Pochi  non conoscono quello strano personaggio: un bimbo biondo, con i capelli arruffati, con i grossi occhi stupiti che ha scosso, credo, l’immaginazione di tutti noi quando eravamo bimbi.
Il Principino più famoso del novecento si svela.

di
Margherita Pira

La casa editrice Gallimard in occasione dei sessant’anni del Piccolo Principe lo festeggia con un grande album  che raccoglie i disegni (quasi tutti inediti ) di Saint -  Exupéry.

 Il libro infatti è uscito a Parigi nel 1946, tre anni dopo l’edizione di New – York.

L’autore era morto in una missione aerea di ricognizione il 31 luglio del 1944.

Ora parlare di Saint – Exupéry lascia indifferenti i più. Chi era costui?

Le cose cambiano se si dice:  il Piccolo Principe.

Pochi infatti non conoscono quello strano personaggio: un bimbo biondo, con i capelli arruffati, con i grossi occhi stupiti che ha scosso, credo, l’immaginazione di tutti noi quando eravamo bimbi. L’immaginazione, ma non solo quella. Il Piccolo Principe , attraverso il cuore, parla alla ragione e trasmette un messaggio che ti determina , in parte, la vita, ma soprattutto i valori assoluti su cui fondare l’ esistenza.

Non a caso il testo per molti anni è stato in cima alla classifica dei libri più venduti, prima nei tascabili (grazie alla sensibilità di molti docenti ) e poi dei libri per ragazzi.

Perché tanta fortuna editoriale? Le risposte possibili sono tante; proverò a dire le mie, poi ciascuno potrà aggiungere le sue a proprio gradimento.

A me ha affascinato anche la vita e la personalità dell’autore.

Aviatore ai tempi dei pionieri dell’aviazione, quando pilotare un aereo sembrava o una cosa da pazzi o, forse, da eroi. Era ancora il tempo dei comandi manuali e Saint Exupéry aveva un rapporto e un trasporto fisico per il suo velivolo.

I suoi primi romanzi sono, praticamente, diari di volo con già però un senso profondo di umanità e di responsabilità, verso di sé e verso gli altri che sarà una costante dell’autore.

“Volo di notte”, “Corriere del sud”, “Pilota di guerra” i titoli di alcuni testi fra i più noti.

“Il Piccolo Principe” ha, del resto, come coprotagonista un pilota.

Un pilota resta in panne nel deserto e, mentre sta cercando di riparare il suo aereo, gli appare accanto uno strano bambino biondo, coi capelli arruffati e un incredibile mantello.

Viene da un lontano pianeta e forse ha approfittato di una migrazione di uccelli per  lasciare la propria terra.

Nel suo pianeta tutto è piccolissimo, come è piccolissimo il suo pianeta tanto che il Piccolo Principe, che ama i tramonti, può vederne anche cento in  una sola giornata. Basta che si sposti da una zona all’altra.

Il bimbo pone delle domande, ma il pilota pensa ad altro. Vuole liberarsene. Il Piccolo Principe chiede di disegnargli un montone. Saint Exupé ry, seccato gli fa uno dei due disegni che lui bambino non era riuscito a far comprendere agli adulti: un serpente boa che ha  ingoiato un elefante. Il bimbo nega.”Perché un serpente che ingoia un elefante? Voglio un montone.”. Il pilota stupito, ma pur sempre desideroso di liberarsi di una seccatura, fa vari tentativi e alla fine presenta una scatola. Il principino è soddisfatto. “Questa è la cassa. Il montone è dentro” “Bene -  risponde il bimbo – speriamo che non sia troppo grosso. Da me è tutto così piccolo che non potrei nutrire un montone troppo grosso”

Comincia così la meravigliosa avventura del pilota e del principino che  propone per tutta la fiaba un concetto di base: “Non si capisce bene se non con il cuore. Le cose essenziali sono mute per la ragione”

Non è un messaggio contro la razionalità anzi,. al contrario, invita a penetrare la realtà in un modo più profondo, in modo che la verità appaia intatta e piena come, forse, la percepirono gli uomini negli intatti tempi primigeni, nel mitico tempo dell’età dell’oro. E’ inutile dire che non è mai esistita, sarebbe negare il valore di un’infanzia pura che , certo, viene negata dalle strazianti foto che ci giungono dall’Africa. La realtà presente e ossessiva è  questa, ma se neghiamo il valore del mito, neghiamo la possibilità del riscatto.

Il racconto si dipana su questa commistione di comprensibile e segreto, e, attraverso un’indagine spietata, proprio perché non esplicitata, viene fatta una paurosa radiografia del mondo attuale.

L’altro motivo fondamentale del racconto è quello della rosa, apparsa all’improvviso sul suo pianeta e che il Piccolo Principe crede unica nell’universo. La terribile delusione nel vederne tante altre sulla terre, poi la conquista della verità. La sua rosa è unica  nell’universo perché   è  quella che lui ama, di cui è responsabile, che ha sempre difeso dagli insetti e dal freddo. E’ la sua rosa e questo  basta.

Ora il Piccolo Principe può tornare al suo paese e lo fa con l’aiuto del morso di un serpente velenoso.

Addio, Piccolo Principe. In noi hai lasciati tanta nostalgia  

Margherita Pira