09 Maggio 2006 LA STAMPA

SAVONA CALCIO PRIMA LO SPAREGGIO E POI LA GARA DAL CURATORE FALLIMENTARE
«Andiamo ai playout e poi ricostruiamo
una squadra giovane»
Luciano Pasquale fa parte della nuova cordata di savonesi che si appresta a rilevare la società
 
Pasquale fa parte del gruppo di savonesi che tenta di rilevare i biancoblù

SAVONA
Una cordata di savonesi in vista sta cercando di rifondare il Savona Calcio. Il notaio Federico Ruegg (che potrebbe essere il futuro presidente), l’avvocato Roberto Romani, l’ex giocatore e responsabile del settore giovanile Vittorio Panucci, l’avvocato e procuratore di calciatori Claudio Strinati, il direttore dell’Unione industriali e presidente della Fondazione Carisa Luciano Pasquale sono alcuni degli elementi di spicco della cordata che il prossimo 7 giugno parteciperà alla gara per rilevare il Savona dal fallimento. Pasquale, che già in passato aveva offerto la propria disponibilità per risollevare le sorti della squadra della città, si è gettato nella sua avventura con l’entusiasmo dell’appassionato di sport.
Perchè ha deciso di tentare il salvataggio del Savona?
«Le sorti sportive di una città sono spesso lo specchio della città stessa. L’esempio di La Spezia è esaltante e si tratta di una realtà non troppo dissimile dalla nostra. Sicuramente un esempio da seguire. Il rilancio sportivo naturalmente può avvenire solo in un contesto di coesione sociale ed economica».
Come pensate di finanziare la ricostruzione del Savona Calcio?
«Insieme a Ruegg, Strinati, Romani, Panucci e altre persone che vivono e lavorano in città offriamo la disponibilità di tempo, le competenze e la faccia. Poi bisognerà trovare un gruppo di finanziatori che a vari livelli offrano il proprio contributo. Qualcuno farà lo sponsor principale, altri daranno meno, altri ancora sottoscriveranno solo abbonamenti da soci sostenitori. L’importante è che tutti sappiano che ci sono una decina di persone che s’impegnano per una gestione oculata».
Che obiettivi sperate di raggiungere?
«Il primo è quello di vincere lo spareggio per arrivare ai playout che rappresentano comunque un titolo di merito per chiedere un eventuale ripescaggio. La seconda tappa consisterà nel vincere la gara per ottenere la proprietà del Savona. Poi bisognerà partire con la rifondazione. Penso a 4-5 giocatori di valore e poi tanti giovani su cui costruire il futuro con una programmazione almeno triennale. E poi andiamo in campo e speriamo nei risultati perchè alla fine contano solo quelli».
Dal Comune che cosa vi aspettate?
«E’ essenziale che l’amministrazione consenta alla squadra di giocare in casa in modo da avere il calore del pubblico e un po’ di incassi. Penso anche a qualche amichevole estiva importante. Poi serve un campo di allenamento per evitare che il Bacigalupo si rovini dopo un mese. Queste sono le condizioni minime per partire».
Già in passato lei e altri avevate offerto la disponibilità a entrare nel Savona. Cosa non aveva funzionato?
«E’ vero. Quasi lo stesso gruppo di persone due anni fa offrì la disponibilità a Bettino Piro di entrare in società. In cambio naturalmente avremmo voluto vedere i bilanci. Piro però temeva che volessimo portargli via il Savona e così non si arrivò a nulla di concreto. Ora le premesse sono diverse. Si parte da zero, con il fallimento della vecchia gestione e una situazione chiara dal punto di vista finanziario».
Come saranno i rapporti fra le e gli altri uomini di buona volontà?
«Sono chiari. Contiamo di arrivare a una decina di persone, in modo che impegni e responsabilità siano divise equamente. Inoltre se la partecipazione è elevata e paritaria, è molto più facile sostituire una persona che dopo qualche anno si faccia eventualmente da parte».
Sarebbe disposto a fare il presidente?
«Io lavorerò in gruppo. Ma fra noi ci sono certamente persone in grado di svolgere anche questo ruolo».