13 Maggio 2006 LA STAMPA

intervista
IL CANDIDATO A SINDACO DI «NOI PER SAVONA» E’ ALLA GUIDA DI UNA LISTA CIVICA CARATTERIZZATA DA FORTI CONNOTAZIONI AMBIENTALISTE E CULTURALI
Buscaglia

«Vedo una campagna elettorale giocata solo tra le forze di sinistra»
 
[FIRMA]Ermanno Branca
Dopo un mandato da consigliere comunale di opposizione, Domenico Buscaglia, ingegnere di 80 anni, ritenta l’avventura sempre appoggiato dalla lista civica «Noi per Savona» che affonda le proprie radici nell’elettorato ambientalista di sinistra.
Per entrare in Consiglio bisogna superare lo sbarramento del 3% che la volta scorsa aveva superato di poco. Pensa di perdere voti fatali nella sfida fratricida con Patrizia Turchi?
«In realtà penso che le nostre liste raccoglieranno entrambe il voto di protesta contro l’amministrazione uscente. Il confronto è tutto all’interno della sinistra perchè non mi pare che il centrodestra sia in grado di combattere. Anzi è in una posizione di estrema debolezza. Questa certo è una situazione anomala che di sicuro finisce per penalizzare la città. Quando l’opposizione è forte, è un vantaggio anche per chi governa perchè è uno stimolo a far bene».
Perchè non siete riusciti a dare vita a una sola lista di protesta?
«Noi per Savona esisteva da 4 anni, mentre Patrizia Turchi è uscita da Rifondazione solo di recente. L’anomalìa è lei. Ci sono stati incontri ma non si è raggiunto l’accordo sul candidato sindaco perchè i nostri 40 candidati non hanno accettato l’idea di avere come candidato Patrizia Turchi che è di estrema sinistra. Il nostro elettorato invece è moderato e a livello nazionale, infatti, ci identifichiamo benissimo nell’Unione».
Perchè a Savona siete fuori dall’Unione?
«Qui l’Unione non fa cose di sinistra. A dire la verità sono 12 anni che a Savona si alternano giunte simili, prima quella di Gervasio e poi quelle di Ruggeri che non hanno nulla a che fare con i programmi di cui parla il centrosinistra a livello nazionale».
Lei invece cosa si aspetta da un’amministrazione di sinistra?
«Penso che la città non debba dipendere solo dalla torri di Bofill e soprattutto non si è mai vista un’amministrazione che si sia limitata a recepire i Piani particolareggiati proposti dai privati per inserirli poi nel Piano regolatore. Ma c’è di peggio. L’architetto di Barcellona ha ridisegnato il quartiere del porto senza tenere conto della nostra storia e quando i lavori saranno finiti i savonesi si renderanno conto, quando sarà ormai troppo tardi, della situazione. Il progetto è stato fatto come se dietro il Crescent ci fosse ancora l’industria pesante. Abbiamo perso un’occasione storica per riavvicinare la città al mare».
Secondo lei quali sono i problemi della città?
«Prima di tutto la mancanza del Piano regolatore. Non sono bastate due giunte per dare regole precise alla pianificazione della città. E ora bisognerà ricominciare da principio perchè il Piano avrebbe dovuto partire dalla grande viabilità e dalla strada per far uscire il traffico dal porto».
Parlando di viabilità quali sarebbero gli interventi risolutivia realizzare?
«Il primo problema è il collegamento fra Savona e Albissola. Quarant’anni fa si parlava del declassamento dell’Autostrada e della realizzazione di una nuova tratta autostradale a monte. Questa era l’unica soluzione».
Qual è la sua storia politica e professionale?
«Sono sempre stato repubblicano dal 1946. Dal 1970 nella minoranza del partito. Non ho più rinnovato la tessera quando il mio partito ha aiutato Berlusconi a modificare la Costituzione. Nella vita invece ho fatto sempre l’ingegnere libero professionista. Poi sono entrato nella scuola insegnando Costruzioni ai Geometri fino a 10 anni fa».
Quando ha deciso di candidarsi?
«Tutto è cominciato con il progetto Bofill. Ci siamo riuniti per protestare contro quest’iniziativa e poi lo sbocco naturale è stata la presentazione di una lista».
Qual è il giudizio del suo mandato in Comune?
«Credo che sia in crisi la macchina politico-amministrativa del Comune che andrebbe cambiata in modo radicale. Un tempo almeno si poteva mandare le delibere al Coreco che ora non esiste più».
E’ stato presidente della commissione d’inchiesta sul museo Cuneo. Che idea si è fatto della vicenda?
«Ho percepito una diffusa inefficienza della macchina comunale, con tanti settori che lavorano ognuno per proprio conto ignorando spesso cosa facevano i colleghi. Mancavano i collegamenti e la regia».
Secondo lei su quali carte può puntare la città per il futuro?
«Dobbiamo fare in modo che la città sia in grado di attirare iniziative. Partiamo da una condizione privilegiata solo per il fatto di abitare in Liguria. Godiamo di condizioni climatiche eccezionalmente favorevoli che dovrebbero essere completate con servizi semplici. I savonesi come i turisti o gli imprenditori chiedono solo che la città sia più pulita, ordinata, amministrata in modo razionale. Sarebbe importante anche che sindaco e assessori fossero facilmente accessibili. Invece è difficile parlare con gli amministratori persino per i consiglieri comunali».
La sua lista parla spesso del Priamar. Come pensa che potrebbe essere valorizzata la fortezza?
«Il primo problema è la scarsa accessibilità. Il traffico di corso Mazzini rappresenta un ostacolo quasi insormontabile. Poi manca una precisa figura di riferimento: un assessore che si occupi solo del Priamar oppure un direttore della fortezza. Penso che una figura del genere in cinque anni potrebbe trasformare la fortezza addirittura in una fonte di reddito».
Se fosse sindaco quale sarebbe la sua prima preoccupazione?
«La riforma del funzionamento del Comune. Anzitutto bisogna recuperare il dialogo e la partecipazione dei cittadini. Poi il Consiglio deve riappropriarsi delle funzioni di indirizzo e controllo mentre negli ultimi anni i consiglieri si limitavano a schiacciare il bottone quando le pratiche erano già decise. Poi bisogna ripristinare il direttore generale che serva a indirizzare l’attività dei dirigenti che devono conseguire gli obiettivi fissati dalla giunta. I dipendenti comunali dovrebbero essere motivati e incentivati mentre oggi si vedono passare sotto il naso i progetti che vengono sempre commissionati all’esterno. Infine bisogna trovare il coraggio di riformare le Circoscrizioni che oggi rappresentano solo poltrone da spartire fra i partiti di maggioranza. Un’altra priorità è il contenimento delle spese. E si può fare».