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La Rete non è la Tv

di Gianluca Nicoletti

Ciò che i politici italiani intendono per  uso dell 'Internet si può facilmente vedere dagli ultimi confronti elettorali maggio 2001. Nessun miracolo, nessuna deriva dai tradizionali stereotipi di ogni precedente campagna: su molti indirizzi Web o caselle e-mail in calce ai faccioni sorridenti o meditabondi su manifesti di  ogni colore e fazione. Poca sensibilità riguardo la metafora di libertà, di uguaglianza di condivisione che l'Internet poteva  assimilare come valore aggiunto agli slogan già letti e mille volte. Sarebbe stato bello e originale lambire territori così affascinanti, seppur rischiosi, come quelli in cui trovano terreno di fermento e scambio di pensiero le community virtuali. Tutta una cultura che poteva combaciare in un' infinità di similitudini e punti di contatto con idee forza da usare come supporto ad una campagna elettorale. Probabilmente tutto questo però avrebbe rappresentato un salto nel buio, un  pericoloso allontanarsi da ogni linguaggio già precedentemente "testato".

Quasi tutti hanno frainteso gli aspetti esteriori della  Rete come semplici citazioni, quasi una patente obbligatoria che  certifichi l'appartenenza del candidato alla modernità, lo fregi di tutte le necessarie onorificenze di uomo contemporaneo.  Un po'  lo stesso meccanismo di quanti negli anni 70, per fare gli sciolti, si mettevano i jeans o portavano la cravatta allentata. Quindi facciamo il nostro manifesto con un bel "www” stampigliato sopra perché così facciamo vedere che siamo l'altezza della situazione, facciamo il nostro sito Internet, poi  ci mettiamo la candidata di turno, magari vestita da "pastorella Heidi", per far vedere che è un tipo amante della natura, ma con il medesimo spirito con cui poi la stessa si fa in immortalare dalla televisione a fare la "carciofaia" nei mercati, per essere vicina alle massaie, o davanti alle scuole per rianimare il ricordo della nostra prima maestrina.

Quindi la pantomima tipica di una campagna elettorale, che viene trasportata tout court dentro la Rete perché, da un punto di vista assai provinciale in fondo, questo significa essere in linea con i tempi. Poi molti avranno pensato: "ce 1' hanno tutti e dobbiamo avercelo anche noi, perché no! Perché non metterci su anche noi un bel sito Internet e poi chissà che rosicchia rosicchia anche lì andiamo a cogliere qualcosa o qualcuno a cui altrimenti non saremmo mai arrivati." Questo andando, appunto, per mercatini, andando per scuole, andando per sezioni di partito e via dicendo.

Altro motivo di rigetto è ispirato da un' inspiegabile forma di taccagneria digitale che fa dire: "è qualcosa che in fondo costa poco, facciamo un investimento limitato ci disegnamo una paginetta, troviamo qualche volontario, qualche amico, qualcuno che ci metta su magari un sitarello con tanto di Flash, gif animate ed effetti speciali, andiamo a colpo sicuro anche sui giovani".

 Ne ho viste di cose... di una burinaggine terribile. A volte partiva in sottofondo una musichetta lancinante che non si riusciva a spegnere e che spesso mandava in tilt alcuni tipi di browser, altre volte ci mostravano immagini in formati sbagliati, siti con architetture paleolitiche o font e icone da discount.

 Insomma una interpretazione pacchiana e massimalista del mezzo. Non c'è niente da fare lo stile è quello dei fotografi di paese che confezionano il book matrimoniale con viraggi seppia e tramonti tropicali messi in sottofondo. Chi fa questo naturalmente sbaglia e fallisce il bersaglio. Si prende di internet l'aspetto meno peculiare, quello che non ha niente a che fare con 1' essenza della Rete; quello che  Internet si porta spesso spalmato sopra. Come sempre succede  quando vi è un passaggio epocale, un momento di osmosi fra una cultura in fase di declino e una nascente, fra i vecchi "Dei" che stanno abbandonando i loro altari e quelli nuovi che stanno arrivando.

Noi, malgrado le buone intenzioni ci fermiamo alla superficie, vediamo la facciata, la maggior parte degli uomini politici, o aspiranti tali, naturalmente dall’lnternet prendono per buono ciò che ne rappresenta solo la più facile metafora.

Ci sarebbe invece molto da imparare da una nuova maniera di rapportarsi con il proprio elettorato, ma quello che si dovrebbe prendere è ciò che della Rete è più scomodo, più difficile da gestire, quello che richiede degli strumenti culturali e di reale concreta e fisiologica elaborazione della propria contemporaneità. Nessun ufficio politico ha assolutamente tempo di applicarsi in questo quando la data delle elezioni incombe.

Sarà forse anche perché l'aspetto più affascinante dell' Internet è proprio quello più antitetico alla politica. È l'aspetto dell'eccedenza mitologica che alimenta molte delle dinamiche della vita in Rete. Un grande mito contemporaneo, la Rete è proprio questo, lo è nel suo aspetto più concreto, per quello per cui vale la pena di seguirla, di vederla e di frequentarla. Noi ne stiamo parlando, naturalmente quando se ne parla non la si frequenta, più se ne parla e più ci si allontana dalla conoscenza e dal significato di quello che sta accadendo in Rete, da chi popola la Rete, dal pensiero della Rete, dalla filosofia della Rete.

Di solito tali riflessioni si sviluppano in recessi molto modesti dal punto di vista del colpo d' occhio, molto poco appariscenti, molto lontani da ogni rappresentazione iconografica violenta, forte e veloce perché? Perché sono i luoghi dove ancora si tende alla spersonalizzazione e all'accelerazione di ogni individualità proprio in questo aspetto mitologico, quasi sacrale, quell' aspetto che non viene assolutamente inficiato dal fatto che oggi i nomi venerabili della sua giovine storia siano tutti da un' altra parte. Non è importante il fatto che Nicholas Negroponte sia diventato un pensatore a cottimo, solo per essere contattato al telefono ha già una tariffa. Di Bill Gates si sa soprattutto dei suoi guai legali, ma in fondo deve scontare il peccato originale di non essersi accorto di ciò che bolliva in Rete ai tempi del suo '95, ma che ora che 1' ha capito pensa solo a come colonizzarla. Ricordiamoci, visto che stiamo usando la metafora del culto, che l'indegnità del sacerdote non inficia assolutamente la forza della grazia di cui si è fatto tramite. Le persone citate, e molte altre spente dall' oblio o dalla cupidigia, in fondo hanno svolto una funzione, più o meno consapevole, alla diffusione di un pensiero assolutamente rivoluzionario. Non certo nell'accezione classica di questo termine; parlo di una rivoluzione sottile, capillare, indolore. . .anzi anche piacevole. Anche se solo chi vende computer assemblati o spaccia software pirata salva l' anima a chi già pluri miliardario passa la giornata a studiare nuovi sistemi di blindatura ai propri esclusivi software per poter invadere il mercato con pesantissime nuove versioni dello stesso programma. Inutili e pacchiane, ma indispensabili per costringere il rinnovo delle macchine, 1' ampliamento delle memorie e via speculando. Tutto questo, risulta chiaro, altro non è che lo sviluppo selvaggio delle periferie del villaggio globale, la politica forse lo intuisce e quindi si accosta a un mirabolante progetto di cyberurbanistica con l’ animo dimesso del geometra e del ragioniere.

Da questo il fraintendimento di chi ha pensato di poter trasformare la Rete in una sorta di macchina produttrice, di poter gestire attraverso la Rete gusti e consumi (come se fosse la tv). Per questo sono stati creati dei meccanismi invasivi per determinare il profilo di ogni navigatore che è visto solo come potenziale cliente, per cui la Rete, in sé architettura semplicissima, è stata popolata di edifici pesanti e complessi, ma di uno standard desolante. È vero che oggi progettare un portale significa fare un investimento di miliardi, ma ciò non assolve chi non vuole investire per far circolare pensiero e non solo denaro nella Rete. Solo tre o quattro anni fa un proprio presidio in Rete era una cosa che poteva essere fatta artigianalmente, semplicemente con un amico che conoscesse un po' di HTML con qualche manuale e si metteva su comunque un luogo in cui si poteva chiamare a raccolta alcune persone e confrontarsi in modalità diverse. Le nuove tecnologie che vestono il Web non hanno aggiunto nulla al sentire della Rete, l'implementazione di programmi che fanno sì che in Rete si possa vedere, ascoltare con qualità sempre più elevata è divertente e stimolante per gli appassionati di integrazioni, ma se guardiamo all'essenza, ciò non fa altro che far assomigliare sempre più la Rete ad una televisione dei poveri, in un momento in cui la televisione ha perso la sua centralità e non riesce a rappresentare alcun pensiero originale. Come si può vedere, rimane sempre viva la metafora del passaggio da una cultura all'altra: qualcosa che sta scomparendo contamina con peggio di sé qualcosa che invece sta nascendo. L'aspetto migliore della Rete è che mantiene ancora vivi dei luoghi dove realmente c'è uno scambio, dove realmente esiste qualcosa che è impercettibile e non facilmente raccontabile. Una profonda emozione di riconoscere e trovare se stessi in una sorta di cimento relazionale, è un' esperienza nuova, un sentire diverso che nella vita non esiste più o per lo meno è sempre più raro in una relazione interpersonale. Questo spaventa chi è magari abituato a confrontarsi con grande dimestichezza del mezzo attraverso dibattiti e "ospitate" in televisione o alla radio. Chi fa questo per mestiere sa bene che la consuetudine e la frequentazione continua porta a muoversi in tali ambiti con la stessa tranquillità con cui si fa una telefonata o si ordina una pizza. Invece stranamente se ci si misura in un luogo di incontro della Rete ed ad un certo punto ci si può spesso trovare in serio cimento, anche se l'interlocutore è uno e magari non conosce nemmeno la nostra identità. Può capitare di doversi confrontare con qualcuno che ti sottolinea la virgola e che ti scarnifica, che ti entra dentro e capisce esattamente quale è il tuo punto debole. Noi che ormai siamo così bravi a dissimulare i nostri lati oscuri, che siamo così bravi a fingere noi stessi, noi che popoliamo, ammiriamo e diamo forza ad ogni palcoscenico televisivo, sappiamo bene che il luogo della massima rappresentazione, per paradosso, è pure il luogo dell'annullamento totale di ogni talento. Questo sa benissimo il politico: se va in televisione il gioco è facile. Almeno questo lui crede. E un gioco facile perché la televisione è naturalmente antitetica ad ogni valutazione oggettiva di spessore umano. In televisione si può giocare, si può essere fortunati e magari il cialtrone risulta un perfetto oratore e, per la stessa ragione, un poverino che non riesce ad esprimersi bene, non perché non sappia parlare, ma perché magari la natura non lo ha dotato di carisma catodico, non "buca". Anche ogni tentativo di rappresentare con forza e realismo situazioni drammatiche e con elevato contenuto di pathos, non ha funzionato. È stato terribile far vedere nella campagna elettorale di cui stiamo parlando un candidato che si esprimeva attraverso una voce artificiale generata da un computer. La televisione oramai satolla di casi umani artificialmente costruiti non ha distinto il caso drammatico di un uomo con gravi difficoltà di parola, e il suo passaggio non ha lasciato segni. Il paradosso è che se fino ad ora abbiamo riflettuto sulla scarsa attitudine di una classe politica a confrontarsi secondo gli strumenti e le metodologie proprie dell'Internet, i potenziali elettori hanno, al contrario, cominciato a considerare più seriamente tale modalità. I dati Nielsen//NetRatings ci dicono che, rispetto al mese di aprile, sono stati il 6.48% in più i navigatori italiani che si sono collegati a Internet nel maggio elettorale del 2001. Gli internauti connessi da casa avrebbero sviluppano un maggiore senso critico nella navigazione, scegliendo con consapevolezza le proprie destinazioni e svelando un utilizzo della Rete molto spesso finalizzato e non solo destinato a passare il tempo smanettando. Il traffico mensile dell'utenza italiana connessa da casa ci dice che oltre 8 milioni di italiani sotto elezioni hanno frequentato con maggiore assiduità le news e l'informazione istituzionale/governativa. Si è infatti registrato il più alto indice di traffico con 1 milione e mezzo di navigatori sui siti governativi e circa 3 milioni e mezzo di persone attratte dalle notizie on line. Il rilevamento sottolinea l'interesse suscitato dalle elezioni politiche, che ha fatto emergere i siti istituzionali del Governo, tra cui anche il sito ufficiale di uno degli schieramenti, e i portali di varie te­state on line che fornivano proiezioni e numeri a tempo reale. Vale a dire che forse la volta successiva qualcuno rifletterà un po' più approfonditamente sul caso di impegnare qualche volenteroso del proprio comitato elettorale a studiare un po' meglio le dinamiche della Rete e trascurare se possibile i consulenti di immagine, guru che insegnano al candidato come vestirsi, come muoversi, come essere simpatico e parlare con frasi a effetto. È servito a ben poco dato che lo fanno tutti, è oramai chiaro che in televisione questi consigli li mettono in  pratica anche i sorridenti ufficiali delle previsioni del tempo.

 Gianluca Nicoletti

tratto da  POLITICA E INTERNET  ed. Rubbettino