Per decenni Enel, Provincia di Savona e Comuni di Vado e Quiliano hanno minimizzato il grave reale inquinamento del  compresorio savonese .
INQUINAMENTO E MALATTIE IN PROVINCIA DI SAVONA

Ambientalisti savonesi del M.O.D.A.


 

L’INQUINAMENTO  IN PROVINCIA DI SAVONA

In Liguria ed in Provincia di Savona  la situazione ambientale risulta particolarmente grave in quanto oltre  gli insediamenti industriali, il  traffico e il riscaldamento domestico le centrali termoelettriche ENEL a carbone (Vado L., La Spezia e Genova) hanno emesso per più di 30 anni sul territorio ligure immense quantità di inquinanti altamente  pericolosi e cancerogeni sia come gas che come  poveri presenti nei fumi  (SO2, NOx, metalli pesanti, IPA, radionuclidi ecc) . La Centrale di Vado in pieno centro abitato risulta essere la principale fonte di inquinamento in Liguria con 49.000 tonn/anno di SO2 (80% della Provincia di Savona), 23.000 tonn/anno di NOx (60% della Provincia di Savona) 1.700 tonn/anno di polveri sottili PM10 ( 44% della Provincia di Savona) (Piano qualità aria Regione Liguria Dicembre ’99). Tutta questa massa di inquinanti ricade quindi sul territorio e sulla popolazione.

Nel corso degli anni i controlli in Provincia di Savona sono sempre rimasti inadeguati (vedi esposto alla Procura di Savona del MODA del 2003)  e ancora oggi il Piano della qualità dell’aria della Regione Liguria 2004 denuncia gravi carenze dei controlli in particolare sulle polveri sottili cancerogene PM10.D’altra parte già nel 1991 lo studio del Prof. Nimis dell’Università di Trieste  (confermato poi da studi sui licheni del 2001 e dell’ARPAL), aveva affermato che l’area di studio (Savona, Vado) “presenta  aree con qualità dell’aria molto deteriorata...e condizioni della qualità dell’aria paragonabili a quelle delle zone maggiormente inquinate della Pianura Padano - Veneta orientale.”

Tutto ciò indica come per decenni Enel, Provincia di Savona e Comuni di Vado e Quiliano hanno minimizzato il grave reale inquinamento del compresorio savonese .

MORTALITA’ IN LIGURIA E NEL SAVONESE

Le statistiche promosse dall’OMS, come altri studi internazionali, hanno riscontrato che tumori e anche malattie cardiovascolari sono un prodotto dell’ambiente e sempre più si dimostrano dipendenti dal degrado ambientale. E’ noto inoltre (vedi studi Pagliara, Bianucci ecc) che l’80-90% dei tumori dipendono da fattori ambientali.

Dal 1999 al 2002 in Liguria i tassi standardizzati di mortalità generale, tumori totali e tumori ai polmoni risultano sempre superiori ai valori medi nazionali e si assestano fra i valori più alti in Italia. Precisamente per i tumori totali la Liguria si colloca al 5° posto rispetto alle 20 regioni italiane e per i tumori al polmone dal 5° all’8° posto.

Anche per l’ASL 2 del  savonese  abbiamo a disposizione i tassi standardizzati dell’anno 1999 pubblicati dall’IST (Istituto per la ricerca sul cancro) di Genova e suddivisi per sesso:

Nei maschi il TST riferito a 100.000 abitanti per i tumori ai polmoni raggiunge il valore di 55.6 che è il più alto delle 4  ASL liguri  e tra i più alti in Italia. Così anche risultano alti i TST, massimi in Liguria e con trend in aumento, per tumori totali ( 181,5), leucemie (8,1) e linfomi non Hodking  (6,5).Nelle femmine il TST riferito a 100.000 abitanti per tumori totali è il più alto delle 4 ASL liguri (93,4) con un trend in aumento, così come massimo in Liguria risulta quello per il tumore alla mammella (20,0).

INDAGINE EPIDEMIOLOGICA

Tali considerazioni vogliono essere di stimolo per riproporre una “seria, rigorosa e completa indagine epidemiologica” che da decenni invano chiediamo a tutela della salute dei cittadini, dei lavoratori di questo territorio del tipo di quella promossa dal Piemonte (vedi studio APHEA  del 1997 allargato a diverse città Europee). Uno studio epidemiologico svolto a Dublino (Lancet 10/2002), svela i “reali” effetti dell’inquinamento atmosferico. Infatti in questa città, per 72 mesi è stato proibito bruciare carbone. Risultato: le morti non traumatiche sono diminuite del 5,7%, mentre la mortalità cardiovascolare è diminuita del 10,3%. Inoltre anche altri studi Americani e d Europei (APHEA 2002 e 2003) hanno dimostrato che ad ogni incremento della concentrazione media annuale di 10ug/mc delle polveri sottili PM10 ha corrisposto un aumento della mortalità per cause cardiopolmonari e per tumore polmonare rispettivamente del 6 e dell’8%.

Gli ambientalisti savonesi da decenni ormai denunciano la pericolosità dell’inquinamento provocato dalle centrali a carbone. Gli studi della  National Academy of Science affermano che:“....una centrale a carbone da 1.000 MW provoca ogni anno circa 25 decessi, 60.000 casi di malattie respiratorie e danni alle cose per circa 12 milioni di dollari”. Ma al contrario gli amministratori savonesi e regionali “senza pudore” ancora oggi costruiscono un megaterminal cabonifero a Savona dal costo di 80 milioni di euro, automatizzato con zero occupazione e progettano nuove, inutili e antieconomiche centrali a carbone in val Bormida. (vedi accordo per Ferrania firmato da Burlando, Bertolotto e Scajola).

CONCLUSIONI

1)  NO a qualsiasi nuova inquinante centrale termoelettrica  a carbone, a metano o a biomasse si qualsiasi taglia ( minore o maggiore di 300 MW) sul territorio, vista anche l’eccedenza di produzione energetica in Liguria. I motivi per tale  scelta sono già ampiamente documentati nel Piano energetico ambientale della Liguria e nei pareri negativi già espressi dalla Giunta regionale ligure per nuove centrali termoelettriche progettate a Cairo M.

2)  Depotenziamento e completa metanizzazione della centrale a carbone Tirrenopower di Vado - Quiliano come votato per 2 volte dal Consiglio provinciale e dai Comuni di Vado e Quiliano (Cadibona), che oggi sorprendentemente tacciono riguardo alle progettate pericolose e a loro vicine centrali a Ferrania.

3)  Revisione radicale del programma delle energie rinnovabili entro il 2010 del Piano energetico regionale della Liguria approvato nel 2003 portandole dal complessivo  7% almeno al 25%  dell’energia totale prodotta in applicazione della legge di attua­zione della direttiva eu­ropea (protocollo di Kyoto) Per l’occupazione inoltre le energie rinnovabili portano molta più occupazione di petrolio e carbone infatti ad esempio la produzione di 1 TW/h di corrisponde a 542 operatori del settore, tra tecnici, impiegati ed operai; l’equivalente produzione di elettricità da carbone (compresa l’estrazione) o da fonte nucleare  è di 100-116 addetti; (fonte Worldwatch Institute) e questo vale anche per solare termico e fotovoltaico. Le nostre considerazioni sulle energie rinnovabili ovviamente non sono di oggi ed infatti già il 18/09/87 nella “Lettera aperta al sindacato” il M.O.D.A. scriveva citando l’On. Gianni Mattioli : “in sostanza a parità di investimenti il risparmio energetico e le fonti rinnovabili danno più elettricità del carbone e del nucleare, livelli occupazionali di gran lunga superiori ed abbattono il grave impatto sanitario con i relativi costi sociali”.

Ambientalisti savonesi del M.O.D.A.