Una colata d'asfalto sfregia la città Il presidente di Italia Nostra: «Se è un problema di spese, ci sono altri materiali poco costosi». Un lettore: sottoscrizione per rifare il manto davanti al teatro
Piazze, giardini e marciapiedi rovinati dall'uso del bitume per il selciato. Altolà degli ambientalisti
Secolo XIX
Il teatro nuovo è un gioiello, il piazzale davanti uno scempio. «Hanno rifatto tutto il Chiabrera non si poteva fare anche la piazza invece di immergerla nell'asfalto?», si domandano tanti savonesi dal giorno dell'inaugurazione. E la stessa domanda viene passeggiando nei giardini del Prolungamento: da viale Dante Alighieri, a piazza Eroe dei Due Mondi e poi lungo tutta la passeggiata fino al Letimbro. «Tutto asfalto, vaste distese d'asfalto, uno scempio».
E lo stesso in via Manzoni, che da via Pietro Giuria a via Paleocapa è interamente coperta di bitume a parte la stretta striscia d'attraversamento con piazza Sisto IV (dove si riprende il "tema" del selciato della piazza). Di orrendo asfalto sono tanti marciapiedi della città: da corso Ricci, alla zona di piazzale Moroni, ai quartieri di Villapiana e Lavagnola. E sempre d'asfalto sono le vecchie "crose" di Legino: ad esempio quella che passa sul retro dello stadio Bacigalupo.
Che fare? Come arginare l'asfalto-mania?
«Purtroppo più che asfaltomania credo sia un problema di costi e di tempi - replica il presidente della sezione savonese di Italia Nostra, l'ingegnere Mauro Dell'Amico - Spesso si ricorre all'asfalto per carenze di fondi e necessità di intervenire in situazioni in cui il selciato va rinnovato con urgenza. È stato così per il piazzale del Teatro, ovviamente credo non valga lo stesso per i giardini del Prolungamento che sono così da anni. Certo l'effetto non è piacevole e l'impatto estetico è negativo. Da parte nostra, come associazione di salvaguardia e tutela del territorio, c'è un netto rifiuto per queste soluzioni e in vista delle elezioni comunali lo ribadiremo con forza».
Nello spiazzo del teatro Chiabrera l'asfalto è un pugno nello stomaco doppio considerato il netto contrasto con la bianca facciata rinnovata.
«Credo, e spero, sia stato coperto d'asfalto solo per un problema di tempi del cantiere - prosegue Dell'Amico - c'era l'esigenza di finire i lavori per l'inaugurazione ed è stato scelto il materiale più veloce ed economico. È quindi una soluzione temporanea e oggettivamente bruttina. D'altra parte in altre zone di Savona il selciato è qualititavamente meraviglioso ma molto trascurato e quindi, di fatto, ugualmente brutto a vedersi».
Esempi? «Sotto i portici di via Paleocapa - prosegue il numero uno di Italia Nostra - Abbiamo del granito che al metro quadro costa un capitale, eppure guardate com'è: un mezzo scempio. E non è l'unico esempio. Non è sempre un problema di materiali ma anche di manutenzione. L'ideale sarebbe trovare un buon compromesso tra la qualità dei materiali e la capacità di tenerli in modo efficiente. Ed è questo che auspichiamo per il futuro di Savona».
Il materiale con miglior rapporto qualità-prezzo?
«È difficile, ogni zona ha caratteristiche sue da considerare - conclude Dell'Amico - i basoli di corso Italia e via Pia, così come il pavè di via Paleocapa, sono nostrani ed è stato un bene ristrutturarli e tenerli. Ma non sempre si può ricorrere a materiali così tipici. In rue Massena a Nizza, per esempio, il selciato è di graniglia, che non costa molto, ma se ben tenuta come in Francia l'effetto è ottimo. Potremmo prenderla in considerazione per certe zone di Savona».
Ma non tutto è da buttare neppure oggi però. Alcuni recuperi del manto sono già stati fatti con criterio e valorizzazione estetica. La pedonalizzazione di via Untoria, per esempio, non si è accontentata di un gettata di cemento ma sono state scelte piastre rettangolari. E lo stesso nel rifacimento di piazza Sisto IV, che fino a pochi anni fa era di volgare bitume e oggi è di lastroni intervallati.
«Però la piazza del teatro è una bruttura impossibile da digerire - ha scritto al Secolo XIX un lettore, Roberto Bardini - Se è un problema di costi, si potrebbe lanciare una sottoscrizione pubblica. Tenerla cosìè un offesa per la città e per chi ci passa».



Dario Freccero
29/03/2006