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SERVETTAZ GIOVANNI, pioniere industria.

 

Giovanni Servettaz, nato in Francia, a Cremieux (Isère) nel 1843, morto a Savona il 2 luglio 1911, ingegnere.

Appena laureatosi venne in Italia, soggiornando prima brevemente in Toscana, venendo quindi a stabilirsi a Savona che  amò come sua seconda patria.

Fu uomo di mente elevata e visse lavorando e facendo beneficenza. Nel 1880 l'Amministrazione del Genio Civile gli affidò la manutenzione del materiale occorrente per la Darsena Vittorio Emanuele. A tale scopo impiantò al Molo di S. Erasmo un modesto stabilimento che divenne poi molto adatto sia per i lavori di riparazione delle navi che per i lavori occorrenti alla nuova acciaieria Tardy e Benech.

Andò poi in Inghilterra a studiare i migliori impianti per i mezzi di scarico nella darsena. Nel 1885 ebbe parte non indifferente nell'impianto delle gru nel porto di Genova. In seguito divenne il principale fornitore dei materiali occorrenti per gli apparecchi degli scambi e dei segnali delle ferrovie italiane. Collaborò con l'inventore ing. Riccardo Bianchi alla realizzazione del sistema idrodinamico degli scambi ferroviari addottati poi in Italia e all'estero ottenendo una medaglia d'oro all'Esposizione Mondiale di Parigi nel 1889.

 Nel 1887 aveva già fondato un più vasto stabilimento riscattando gli edifici della Ditta Calcagno e Geri, fallita, alla Foce del Letimbro, in Corso Colombo. Il vecchio stabilimento fu ceduto alla Soc. Siderurgica.

All'entrata in guerra dell'Italia la Servettaz cambiò lavorazione ed i 250 operai fabbricavano circa 700 proiettili giornalieri. Nel 1918 la Ditta Servettaz si trasformò in Soc. Anonima Servettaz Basevi e C.

  Nel 1964 lo stabilimento si trasferirà  nel nuovo complesso di via Stalingrado, subendo varie traversie fino alla definitiva chiusura. Oggi sappiamo la fine che faranno quelle aeree.

 La prima sede dello stabilimento nei pressi della punta  di S. Erasmo e alcune foto  che dimostrano l' attuale  degrado dello stabilimento di via Stalingrado ormai chiuso da anni

        

Tratto da  SCHEDARIO DEGLI UOMINI ILLUSTRI IN SAVONA  di Ernesto  Baldassarre e Renato Bruno