Capisco chi lo fa per andare in Regione, ma  mi domando che senso abbia spendere delle fortune per  fare il peone in Consiglio Comunale  

LEGGE ELETTORALE,
CANDIDATI E SPESE.

La vigente infame legge elettorale che inibisce all’elettore di votare per un candidato di sua scelta e lo obbliga a subire i diktat delle oligarchie partitocratiche, mi ha portato a fare alcune riflessioni mentre guardavo i tazebao elettorali.

La mancanza di veri candidati ha reso questa campagna elettorale sicuramente diversa dalle precedenti, tutta incentrata sulle figure dei due candidati primi ministri, oggettivamente non certo il massimo per chi se li è dovuti sorbire, con la sgradevole personalizzazione, in molti casi, dei simboli dei partiti con il nome del loro uomo di punta.

L’aspetto positivo, se proprio vogliamo trovare qualcosa di buono in quella che l’ineffabile anello mancante Calderoli ha definito giustamente una porcata, è che non essendoci candidati, non ci sono neppure spese da parte di costoro. La composizione del Parlamento è già stata decisa a tavolino alla faccia nostra e le uniche incertezze sono all’incirca su un 5-10% di candidati, quelli in bilico nelle regioni dove non si sa ancora se vincerà il centro-destra o il centro-sinistra: su di essi alcuni cittadini potranno dire la loro nel senso che potranno far pendere la bilancia da una parte o dall’altra.

Troppo poco, anche se il risparmio è evidente.

A ben vedere questa legge ha un solo peggiore precedente, la legge Acerbi del 1925 che assicurò al Partito nazionale fascista la maggioranza dei seggi in parlamento. Subito dopo Mussolini, sulla base della considerazione che le elezioni costano, pensò bene di farne a meno.

Non siamo a questi punti, ma è vero, come disse Craxi, uno che se intendeva, che la politica costa e se vuoi anche arricchirti costa ancora di più.

Però questo sistema non mi piace: preferisco che si debba spendere un po’ di più ma non darla vinta a chi, con una legge del genere, ha manifestamente violato quella norma della Costituzione che prevede l’elezione di deputati e senatori con suffragio diretto: ma d’altra parte, viste le facce disgustose che abbiamo visto nell’ultimo parlamento, questo era l’unico mezzo che avevano costoro per garantirsi la rielezione.

E speriamo che non venga loro in mente di fare come Mussolini.

Passiamo invece alle prossime elezioni comunali, dove l’esito è scontato e si discute solo se il candidato Berruti stravincera o superstravincerà. Non conosco il dr. Berruti e quindi non sono in grado di dare un giudizio su questa persona: mi auguro, per lui e per noi, che si riveli un buon sindaco perché ne abbiamo bisogno. Ma, tornando alle elezioni comunali, prevedo già la pletora di candidati che correrà per un posto di peone nel Consiglio Comunale. Un amico mio, da diverse settimane, ha piazzato la sua faccia su manifesti cubitali per annunziare la sua candidatura al consiglio comunale (e molti hanno pensato che si fosse candidato alla Camera) e prosegue in una campagna che certamente darà frutti: la cosa che mi dà da pensare è però quella che una campagna del genere costa cifre con tre o meglio quattro zeri e mi domando che senso abbia. Nel 1994, quando mi candidai a mia volta, mi pare di aver speso per la mia campagna elettorale una cifra che si aggirava attorno, in moneta corrente, ai 90 Euro. In quattro anni di carica portai a casa gettoni per meno di 2000 Euro e ci rimisi tranquillamente più di 20000 Euro di mancati guadagni per il tempo perso.

E allora mi domando che senso abbia spendere delle fortune per una cosa del genere? Per fare il peone in Consiglio Comunale, dove la giunta fa quello che vuole, la maggioranza vota per le proposte della giunta e l’opposizione può solo dedicarsi a riti onanistici? Non ci posso credere.

Capisco chi lo fa per andare in Regione, dove senza levarsi la pelle dalle unghie, si porta a casa uno stipendio da parlamentare e mette le basi per una pensione d’oro: non a caso c’è chi di mestiere fa il consigliere regionale probabilmente perché non sa fare altro.

Ma in Comune, lo ripeto, che senso ha? Spendere 500 o 1000 Euro per levarsi una soddisfazione ci possono anche stare, tanto più che chi non ha la passione della politica, dopo il primo mandato ci rinunzia volentieri avendo trovato di meglio da fare. Non riesco a darmi una risposta, forse perché non sono un politico ma uno degli ultimi idealisti che crede negli eletti che lavorano per la Nazione e detesta chi utilizza la sua carica per giovare solo a sé stesso e/o ai suoi.

Se qualcuno, dei probabili 1000 candidati al Consiglio Comunale di Savona, mi vorrà dare una risposta sarò lieto di leggerla e meditarla.

 Mauro Cerulli

 

 

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