Frederick Taylor “Dresda” ed. Mondadori
I truciolanti leggono

                                      di Sergio Giuliani      versione stampabile

 Il prossimo argomento su cui si cimenteranno gli storici della seconda guerra mondiale, dopo lager, gulag e foibe, temi mai abbastanza approfonditi e purtroppo drammaticamente inesauribili, sarà quello dei bombardamenti angloamericani sulle città europee, una volta acquisite, con gli sbarchi, basi aeree sul continente da cui far decollare le “Fortezze volanti”.

Non loro, ma l’aviazione tedesca aveva dato inizio ai misfatti. Il bombardamento-massacro di Guernica ad opera della divisione Condor della Luftwaffe durante la guerra di Spagna e, per citarne alcuni, quello di Coventry (da cui il verbo “coventrizzare”,sinonimo di “radere al suolo”), i molti su Londra ( e i londinesi vissero a lungo nelle metropolitane) , l’onore,chiesto da Mussolini per la nostra aviazione di bombardare le linee repubblicane spagnole e l’orribile lancio di gas asfissianti voluto da Graziani contro i resistenti (chissà se erano anche loro dei terroristi?) libici sono episodi certificati e vergognosi per l’entusiasmo criminale che, al tempo, suscitarono.

Quando gli eventi bellici voltarono pagina, toccò agli alleati profittare della lezione coi loro enormi bombardieri della serie “B” (Boeing) che gli anziani ricordano, argentei, rombanti ed altissimi nella notte solcare il cielo di Savona col loro micidiale carico spesso destinato alle industrie e ai nodi stradali e ferroviari del nord. Quegli aerei portavano un enorme carico di bombe,avevano enormi consumi di carburante e, quindi autonomie di volo al minimo, spesso calcolate al minuto sicchè bastava una deviazione o un passaggio in più su un obiettivo non identificato subito per rischiare la catastrofe.

Il libro documenta in modo acritico (anche se lo studioso è inglese) la pianificazione dei grandi bombardamenti sulle città tedesche da parte del “Bomber Command”, (Amburgo, Berlino, Lipsia etc) ma si sofferma soprattutto sulla pressoché totale distruzione di Dresda la notte del 13 febbraio 1945.

Si badi alla data! Si dirà che, a guerra pressoché conclusa, distruggere un’intera città, bellissima e popolosa, con tutti o quasi i suoi abitanti fu un’azione barbarica,di tipo “nazista”. Ma la guerra era in una fase assai cruenta: gli angloamericani avanzavano da ovest, dopo lo sbarco in Normandia, incontrando resistenza e contrattacchi sanguinosi e non erano certo disposti a fare sconti; i russi avanzavano da est a grandi passi, ma con un tributo ampio di sangue perché l’esercito tedesco combatteva fino all’ultimo uomo.

L’autore pone, coi documenti che ha potuto visionare, la questione fondamentale per distinguere tra azione bellica e gratuita barbarie: Dresda era diventata, o no, il centro di smistamento delle truppe germaniche verso est e la sede garantita di industrie specializzate (una per tutte, la Zeiss che costruiva raffinate ed indispensabili punterie ottiche)?

Se no, anche la guerra degli alleati spesso fu crudele e stupida; se sì si mettano anche quelle migliaia di poveri morti e tutte quelle insostituibili opere d’arte distrutte sul conto dei criminali che vollero la guerra, i nazifascisti. Nell’autore non c’è spirito di vendetta, ma sincera voglia di comprendere il perché di decisioni che avevano effetti drammatici per i colpiti e rischi enormi per i colpitori (bastava un’avversità atmosferica o una residua pattuglia di stuka di Goering a mettere in crisi i grossi aerei-elefante).

Dalla lettura emerge una descrizione innamorata di Dresda e delle sue bellezze (oggi del tutto e gloriosamente ripristinate!), mai separata dal pensiero che, camminando sull’Altmarkt, si è sui cadaveri di migliaia  di cittadini che vi furono ammonticati per l’impossibilità di dar loro una sepoltura e che, vedendo scorrere la bellissima e pigra Elba, quella notte era un fiume di fuoco, perché tutto e tutti bruciavano.

E gli studi del genere in Italia?
A quando un libro che ci aiuti a capire perché il centro abitato di Milano, per esempio, fu distrutto dalle incursioni senza che in esso vi fosse un obiettivo militare?

Il libro, per un truciolante, si legge di un fiato e, arrivati alla stazione, oggi ricreata, di Dresda, ci si chiede se era un centro di raccolta di sconfitti dal fronte russo o se era un punto d’imbarco di truppe fresche per l’est. Risolvere, documenti alla mano, le questioni di così grave incidenza umana, è lavorare per la pace.

Sergio Giuliani