Un dialoghetto leopardiano per chi non avesse le idee chiare su cosa c’è da fare domenica
NONNO, CHI ERA MATTEOTTI?

                                      di Sergio Giuliani      versione stampabile

 Nonno      Ma non te ne hanno parlato a scuola? Ah,già! La riforma di Berlinguer è andata a gambe levate ed ora ce n’è un’altra,di riforma. In questa, lo studio del Novecento è sparito e tocca ai nonni parlarne. Altrimenti… Giacomo Matteotti era un deputato ferrarese, socialista. Denunciò in un discorso coraggioso alla Camera, coi fascisti a far continuamente baccano, i brogli e le violenze che avevano inquinato le recenti elezioni. Si era nel 1924. Filippo Turati, a capo del Psi, lo aveva scongiurato di non esporsi ad un così grave rischio, ma Matteotti gli chiese sorridendo di preparare il suo elogio funebre.

Nipote         Ma come? Ma non c’è l’immunità parlamentare?

Nonno.         Oggi, ed è una gran conquista. Allora….Mentre usciva dalla Camera, Matteotti venne gettato a viva forza in un’auto che scomparve.

Nipote.         E l’opinione pubblica?

Nonno.         Certo che tutti si risentirono. Anche tanti fascisti in buona fede. Un conto è la diversità delle opinioni, un altro è la violenza da delinquenti praticata per far tacere voci chiare, potenti e scomode.

Nipote         Come andò a finire?

Nonno         Nel più tragico dei modi. Malgrado le proteste di tutta l’Europa democratica, sinceramente preoccupata delle sorti dell’Italia, malgrado le ripetute dichiarazioni di Mussolini che definiva (ed avrebbe avuto ragione!) il suo peggior nemico i rapitori di Matteotti, il cadavere del parlamentare ferrarese fu ritrovato il 24 giugno, seviziato, sul lungotevere.

Nipote          E la gente?

Nonno          Molti fascisti si tolsero platealmente il distintivo, lo calpestarono e stracciarono la tessera. Il pianto di Turati non incise, però, politicamente, sulla situazione, perché la sinistra si era ritirata dal parlamento e si convocava sull’Aventino, convinta che lo sdegno, da solo, avrebbe travolto i fascisti. Non venne presa nessuna iniziativa politica pronta, tale da incanalare la rabbia e l’offesa in un ampio e deciso consenso al rispetto delle regole dello scontro politico.

Nipote          E i giornali?  E  quelli che tu chiami “poteri forti”, che cosa fecero?

Nonno          Fecero come Mussolini: attesero. Gli industriali avevano sostenuto poco convintamene l’ascesa al potere di Mussolini, voluto dagli agrari paurosi della ventilata occupazione delle terre. C’è sempre l’industriale che ragiona in grande e che ha prospettive lungimiranti (sempre nel suo interesse! Logico!) e il “furbetto” dalla vista corta e dal chiasso continuo che si ubriaca alla svelta di slogans contro qualcuno. La piccola gente ha sempre bisogno di un “nemico”; un grande popolo, al contrario, è costruttore di pace.

Nipote          Insomma;stettero tutti ad aspettare un primo passo degli altri.

Nonno          Sì; un passo che non ci fu. I partiti antifascisti non trovarono nessun accordo, perché diffidavano l’uno degli altri. I grandi industriali, guidati da Donegani, non revocarono la fiducia a tempo concessa a Mussolini e si adeguarono così agli strepiti degli agrari, pur avendo capito che, se era facile gestire la terra da parte dei contadini, era impossibile gestire la grande industria, che era stata occupata e subito lasciata, soltanto da parte delle maestranze operaie.

Nipote.          E allora?

Nonno           Passarono sei mesi di nulla; le grida di sdegno si ridussero a bisbigli. Nessuno disse come bisogna fare alle volte al poker “Vedo!” Gli entusiasmi e le passioni pur grandi si spengono se non gestite politicamente. Mussolini, che era pressoché scomparso, dopo sei mesi riapparve tracotante col discorso del 3 gennaio 1925 “Se il fascismo è un’associazione a delinquere, io ne sono il capo!”

Nipote           E i socialisti?  E Donegani?

Nonno           I socialisti si preparavano a scomparire fisicamente (i Rosselli) o ad emigrare prima di esser inviati in carcere o al confino dal neonato Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Donegani e i suoi, vista l’immobilità della situazione, trangugiarono il loro “olio di ricino” e si legarono, perché conveniva loro, con molto pelo sul cuore ad un mandante, o quasi, d’assassinio. E ne avemmo per vent’anni!

Nipote           Ma non poteva andare diversamente?

Nonno           Ho sempre pensato di sì. Forse sarebbe bastato dirigere politicamente la reazione al delitto, in modo unitario e consapevole. Chissà! Con meno divisioni nel fronte antifascista, sarebbe convenuto alla grande stampa ed ai “poteri forti” scaricare un imbarcato per caso come Mussolini. Ma in politica non c’è nulla di più definitivo delle soluzioni prese come provvisorie.

Nipote        Eccoci arrivati al seggio elettorale: andiamo a votare, nonno.

 Sergio Giuliani