A questa intera classe politica, una domanda ci verrebbe spontanea e la rivolgiamo a chi, per tutti, è destinato a rappresentarla, il candidato  sindaco Berruti.

IN SINTONIA CON DON MACCHIOLI

Non sono solito, per vecchia consuetudine antimperialista, annettermi opinioni degli altri, soprattutto se autorevoli.  

Nel caso delle considerazioni che don Adolfo Macchioli fa sull'ultimo numero di "Caritas newsletter" riscontro, senza sorpresa, che c’ è una sintonia di argomentazioni e di denuncia che dovrebbe spaventare non solo le forze politiche tradizionalmente vicine alla Chiesa, perché è chiaro per tutti che il tempo del collateralismo è finito, ma coloro che nei cosiddetti partiti progressisti (uscenti o presuntamene entranti) nel governo di Savona, danno per acquisito un sicuro consenso.

Don Adolfo non parla, come un sacerdote populista e bonaccione, che scherza sul potere, ma argomenta con chiarezza cause ed effetti di un disagio che attraversa tutta la città, in particolare quando, riferendosi alla deindustrializzazione, denuncia la miope ed improvvida politica basata sulla speculazione edilizia e sul facile guadagno.

Il Direttore della Caritas e Vicario episcopale fa una denuncia circostanziata, si sofferma sulle condizioni della nostra città ed implicitamente, ma neanche tanto, su come è stata amministrata.

Non si può  pretendere che Don Adolfo citi con nomi e cognomi i poteri forti e le oligarchie. Ci vuol poco a capire a chi si riferisce quando descrive una città dove assistiamo ad investimenti nell'edilizia di lusso, e non "si costruiscono case per l'edilizia popolare", non facilitando così l'abbassamento degli affitti. Ci pare, con questa testimonianza, che i problemi siano presi per le corna, senza palleggiamenti di responsabilità tra un governo centrale catastrofico e un governo locale, tra i peggiori del dopoguerra.

Don Macchioli, non ha personalità populista né è un distaccato intellettuale; parla perché conosce a fondo i problemi, perché con la Caritas è tutti i giorni in prima linea e afferma esplicitamente, in riferimento ai nuovi poveri, "non sappiamo come fare per rispondere alle continue richieste di persone che sono in difficoltà, che non ce la fanno ad andare avanti con i propri mezzi di sostentamento". E prosegue senza infingimenti "la nostra sanità sta diventando sempre più servizio a pagamento e sempre meno accessibile a tutti. Il divario sociale tra ricchi e poveri va sempre aumentando e non diminuendo".

A questo punto e dal momento che i problemi della città sono sotto gli occhi di tutti, oltre che di chi è in prima linea, a questa intera classe politica, una domanda ci verrebbe spontanea e la rivolgiamo a chi, per tutti, è destinato a rappresentarla, il candidato  sindaco Berruti.

Ha egli contezza dei problemi che  Ruggeri e i suoi gli lasciano eredità?
Durante il suo peregrinare, in compagnia dei candidati veri o fasulli alle politiche, avverte nei pochi "comandati" presenti il bilancio di malgoverno e/o di governo di incapaci che gli tocca ereditare?
Anche le poche  persone che il partito
è riuscito a metterle insieme  alla Rocca di Legino, dove è stato firmato un contratto di quartiere, o a Zinola glielo avrebbero voluto  chiedere . Di  questo ne  sono sicuro.

Ugo Tombesi

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