Se si lavora male, il peggio viene fuori. E come abbiamo visto, la frettolosa gatta leghista ha fatto le leggi cieche ed ora ne sconta le conseguenze.  

ESITO DELLE ELEZIONI: IL LEGHISTA FRETTOLOSO FA UNA LEGGE CIECA

Come molti italiani non sono soddisfatto dell’esito delle elezioni perché avrei preferito che una coalizione vincesse con un risultato netto e governasse tranquillamente per cinque anni, per poterla giudicare alla fine come avremmo dovuto fare domenica scorsa.

Ma era scritto nelle stelle che con una legge elettorale del genere, studiata apposta per boicottare il probabile vincitore, desse un risultato tale da creare instabilità e problemi.

Ma come spesso avviene in questi casi chi parte per suonare finisce suonato e la “porcata” di Calderoli ha finito per dare i suoi frutti avvelenati a danno dei suoi ideatori, i quali, probabilmente, con la vecchia legge avrebbero ottenuto un altro e migliore risultato. E Bossi, che nonostante tutto, ragiona ancora molto bene, non ha mancato di sottolinearlo.

Solo dei pazzi potevano dare a Calderoli ed a gente della sua forza il potere di scrivere una legge elettorale che è materia per fini giuristi e non certo per gente che è finita in parlamento in virtù di un destino cinico e baro: se si dà della dinamite in mano a persone diverse dagli artificieri è facile che la facciano scoppiare con danno per sé e per gli altri.

Ma la cosa più buffa, e simpatica, se vogliamo, è che a decidere le sorti della consultazione sono stati gli italiani residenti all’estero, coccolati dal nostalgico Tremaglia che si è visto ringraziare con un voto tutto a sinistra. Nel secolo XVIII i coloni inglesi fecero una rivoluzione perché reclamavano “no taxation without representation” ovvero il diritto di eleggere i loro rappresentanti a Londra contro l’obbligo di pagare le imposte alla corona; noi siamo riusciti nel capolavoro di affidare i nostri destini attraverso il principio “representation without taxation” e cioè a chi rappresenterà l’Italia senza pagare un Euro di imposte.

E’ il tragicomico epilogo di una legislatura nata sotto i migliori auspici, con la più forte maggioranza dal 1946, e che è cominciata a naufragare già pochi mesi dopo sotto le vergogne del G8 genovese, per poi proseguire con le leggi-vergogna ed una riforma costituzionale che verrà sonoramente buttata nel posto che le compete, la pattumiera, fra un paio di mesi.

Che dire a questo punto? L’Italia ha bisogno di un governo stabile, forte ed efficiente per turare il colabrodo del bilancio pubblico e rimettere in carreggiata una nazione che ha le potenzialità per fare e rinascere, tornando ad essere una dei motori dell’unità europea.

La soluzione migliore sarebbe quella che Prodi, a cui verrà certamente dato l’incarico di formare il nuovo governo, si desse come obbiettivo quello di preparare di corsa una nuova legge elettorale ed il Dpef per il 2007 e di portarci alle urne nel prossimo autunno, possibilmente entro Ottobre.

Paradossalmente Prodi avrebbe quasi interesse a far approvare la riforma costituzionale voluta dalla Lega perché questa gli darebbe potere quasi assoluto. Ma non penso che voglia vendersi l’anima per così poco.

La conclusione è questa: se si lavora male, il peggio viene fuori. E come abbiamo visto, la frettolosa gatta leghista ha fatto le leggi cieche ed ora ne sconta le conseguenze.

E parafrasando un pessimo pontefice ne riportiamo una frase, non quella che trovavamo nei libri di scuola per farci credere che il papa fosse per l’unità italiana, ma quella che pronunziò davvero pensando a quello che tramavano Mazzini, Garibaldi e Cavour: “E per ciò, gran Dio, benedici l’Italia”. Il gran Dio, per nostra fortuna, non lo ascoltò. Questa volta è bene che ci ascolti.

 Mauro Cerulli

 

 

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