipo che incontri sempre per strada o magari proprio “al centro commerciale” e quelli che “lavorano otto ore per costruire le sbarre di questa galera”, non lo vorresti dire, però certe mattine quando ti guardi allo specchio…
Ma …qualcuno si ricorda della scena finale di Blade Runner? Deckard e Rachael scappano via insieme in una verdissima campagna, umani o replicanti poco importa, lasciandosi alle spalle la città il buio e la pioggia…