FOGLI MOBILI

La rubrica di Gloria Bardi 

Lo Yogurth e il Caimano
(autoanalisi di una che sta a sinistra)
 

Da ragazza, ricordo che non mi piaceva lo yogurth.

Anzi, per dirla tutta erano tre le cose che proprio non mi andavano giù: i pomodori, il melone e appunto lo yogurth.

Ci pativo un sacco e non solo perché volevo potermi dichiarare onnivora nella mia personale scheda zoologica, ma perché pomodori e melone erano l’evangelo alimentare dei miei cugini del sud, che vi sguazzavano dentro con gioiosa, vorace, perfino spudorata vitalità. E poi i colori! Tra tutte le cose bianche, marroni, verdi dovevo privarmi proprio di quei due trionfi vegetali di rosso e arancione? Senza considerare l’indotto “fighissimo”, come il succo di pomodoro condito, ordinato al bar, e l’accoppiata “prosciutto e melone” alla quale Achille Campanile ha dedicato uno dei suoi irresistibili racconti umoristici.

Un’estate può continuare a chiamarsi estate senza quei due protagonisti assoluti?

Ma io non mi arrendevo, da brava testa d’ariete ogni anno, all’inizio della bella stagione  tornavo a provarci: “hai visto mai che all’improvviso avviene il miracolo e scopro che mi piacciono?”.

Forse perché sono passata attraverso la copertura di mezzo quintale di origano, a un tratto i pomodori smisero di disgustarmi e l’estate dopo la stessa cosa accadde col melone, ma qui l’origano non aveva svolto alcun ruolo di mediazione politica, e ne sono diventata golosissima, anche per recuperare gli anni di piacere perduto. Entravo così a far parte a pieno titolo e senza riserve della comunità degli estivi e ne ero molto orgogliosa.

Con lo yogurth la cosa fu più lenta. Ora, cari lettori, credo che cominciate a pensare: anche questa settimana ci propina il foglio mobile narrativo: forse la tipa ha smesso di fare elucubrazioni destra/sinistra.

Invece vi sbagliate e alla fine questo discorso sfocerà in politica anche se non sembra. E’ solo strategia, un modo per “intontirvi” un po’, benevolmente, prima di pronunciare una grande eresia, politicamente molto compromettente.

Ma andiamo per gradi: con lo Yogurth –dicevo- la cosa fu più lenta.

Ricordo che ero già in avanzato stato di adolescenza e niente da fare, il latticino più trend del secolo mi risultava stomachevole. In quegli anni, cibarsi di quel condensato acidastro era considerato un segno di evoluzione della specie e di aristocrazia giovanile. I ragazzi lo sfoggiavano a merenda, al posto della fetta di crostata casalinga, molto buona ma molto out.  

E poi, riconosciamolo, è anche questione di linguaggi: volete mettere parlare yogurth  con parlare crostata,  pandorino, banana, cioccorì?

La nostra era la yo-generation.

Insomma -mi dicevo- come posso essere giovane e non riuscire a trangugiare questa melma biancastra imbicchierata?

Sarò mica una vecchia a cui un genio maligno fa credere di essere ragazza?

Per avere idea della forza smisurata che lo yogurth possedeva in quegli anni, si consideri  che Beppe Grillo, proprio lui, faceva la pubblicità, proprio lei, dello Yomo!

Insomma, mi dissi: è accaduto coi pomodori, è accaduto col melone, non sarà certo un parente esotico della mozzarella a resistermi!

Ero certa che il miracolo, come quello di san Gennaro, si sarebbe ripetuto: “basta perseverare”.

Ma niente! Avevo un bel tapparmi il naso e deglutire in fretta, un bel conato di vomito non me lo toglieva nessuno. E ogni dieci-quindici giorni ritentavo.

Ora, io non so fino a che punto il vostro illuminismo vi permetta di crederlo, ma il miracolo dello yogurth alla fine c’è stato. Da un giorno all’altro ciò che mi aveva provocato per anni conati di vomito incominciò a piacermi e andò piacendomi sempre più.

Questo durante l’adolescenza. Ora veniamo al presente, alla politica, all’eresia.

Se allora la domanda era stata: “come posso essere giovane se non mi piace lo yogurth?”, oggi, con la maturazione (?) indotta dagli anni (!), la stessa crisi di appartenenza mi si ripropone così: “come posso essere di sinistra se non mi piace il Caimano?”.

E non sono solo di sinistra ma sono movimentista, formichina in piazza San Giovanni, dove Moretti arringava il popolo dei girotondi.

E nel vedere la goduria con cui i miei  “compagni” si  beano del Caimano, come un tempo i miei cugini del melone, giungo a pormi una domanda di fondo: ma sono davvero di sinistra?

Per caso non sarò mica di destra senza essermene accorta?

Mi tranquillizza il fatto che quello che dice il Caimano in realtà lo condivido, è come film che non lo mando giù. 

Anzi, c’è di più: il Caimano, che ideologicamente condivido punto per punto, come film non mi piace e la Passione di Cristo di Mel Gibson, che ideologicamente non condivido affatto, invece come film, con qualche riserva sull’eccessivo compiacimento dell’orrido, nel complesso mi piace.

Il primo mi sembra insopportabile, il secondo mi sembra a tratti molto bello.

Ma forse, è una questione merceologica e basterebbe che sull’etichetta, come in ogni yogurth che si rispetti, fossero indicati gli ingredienti giusti quelli che fanno di un alimento ideologico un alimento ideologico e di un alimento artistico un alimento artistico. Il prodotto di Moore, ad esempio, si presentava esattamente per quello che era: un film documento, senza contaminazioni narrative impiantate.

Se volessi “gettare lì” qualche persiero pensato, direi che tra la legge che governa l’argomentare e quella che governa il prodotto artistico, c’è in generale alterità.

Ma ora voglio proprio farmi del male: a me Moretti come regista non mi ha mai convinto. Sì, qualche passaggio me lo ricordo volentieri ma nel complesso non mi seduce. E ancora meno mi piace come attore: perché cavolo si infila in tutti i suoi film? Con la disoccupazione diffusa che c’è in giro, poi (dire questo però è di sinistra, vero?). Approfitto per aggiungere che Silvio Orlando e Margherita Bui sono i miei attori italiani preferiti. 

Ora, si danno due possibilità: o il re è nudo o sono nuda io e già vedo il popolo di sinistra che mi tira le pietre. Se qualcun altro di quelli della mia parte condivide il mio sentire, lo prego di farsi avanti e consolarmi. Magari fondiamo un gruppo di autoanalisi oppure una setta eretica.

Comunque io, che non nego a Nanni ciò che ho concesso a Vitasnella, ogni dieci-quindici giorni mi proietto le sequenze iniziali del film e vedo se avviene il miracolo dei pomodori e del melone.

Fino ad ora niente ma a Napoli san Gennaro è sempre san Gennaro: qualche volta la dà buca ma prima o poi si scioglie. 

 Gloria Bardi

   www.gloriabardi.blogspot.com