Creare nuove aree verdi è indispensabile. Per molti anni, non se n’è creata neanche una (l’ultima fu quella di via Trincee)! Le aree ex Italsider e piazza del Popolo sono le ultime disponibili in centro città (per la periferia il tema è meno stringente, potendosi utilizzare le vicine zone rurali, immediatamente esterne al territorio urbano).

Il verde di Savona

Proprio nel momento decisivo delle elezioni politiche, abbiamo deciso d’affrontare un tema che potrà sembrare “leggero”, soprattutto in confronto ai dibattiti sugli “ecomostri” e su traffico e parcheggi. Vogliamo parlare di verde, urbano e collinare.

 

Quand’ero capo scout (AGESCI, Gruppo Savona 1), partendo dalla sede di via Collodi, spesso accompagnavo i lupetti del branco “Roccia Azzurra” nella zona tra la chiesina della Madonna degli Angeli ed il Forte poco più in alto. La salita (da corso Ricci) era faticosa, ma in mezz’ora ci si trovava a giocare in un gran bel bosco, e non mancava qualche piccolo prato!

Dopo il tremendo incendio dell’agosto 2003 (ricordate il caldo, il fumo, la paura, i Canadair a bassa quota sulla città?), ci sono tornato più volte. Il bosco non c’è più. L’incendio è stato così violento che dov’erano gli alberi, ancora si vedono nel terreno i buchi lasciati dai ceppi, letteralmente ridotti in cenere. Speravo di veder rinascere degli alberelli, ma il bosco non sta affatto ricrescendo (forse a causa delle scarse precipitazioni). Nulla è stato fatto. Non si notano né uccelli, né altri animali. E la situazione è uguale salendo alla Conca Verde ed oltre. Che desolante tristezza!

 

Prima di tornare al problema, inizio un’analisi delle proposte programmatiche di partiti, associazioni e candidati sindaci. Anticipo due osservazioni:

i)          le proposte (riportate quasi alla lettera, con miei commenti in neretto) sono in genere modeste ed insufficienti, ma

ii)         i programmi veri e propri sono – evidentemente – ancora in elaborazione. 

La Margherita parla di rete infrastrutturale, nel centro città e fino alle periferie, per la mobilità pedonale e ciclabile, che colleghi bene sia i punti caratteristici del centro e delle frazioni, sia gli spazi verdi esistenti o in progetto, con la spina dorsale centrata sull’asta verde lungo il Torrente Letimbro dai giardini del Prolungamento a mare, agli Orti Folconi e piazza del Popolo, ai giardini di via Trincee fino a Lavagnola. Inoltre, propone di salvaguardare i litorali costieri ed i corsi d’acqua (programmando pulizie periodiche), favorire la manutenzione dei boschi e dei sentieri, consolidare i versanti e realizzare piccoli invasi. Davvero poca roba. L’asta verde lungo il Letimbro sa di misero contentino.

Rifondazione Comunista vuole predisporre un piano di tutela del verde collinare col duplice obiettivo di utilizzo di risorse economiche e di difesa dal degrado ambientale che è causa prima degli incendi boschivi e dei danni causati da precipitazioni piovose. La tutela non basta: bisogna “ricreare” i boschi. Inoltre, non trovo giusto pensare al verde in funzione di altri obiettivi, pur nobili. Nulla sul verde urbano.

A sinistra per Savona sottolinea la particolare attenzione che andrà prestata al nuovo verde (senza specificare quale). Inoltre: salvaguardia delle colline, oggi aggredite dalla costruzione dei “borghi liguri” e dall’ipotesi di concentramento degli indici di fabbricabilità, ma abbandonate dal punto di vista della loro antropizzazione armonica (ad esempio recupero dell’esistente) e conseguente vigilanza. Obbiettivo senz’altro condivisibile.

La Lega Nord per ora si limita a proporre la creazione di sentieri naturalistici per appassionati di mountain bike. Il candidato sindaco Delfino raccoglie la proposta alla lettera, quale valorizzazione della zona del Santuario. Spero ci riservino qualche altra proposta.

Noi per Savona chiede la redazione del Rapporto sullo stato dell’Ambiente, previsto dal Progetto mondiale per la tutela dell’Ambiente “Agenda 21” (con tutte le misure conseguenti) e di ridare valore alla coltivazione dei terreni abbandonati. Manutenzione delle aree incolte e dei boschi (anche qui, in quanto indispensabile per il controllo delle acque e per ridurre gli incendi). Propone che il Comune si faccia promotore di un servizio di manutenzione a carico parziale dei proprietari, contribuendo alla spesa con una quota commisurata alla utilità pubblica. L’attuazione dei piani di bacino del territorio savonese (dal riordino della copertura vegetale dei pendii fino alla ristrutturazione radicale degli alvei urbani) deve avvenire sulla base di priorità rese note ai cittadini, stabilite con rigorosi criteri tecnici e non in base a scelte arbitrarie o condizionate da singoli progetti. Ribadisce infine la difesa e valorizzazione della fascia verde collinare, fino ai confini del comune, con l’attenta utilizzazione della rete di strade vicinali esistente e ponendo un severo freno alla disseminazione di “ strumenti attuativi”  promossi  solo da interessi speculativi e privi di un proprio corretto collegamento con la viabilità urbana. A mio avviso, il problema viario è di ridotta importanza, mentre le altre proposte sono condivisibili. Nulla sul verde urbano.

Il candidato sindaco Berruti, in (tardiva) risposta alle nostre proposte sull’area ex Italsider, si dice convinto che bisogna vincolare spazi per il verde pubblico, sia nelle aree di fronte al mare che nel centro della città. Motiva col trattarsi di scelta moderna, nella direzione dello sviluppo sostenibile, della serenità della comunità, e anche della socialità, perché gli anziani e i bambini sono coloro che più di altri possono godere di queste oasi nella città. Affermazioni importanti e positive, trattandosi di vincolanti impegni assunti con l’elettorato. Preoccupa il fatto che i vincoli siano ancora da venire: il timore è che le famigerate licenze a costruire siano più veloci delle tutele e che poi per il verde non rimanga quasi nulla, ovvero poveri scarti delle ricche operazioni di speculazione immobiliare.

Com’é ovvio attendersi, il programma dei Verdi è, fin dall’inizio, più articolato. Si propone l’estensione dei giardini di via Trincee e  piazza del Popolo (e dei giardini del Prolungamento a mare, ma per questi ultimi l’estensione non può che essere verso levante), unendo (i primi due)  per creare un vero parco urbano (trasferendo nel sottosuolo il grande parcheggio). Si evidenzia la finalità: cuore verde della città, luogo di incontro ed aggregazione, nonché volano per un progetto di vivibilità del cento cittadino. Dovrà essere imposto il rispetto ed attuazione delle disposizioni dell'attuale regolamento di P.U., che prevede l'obbligo della ripiantumazione delle piante eliminate. Dovrà essere prevista l’applicazione della legge 29/01/1992, n. 113: obbligo per il Comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, entro dodici mesi dalla registrazione anagrafica (del nuovo cittadino, non del nascituro: questi ultimi non sono soggetti a registrazione). L'Ufficio Anagrafico Comunale registrerà sul certificato di nascita, entro quindici mesi dall'iscrizione anagrafica, il luogo esatto dove tale albero è stato piantato. La norma ha una enorme funzione di sensibilizzazione  dei cittadini e incentiva il sentimento di appartenenza al territorio (e, aggiungo, può servire a far rinascere i “nostri” boschi). Propongono di recuperare anche le inadempienze dal 1992 ad oggi, imponente opera di implementazione generale del verde cittadino in centro ed in periferia con la individuazione di aree degradate e prive di arredo urbano verde per la previsione di piantumazione di nuove essenze arbustive ed arboree. Si osserva come il territorio collinare sia stato finora discretamente tutelato dai bassi indici di edificabilità, esprimendo contrarietà alla creazione dei cosiddetti “borghi liguri”, prodromo della urbanizzazione della fascia collinare: occorre abbandonare l’aberrante concetto di presidio del territorio attraverso l’urbanizzazione. Condivido appieno. Le strade progettate o esistenti non dovranno intaccare l’equilibrio di zone particolarmente delicate dal punto di vista idrogeologico e paesaggistico ambientale, aprendo possibili sbocchi ad iniziative speculative. Si propone di recuperare il progetto verde della giunta Marengo (creare una rete di sentieri nella fascia collinare, riscoprire e valorizzare le aree napoleoniche, permettere il rilancio dell’ agricoltura locale, della selvicoltura  e del turismo rurale ma soprattutto fare della fascia boschiva una risorsa per la conservazione della biodiversità e per la riscoperta del territorio da parte degli abitanti di Savona e degli ospiti). Pulizia dei boschi, riscoperta di monumenti di pregio come il romanico savonese o le zone interessate dalla Lotta di Liberazione; recupero di aree da destinare all’ agricoltura in una logica di sviluppo occupazionale legata all’ ambiente e al sua conoscenza. Infine, vigilare costantemente sul rispetto delle normative  in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio e degli ambienti naturali (tra cui i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco; le aree sottoposte a vincolo idrogeologico, presenza di numerosi habitat naturali di interesse prioritario, presenza di aree di fauna minore, presenza di manufatti storici emergenti). Come accennato, il programma dei Verdi è condivisibile e penso debba essere fatto proprio dal candidato sindaco appoggiato dai Verdi (anche perché, altrimenti, l’alleanza politica perderebbe ragion d’essere); inoltre, su di esso dovrebbero manifestarsi significative convergenze, anche trasversali agli schieramenti politici: il benessere e la natura davvero non hanno partiti ed ideologie! 

In chiusura, ed in attesa di poter mettere a confronto programmi nuovi e più articolati, formulo qualche riflessione e proposta, curioso di sapere se qualche partito, associazione o candidato sindaco vorrà farla propria.

Creare nuove aree verdi è indispensabile. Per molti anni, non se n’è creata neanche una (l’ultima fu quella di via Trincee)! Le aree ex Italsider e piazza del Popolo sono le ultime disponibili in centro città (per la periferia il tema è meno stringente, potendosi utilizzare le vicine zone rurali, immediatamente esterne al territorio urbano).

La “saldatura” tra i giardini di via Trincee e piazza del Popolo (previo interramento del grande parcheggio) è una proposta interessante, ma temo troppo costosa e di difficile realizzazione. Per esempio, le strade che portano ai due ponti impediscono la continuità. E’ comunque implementabile il giardino ottocentesco della piazza.

E’ doveroso dare nuova e maggiore dignità ai giardini del Prolungamento a mare, passando dall’ormai datato concetto di “giardinetti” a quello di area verde (anche riducendo la larghezza dei viali, limitando o eliminando da questi il più possibile l’asfalto e parallelamente incrementando l’area a giardino). In tale prospettiva, occorrerà il più possibile evitare utilizzi (luna park, attrazioni a pagamento ...) non consoni ad un’area verde.

Qualora la nuova Amministrazione abbia sufficiente autonomia e coraggio da “tagliare le unghie” agli speculatori del mattone, un significativo incremento di area verde urbana lo si può avere solo nella zona ex Italsider, tra ecomostro Crescent, Priamar e mare. L’occasione che si prospetta è unica: se perduta non si troveranno altre aree centrali da destinare a verde pubblico. Ovviamente, bisognerà non rilasciare alcuna altra licenza edilizia e disegnare sapientemente la viabilità d’accesso al porto. Il candidato sindaco Berruti s’è espresso favorevolmente sia alla zona verde nell’area, sia alla prosecuzione della passeggiata Trento e Trieste da dietro al Priamar (con conseguente miglioramento dell’accessibilità del medesimo) fino a via Gramsci,. Anche in questo auspichiamo il convergere d’intenti (possibilmente su progetti concreti).  

Infine, vorrei chiudere dove ho iniziato. Il mio non è solo stupore: è rabbia! Nei boschi bruciati nel 2003 non è stato piantato neanche un albero! Non ci sono scuse, cari amministratori!

Propongo al prossimo sindaco d’attivarsi subito. Se non ha tempo, dia almeno l’incarico ad un cittadino di buona volontà per superare i problemi burocratici e:

-          interpellare gli esperti degli enti locali, dell’Università e del Corpo Forestale, per individuare (in relazione a versanti, quote e tipi di terreno) le essenze arboree più idonee,

-          acquistare gli alberi ex l. 113/1992 (se necessario, anche ricorrendo all’aiuto di sponsor),

-          coinvolgere scuole, gruppi scout, società sportive e di mutuo soccorso, associazioni (escursionistiche, ambientali ecc.) per l’attività di volontariato nel pulire l’esistente, porre a dimora nuove piante, monitorarne la crescita, mantenere ordinati i rinnovati boschi,

-          ottenere l’aiuto delle associazioni protezionistiche ed animaliste per agevolare il ripopolamento animale (per esempio posizionando casette nido per uccelli, rilascio animali curati, ecc.);

-          ottenere dall’Amministrazione Provinciale la protezione faunistica delle aree boschive in questione, quali zone rifugio venatorio.

A nessuno sfuggirà la profonda valenza educativa (ed anche il costo contenuto) di tali iniziative

Passate le elezioni politiche, la campagna elettorale amministrativa entrerà nel vivo. Speriamo di poter apprezzare molti nuovi impegni pre-elettorali per accrescere e migliorare il verde di Savona e dintorni.

Paolo Bossi


 

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