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"Perché non fare un'unica passeggiata dal Prolungamento ad Albissola?"

Chi, arrivato nei pressi del Prolungamento, provenendo da corso Italia come da corso Mazzini, solleva lo sguardo verso l'alto, incontra il complesso monumentale del Priamār, di cui, conoscendo la storia, ricorda che una parte fu una necropoli nell'epoca tardo-romana e che, molto pių tardi, dopo l'anno 1528, in cui Genova sottomise Savona, l'intera costruzione divenne un'imponente fortezza, che subė importanti trasformazioni successive, dettate da esigenze militari. Seguendo l'iter storico, l'osservatore arriva fino alla fine del XIX sec, quando una parte dell'area fu convertita a scopi industriali, per cui alcuni bastioni e spalti furono spianati.

La stessa persona, osservando questa fortificazione, resa gradevole da alcuni abbellimenti naturalistici, probabilmente non si limita a rivangarne la storia, ma ricorda come pių recentemente sia stata riutilizzata e quali iniziative abbiano permesso ai cittadini di non considerarla staticamente legata al suo passato, ma ancorata anche alla nostra realtā. A questo punto ripensa all'interesse vivo che, attorno alla fortezza, era nato tra gli anni '70 e gli '80, quando si erano sviluppati i primi tentativi di valorizzazione della sua area. "Un convegno del 1979, durato tre giorni, organizzato dal Comune e incentrato sulle prospettive di recupero della fortezza a vantaggio della cittā, si era svolto in un clima di interesse e di entusiasmo", ricorda l'architetto Pasquale Gabbaria Mistrangelo, che, per conto del Comune, ha curato molti progetti ed č autore di un'ampia pubblicazione, recentemente presentata a Savona, dal titolo "La fortezza del Priamār: racconto dei progetti e degli interventi di restauro", editrice L'Artistica di Savigliano.

"Oggi occorre risollevare l'interesse che si č sviluppato in quel periodo, in cui sul Priamār si svolgevano iniziative diverse: il Festival dell'Unitā, rassegne di libri, esposizioni di bancarelle e di attivitā di artigiani, fabbri, rilegatori, lavoratori del vetro", afferma l'architetto. "L'interesse verso il Priamār č diminuito quando l'attenzione č stata spostata verso altre zone della cittā, in cui si sono sviluppati altri progetti, come quelli della darsena e del centro commerciale  " il Gabbiano.

Verso il 1984/85 sono iniziati alcuni lavori di ristrutturazione della fortezza, che hanno imposto una fase di stallo nelle attivitā, alla quale non č pių seguito un rilancio" prosegue. "Oggi bisogna pensare al Piamār come ad una risorsa, una riserva di aree e di volumi a cui attribuire funzioni precise, rapportandole a quanto si sta profilando sul fronte mare. Il Priamār, prima del 1979 - lamenta l'architetto - non era compreso nel piano del centro storico e purtroppo nemmeno attualmente lo č. In futuro dovremo pensare a questa struttura in chiave essenzialmente urbanistica, legata all'area in cui opererā, pur mantenendo il suo ruolo storico e culturale. Deve, quindi, rientrare nei piani urbanistici futuri". Per l'architetto Gabbaria Mistrangelo, che nel suo libro riassume i principali interventi a favore del Priamār, progettati e finanziati dal Comune dai primi anni '80 al '99, che ammonta­rono, nell"88, a 12 miliardi e 700 milioni di lire e, tra il '96 ed il '99, con il contributo della CEE, a 30 miliardi di lire, č giusto ritenere questa struttura uno spazio urbano significativo per la sua storia e la sua struttura. Questa č la sommatoria degli inter­venti avvenuti soprattutto tra il '500 ed il '700 e nell'ultimo secolo, con qualche contributo anche nell'800, che devono essere conservati. Il ruolo del Priamar infatti č  civile - afferma-  e Savona se ne deve impadronire   attraverso attivitā commerciali, ricreative e sociali. Prima del 500 nella cosidetta " cittā alta" c'erano ospedali, la cattedrale, attivitā commerciali e militari; come in quel periodo vi si dovrebbe riportare un complesso d'attivitā, non limitarsi ad individuarne una".

Il discorso della sinergia viene ripreso dall'ingegner Rinaldo Massucco, Presidente della consulta culturale di Savona, un' organizzazione formata dal coordinamento delle associazioni 'A Campanassa', 'Istituto Studi Liguri', 'Storia Patria', 'Italia Nostra', la quale č critica verso l'in­carico conferito dal comune all'IPS, Insediamenti Produttivi Savonesi, uno studio di fattibilitā gestionale che riguarda il Priamār. "Individuare singoli esperti del settore gestionale, economico, o della realizzazione urbanistica, storico - archeologica, che studino i progetti a compatimenti stagni, non č il giusto modo di affrontare questo studio - afferma l'ingegnere -. L'IPS, invece, procede secondo questo criterio, mentre sarebbe opportuna la nascita di un grup­po interdisciplinare in cui ogni componente fornisca, contemporaneamente alle altre, il proprio apporto professionale, per poter concretizzare progetti culturali volti al futuro".  "L'IPS parla della gestione dell'esistente, sia in termini di edifici che di spazi, ma non conosce la potenzialitā della struttura.  Il Priamar, infatti, non coincide solo con l'area della fortezza e di corso Mazzini, ma anche con quella di Corso Mazzini al mare", sostiene Massucco, che spiega: "la delimitazione non solo geografica, ma urbanistica dovrebbe considerare da una parte il tratto da viale Alighieri al mare e dall'altro quello di corso Mazzini, lato cittā, perchč sotto c'č la cittā antica. Bisogna creare una passeggiata nuova che sia il proseguimento di quella del Prolungamento fino alla darsena e poi ad Albissola. Questa passeggiata ha anche una fruibilitā di tipo visivo, che comporta anche una certa godibilitā: i savonesi, infatti, non vedono pių il Priamār sul mare, la classica pri a mar, perchč la costruzione dell' Ilva lo impedisce da oltre 100 anni, ma adesso si deve rientrare in quest' ottica e, attraverso questa passeggiata, sembrerebbe di ripercorrere a piedi l'antico itinerario. Questa 'versione' del Priamār permette di godere anche degli aspetti naturalistici, come le rocce. E' visibile anche l'abside della cattedrale che cade a picco sulla roccia e questa, a sua volta, sulla falesia del Priamār. Nello stesso contesto della passeggiata, si colloca il discorso del recupero del fossato esterno interrato nel 1902 per ampliare l'area industriale. Bisognerebbe risistemarlo 'a verde', come Corso Mazzini" spiega ancora Massucco, che č anche convinto che il piazzale tra il Priamār e il mare debba ritornare ad uso urbano, mentre attualmente č in gestione al demanio marittimo.

 Le sue proposte continuano e si estendono al recupero degli spazi, cominciando da quelli dei ba­stioni cinquecenteschi pieni di terra, molti dei quali dovrebbero essere svuotati per recuperare volumi e resti sepolti dell'antica Savona; dopo sarebbe necessario ricreare piani di percorrenza. "Da alcuni scavi del '43 sono emersi affreschi del primo '500 di uno dei primi oratori delle confraternite del 1300 e da un altro degli anni '90 il muro dell' ospedale grande della Misericordia" illustra. "Proseguendo si ritroverebbero sicuramente altri reperti."

Le associazioni della Consulta, con le quali č d'accordo anche Gabbaria Mistrangelo, ritengono che il territorio del Maschio debba essere gestito direttamente dal Comune, mentre altre zone ed attivitā , che non rientrano nei fini dell' amministrazione, come la gestione del ristorante e dell' ostello, possano essere affidate ai privati.

Eliana Biagini

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