05 Maggio 2006 LA STAMPA

L’ACCUSA L’EX COLLABORATORE DI BIANCHI RACCONTA DELLE TANGENTI AD ADOLFO
Oggi i primi interrogatori per le mazzette ai politici
 
Dopo gli arresti i primi interrogatori. Oggi a Sanremo è il turno del sindaco Lorenzo Barla e dell’ex assessore regionale Piero Gilardino. Domani a Milano, di Giuseppe Bianchi, l’imprenditore al centro dell’inchiesta sulle mazzette pagate a politici e finanzieri. Il terremoto giudiziario, con la richiesta di custodia cautelare in carcere per corruzione del neo parlamentare Vittorio Adolfo (all’epoca dei fatti assessore regionale), ieri mattina ha visto confermare la posizione di indagati, per il caso degli appalti post-alluvione 2000 «pilotati» verso la ditta di Bianchi, di sei sindaci, due dei quali alle prese con la compagna elettorale, e di quindici imprenditori. E intanto emergono i verbali dei primi interrogatori, soprattutto quelli di Paolo Gavinelli, indagato per corruzione, l’ex collaboratore di Giuseppe Bianchi, il teste chiave della procura.
INTERROGATORI Questa mattina di fronte al gip Anna Bonsignorio sono attesi Barla, rinchiuso nel carcere di Valle Armea e Gilardino, agli arresti domiciliari. Si tratta dell’interrogatorio di garanzia. Entrambi sono assistiti dall’avvocato Bruno Di Giovanni. La strategia difensiva dovrebbe vedere entrambi avvalersi della facoltà di non rispondere. Sempre oggi l’avvocato Alessandro Moroni concorderà con il giudice l’audizione di Bianchi a Milano che, a fronte di un probabile silenzio dell’imprenditore, potrebbe avvenire per rogatoria. «Bianchi è tranquillo - ha spiegato Moroni - e determinato a difendersi. Tante cose si possono spiegare e valuteremo il modo e il momento in cui farlo». Per entrambi gli arrestati si è trattato della prima notte in carcere, un’esperienza che li avrebbe fortemente provati. Entrambi sono e rimangono in isolamento.
I VERBALI A parlare è Paolo Gavinelli, interrogato dalla procura in relazione alle tangenti incassate dall’esponente politico: «In una occasione sapevo benissimo che Adolfo sarebbe venuto a prendere i soldi da Bianchi che doveva compensarlo per i lavori fatti post alluvione. Non sono però in grado di quantificare la cifra che è stata consegnata. I soldi delle tangenti erano quelli dei pagamenti in nero delle vendite degli appartamenti delle “Torri Colombo”. Quando Adolfo uscì dall’ufficio aveva un sacchetto di colore rosso dentro il quale era nascosto il denaro preparato da bianchi. Un sacchetto di piccole dimensioni, del tipo da profumeria. Naturalmente quando l’assessore arrivò non aveva nessun sacchetto in mano». E ancora: «Tempo dopo ci fu un nuovo pagamento avvenuto al casello di Imperia Ovest dove l’assessore faceva sosta prima di proseguire per Genova. Rammento che Bianchi, dopo essere andato all’incontro, mi disse che si era visto con lui che gli aveva “cantato” qualcosa. Con il termine cantare si intende il pagamento di una tangente».
«SONO QUELLO CHE LI DO’..» Il 4 dicembre le cimici della Squadra Mobile di genova intercettano una conversazione nell’auto di Bianchi con l’imprenditrice Aurora De Julis: Bianchi: «Ma poi io sono quello che li do, male che vada, quindi... no?». De Julis: «No, appunto sei già in una parte ben diversa, non è che li prendi, sono sempre gli altri che fanno le file... anche se c’è collusione». Agli atti risultano complessivamente oltre un migliaio di intercettazioni ambientali e telefoniche che «raccontano» anche dei contatti avuti da Gavinelli, per conto di Bianchi, con i sindaci per gli appalti post-alluvione. Gavinelli spiega: «Le mie indicazioni sono sempre state seguite con puntualità dagli enti. I sindaci o i funzionari erano stati preavvertiti da Adolfo, così mi è stato detto in più occasioni dai miei interlocutori che mi informavano di essere in contatto con l’assessore».