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RI-VIsioni
rubrica cinematografica bisettimanale  a cura di Loganuzzo

LE MELE DI ADAMO

 
Titolo originale Adams aebler
Regia Anders Thomas Jensen
Sceneggiatura Anders Thomas Jensen
Interpreti Ulrich Thomsen, Mads Mikkelsen, Ali Kazim, Nicholas Bro, Paprika Steen,
Durata 94 min.
Montaggio Anders Villadsen
Musiche Jeppe Kaas
Scenografia Mia Stensgaard
Fotografia Sebastian Blenkov
Paese, Anno Danimarca 2005
Produzione TIVI MAGNUSSON e MIE ANDREASEN per M&M PRODUCTIONS, AUGUST FILM & TV, DANMARKS RADIO
Distribuzione Teodora Films

…tremate tremate il giudizio di  Dio non vi risparmierà! Con queste parole apocalittiche si potrebbe commentare semplicisticamente la sensazione che prende lo spettatore uscito dalla visione di questo filmetto norvegese dal titolo “le mele di Adamo”!

Premetto che il diminutivo non intende dequalificare la pellicola, che anzi offre notevoli spunti di riflessone allo spettatore e lo fa in maniera causticamente umoristica e con una voluta esagerazione dei caratteri psicologici che abilmente in-disponendo lo spettatore lo inducono a riflettere su un tema usato e abusato (anche dalla filmografia nordica) e cioè Dio e il rapporto con le sue creature (Bergmann docet-ancora-!!!). Ma procediamo con ordine. Intanto qualche notizia sul regista Anders Thomas Jensen  ( i più fissati di voi lo ricorderanno per il poco incisivo "Festen") il quale qui in questa farsa nera in chiave religiosa mostra di essere cresciuto sia nel registro stilistico, vedi i campi lunghi sulla campagna verde di norvegia ariosi e solari in contrapposizione alle austere stanze della villa in cui si svolge Festen, sia per le caratterizzazioni dei personaggi sicuramente più dinamici della pellicola precedente anche se sicuramente facilitato questa volta dalla scelta di girare un film dal sapore agro-dolce. Quello che colpisce in questo film sono i riferimenti diremo "di scuola" che sono altissimi, si va dal teatro dell'assurdo alla Ionesco per finire con la commedia classica aristofanesca, dove il mondo dei personaggi e il loro agire amplificato nascondono una forte intenzione etica.

Ma veniamo alla vicenda. Uno skinhead viene inviato quale pena accessoria dopo una condanna per aggressione, a prestare servizio presso una parrocchia gestita da un giovane e allampanato pastore che con la sua incrollabile fede tiene insieme un gruppo di sbandati che al pari dello skin hanno storie di piccola criminalità. L’arrivo di Adam(questo il nome del galeotto)e l’obbligo di doversi integrare(gli viene affidata la missione di curare un albero di mele da cui dovrà ricavare una torta), lui radicalmente alieno al luogo, in quel mondo di bontà formale e artificiosa metterà in crisi questo microcosmo in cui il fervore del pastore arriva al parossismo di modificare la realtà al punto da ridisegnarsela anche quando si tratta della sua vita personale (ha un figlio handicappato che tratta come se non fosse gravemente impedito nei movimenti, lui stesso si scoprirà essere seriamente malato ma anche la malattia la considererà come l’ennesima prova a cui lo sottopone Dio)…naturalmente non mi dilungo ulteriormente sulla trama perché il film va visto!

Mi piace segnalare dopo tutta sta tirata da Mereghetti di bassa lega una suggestione filosofica che ritengo traspaia dalla pellicola che per altro ha vinto numerosi premi e forse non a caso, proprio per questo suo modo non banale di meditare su Dio e sulla religione. La figura del pastore del film riprende a mio parere in modo alquanto chiaro la posizione kierkegaardiana sulla fede come si evidenzia dalla figura  del profeta Adamo, che il filosofo danese utilizza per introdurre l’idea del credere quia absurdum, idea questa della fede che crea una sorta di mondo paralllelo in cui il credente vive seguendo le regole che non sono quelle della comunità dei “normali” e si rifugia in questo mondo regolato da un Dio che ostinatamente mette alla prova la nostra capacità di obbedirgli contro ogni evidenza sia essa un figlio palesemente vegetale o un tumore che divora il cervello (come accade al coprotagonista del film!) …e come nel racconto biblico accade il miracolo lo skin si redime, il tumore recede e la piccola comunità di freaks cresce e si modifica mercè l’assurdo di un Dio che non da regole agli uomini e non potrebbe essere altrimenti sembra suggerirci Thomsen con questo indugiare della macchina da presa sui volti angolosi dei protagonisti che paiono illuminarsi, attivarsi solo quando agiscono dentro il perimetro di questo altromondo di luce e di a-normalità che è la parrocchietta con il suo melo troneggiante e il suo pastore tenacemente convinto che Dio sia dalla sua parte e da quella di tutti coloro…la cosa incredibile e perciò autenticamente religiosa è che alla fine del film scopriamo che è davvero così! Satira bigotta di una religiosità nordica e piagnona?( anche qui Kierkegaard ritorna, se non è un piagnone il buon Soren non saprei proprio chi lo potrebbe essere!!!)

Può darsi! Ma nell’ assurdo di un diavolo tentatore travestito da skinhead con il desiderio di cucinare una torta di mele l’assurdo di un Dio folle e disattento mi pare una buona cura omeopatica!

Andate a vederlo…se ne avrete il coraggio     Il film  si può vedere al cinema  city di via XXV aprile a Genova

Loganuzzo

La locandina del film