La signora  Debenedetti ed io abbiamo avuto modo di chiarire il nostro pensiero e – modestamente spero – suscitare utili riflessioni sia in chi ci vuole amministrare, sia soprattutto in chi si appresta a decidere a chi affidare la gestione della Città.
PARCHEGGI

                                      di Paolo Bossi      versione stampabile

La signora Debenedetti, sull’ultimo numero di Trucioli...leggi... è nuovamente intervenuta nel dibattito su mobilità e parcheggi: anche a prescindere dalle idee espresse, le è dovuto il ringraziamento – della rivista e mio personale – per i suoi contributi. 

Un primo malinteso riguarda l’uso di pseudonimi. Sarò magari “all’antica”, ma preferisco dialogare con interlocutori che si presentino col loro nome. Ovviamente nulla vieta di celarlo, ma credo che altrettanto legittimo sia il mio personale senso di fastidio nel rivolgermi ad anonimi. Non è nulla più del disagio che proverei a bere un aperitivo in compagnia d’una persona incappucciata! 

La gestione del grande parcheggio di Piazza del Popolo è controversa. Che qualcosa sia da cambiare è ormai un dato acquisito, tanto è vero che candidati sindaci e partiti propongono riduzioni tariffarie. Ricordo che l’attuale vicesindaco reggente era ferocemente contrario alla trasformazione a pagamento: mi sarei aspettato che provvedesse almeno a ridurre i prezzi, ma evidentemente, una volta al potere, avrà cambiato idea (in questa sfortunata Città la coerenza è merce rara). Tornando alle osservazioni della signora Debenedetti, ribadisco la mia opinione: non si tratta di “tornare indietro” o di “arrendersi all’andazzo”. Otto anni fa, fu presa la decisione di ricavare dei soldi dal parcheggio, convinti che il traffico non ne avrebbe risentito. Fu una scelta legittima, ma il parcheggio funziona male, le modalità di pagamento ed abbonamento sono piuttosto scomode, il prezzo è abbastanza elevato e, soprattutto, il traffico è peggiorato. Dubito che, per un’opinabile scelta di principio si debba accettare d’avere un parcheggio mezzo vuoto ed auto ovunque nel resto del centro città. Si tratta, in buona sostanza, di decidere cosa sia più conveniente. Il costo dell’attuale situazione lo paghiamo tutti: inquinamento, perdite di tempo, caos, rumore.

Pur non essendo personalmente interessato all’utilizzo di tale parcheggio, sento l’interesse ad avere meno auto in giro alla ricerca di parcheggi liberi e meno auto in doppia fila.

Sono invece indifferente al fatto che, in tal caso, il residente in piazza del Popolo sia più favorito del residente in via Piave o delle Fornaci: ogni zona ha i suoi vantaggi e svantaggi! 

Gli allarmi sull’inquinamento e sui “terribili cambiamenti di assetti ed equilibri” che si prospettano sono giustificati, ma a mio avviso devono essere considerati nel più ampio contesto del nostro vivere. Vi sono insopprimibili esigenze individuali di libertà e mobilità e fondate speranze di progresso, per esempio nei trasporti pubblici, nella scorrevolezza stradale, nei sistemi motoristici e di scarico, nella composizione dei carburanti, ecc.. Le teorie malthusiane si rivelarono in buona misura fallaci, proprio per il non aver intuito che anche le risorse potevano crescere (soprattutto grazie alla tecnologia). Con ciò non voglio affermare d’essere favorevole all’uso smodato dell’auto, od indifferente alle problematiche ambientali (né – tanto meno – voglio avviare un dibattito sulla sovrappopolazione del pianeta!): sottolineo solamente l’importanza di compromessi accettabili tra esigenze meritevoli di tutela. 

Probabilmente abbiamo idee simili in tema di zone a traffico limitato (da istituire) ed isola pedonale (da ampliare). Non siamo in numerosa compagnia: a favore si esprimono A Sinistra per Savona, Rifondazione Comunista ed i Verdi; le proposte di questi ultimi sono vana e pura facciata, visto che il candidato sindaco da loro sostenuto non le apprezza e certo non le realizzerà.

Quello che ci divide è l’approccio al problema.

Io non credo al demiurgo, l’uomo solo al potere che, dall’alto della sua illuminata sapienza, decide quello che è meglio per tutti. Non accetto il metodo, neanche se fossi d’accordo sul merito. Credo nell’educazione, nella crescita dal basso del sapere, nell’importanza irrinunciabile di un certo grado di consapevolezza e condivisione (come vede, gentile interlocutrice, ognuno ha ben strette le sue utopie).

Savona ha vissuto in questi anni dei gravissimi e ripetuti deficit di democrazia: progetti urbanistici (ecomostri, in particolare) imposti dall’alto, a suon di varianti a francobollo d’un piano regolatore ormai superato e non rifatto, scelte importantissime sul riuso di aree cruciali assunte in oscuri conciliaboli (nei quali hanno regnato, con tutta evidenza, decisionismo ed affarismo), ruolo del consiglio comunale (e delle Circoscrizioni) ridotto ai minimi termini, totale assenza di forme di consultazione popolare e perfino di coinvolgimento/informazione sulle scelte in via d’adozione, per chiudere in bellezza con un anno d’amministrazione delegittimata e coll’assenza di primarie per la scelta dei candidati sindaci dei poli. E’ quindi assolutamente indispensabile che, almeno nel metodo, la nuova giunta ed il nuovo sindaco operino una radicale svolta. 

Tornando all’approccio pragmatico (apprezzato solo in linea di principio dalla signora Debenedetti), vorrei evidenziare che se il livello di consenso e comprensione d’una norma è basso, è alta la probabilità che la medesima sia generalmente disattesa (o apertamente violata) e che, quindi, l’effettività della norma si riveli davvero modesta. 

Le mie idee, ed il mio stile nell’esprimerle, sono certo discutibili. Tuttavia, penso che la sua accusa sia ingiusta e non credo che la mia risposta fosse paternalistica: davvero non intravedo quel tono di superiorità che dovrebbe avere per essere tale; né ho tacciato d’infantilismo alcune sue idee..

E’ un peccato che, come spesso accade, ci si divida su alcuni aspetti, pur essendo in (purtroppo minoritaria) sintonia su molti altri. Probabilmente, abbiamo idee comuni su Metrobus, aree pedonali, piste ciclabili ecc., ma abbiamo tutti, in questo strano Paese, un certo gusto per il frazionismo (mio padre diceva: “Più sono pochi, più litigano”); credo che Winston Churchill abbia scritto (cito a memoria): “Un italiano: un tipo interessante. Due italiani: un’accesa discussione. Tre italiani: tre partiti politici”!      

In conclusione di questa risposta, vorrei evidenziare alcuni aspetti positivi. La signora Debenedetti ed io abbiamo avuto modo di chiarire il nostro pensiero e – modestamente spero – suscitare utili riflessioni sia in chi ci vuole amministrare, sia soprattutto in chi si appresta a decidere a chi affidare la gestione della Città. 

Paolo Bossi