BIOPOLITICA
L’eversivo non coinvolgimento del clero

Se le leggi che la Chiesa teme così tanto fossero davvero eversive, non sarebbero neppure comparse come proposta nei vari Consigli eletti dal popolo.

                          di GIULIO MAGNO    versione stampabile

 

I prodromi di questa avvelenata campagna elettorale, con il tiro alla fune dei rappresentanti dei due schieramenti (ma sono veramente due?) contrapposti in un dibattito sul nulla[1], hanno fatto passare quasi in secondo piano l’importante intervento della Conferenza Episcopale Italiana, in ordine alla posizione della Chiesa di Roma nei confronti della consultazione oramai alle porte.

In realtà, l’intervento si presenta, a ben vedere, con le caratteristiche di una entrata a piedi uniti nell’agone politico italico. La prolusione del card. Ruini, infatti, indicando per la Chiesa l’atteggiamento da seguire nel non coinvolgimento in alcuna scelta di schieramento politico o di partito, parte subito dopo con la premessa che i “contenuti irrinunciabili fondati sul primato e sulla centralità della persona umana” che costituiscono parte essenziale della dottrina della Chiesa…non sono “norme peculiari della morale cattolica” bensì ”costituiscono verità elementari che riguardano la nostra comune umanità

Il problema non è rappresentato tanto dal fatto che la Chiesa cerchi di chiarire agli elettori quale sia la prospettiva della sua visione sociale, quanto quello che essa tenti di ribaltare in senso antidemocratico gli effetti dell’attività di diversi Consigli regionali. Ed infatti, recita testualmente: “Segnali senza dubbio preoccupanti giungono da vari Consigli regionali, dove sono state presentate, ed in qualche caso approvate, proposte riguardanti le unioni di fatto che equiparano in larga misura i loro diritti a quelli delle famiglie legittime: alcune di queste proposte puntano inoltre ad essere trasferite al Parlamento nazionale, per diventare legge dell’intero Paese.” Drammatico, no? Pensate, alcuni Consigli regionali, in pieno spregio dei valori che costituiscono, per la Chiesa, “verità elementari di tutta la comune umanità”, hanno legiferato contro, spargendo il seme di chissà quale eresia! Purtroppo, il card. Ruini dimentica, o meglio, non considera, che quei Consigli regionali sono l’espressione più alta della democrazia, corpi legislativi eletti democraticamente, in uno stato sovrano, dove vivono milioni di persone che possono benissimo essere cristiane, ma non vedere necessariamente il male nell’unione di affetti, risorse, intenti, di due individui che si vogliono bene e si rispettano.

Il concetto di verità elementare della comune umanità mi spaventa non poco, magari esagero, ma mi ricorda un periodo di tempi bui per le coscienze d’Europa, quando  qualcuno pretese di estirpare le eresie a colpi d’inquisizione.

Bisogna sempre andarci piano nell’enunciare l’assolutezza di un principio, soprattutto se si rigetta in radice ogni relativismo, come fa da tempo la Chiesa

Il fatto di atteggiarsi ad ente supremo regolatore della vita morale degli italiani, da parte del Clero cattolico (ma sarebbe lo stesso se parlassimo di un’altra religione monoteista di maggioranza in un altro paese), porta i suoi esponenti a voler ricoprire un compito, per loro irrinunciabile, di guida delle guide, di ispiratore delle élites politiche. Benissimo. Ma allora non nascondiamoci dietro al dito (mignolo, magari) dell’atarassia politica, dell’indifferenza di chi non si interessa delle zuffe da pollaio. Le zuffe in questione interessano molto la Chiesa, eccome, al punto che si forniscono, tanto per non sbagliare, le coordinate dottrinali di riferimento per gli elettori cattolici: “Una più completa e approfondita esposizione e motivazione di questi criteri di orientamento, da porre soprattutto in rapporto con i programmi delle diverse forze politiche, è contenuta nella Nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede del 24 nov. 2002”…”in particolare al n.4: assumendola come riferimento concreto delle proprie scelte sarà possibile evitare la diaspora culturale dei cattolici e una loro facile adesione a forze politiche e sociali che si oppongano, o non prestino sufficiente attenzione, ai principi della dottrina sociale della Chiesa.

Ora, se questo vi sembra un non-coinvolgimento in una scelta di schieramento o di partito, ditemi voi che cosa è. Pare la chiamata a raccolta dei parrocchiani contro il pericolo bolscevico, alla vigilia delle elezioni comunali nella bassa padana di Don Camillo e Peppone, dei romanzi di Guareschi.

Insomma, c’è una contraddizione di fondo, che suona stonata, rappresentata dal fatto che un alto prelato, eletto dal Papa, monarca di uno Stato straniero  (il Vaticano)[2], dica ai cittadini di un Paese vicino che per non andare contro i principi descritti come universali, devono votare per uno schieramento preciso (molto preciso, direi).

Forse quei cittadini, cioè noi, non sono in grado di decidere da soli? In realtà, l’italiano con la Chiesa ci convive da secoli, e ha capito abbastanza bene che i valori sostanziali della nostra cultura non hanno bisogno di difensori, perché sono ben radicati.

Se le leggi che la Chiesa teme così tanto fossero davvero eversive, non sarebbero neppure comparse come proposta nei vari Consigli eletti dal popolo.

Forse conoscete qualche regione con governo monocolore comunista, o verde, e per di più eversivo?

L’intervento del card. Ruini, in realtà, sembra più un tentativo di aiutare una compagine politica che tanto ha fatto per la Chiesa cattolica,[3] più che offrire un argine al dilagante fenomeno della disgregazione familiare, presente, peraltro, per altre cause, costituite da scelte biopolitiche errate,  che affondano le proprie radici in tempi lontani, come la mancanza di una concreta azione a favore dei nuovi nuclei familiari, formatisi a qualsiasi titolo,  sui molteplici versanti del reddito, dei servizi alla famiglia, della casa, degli orari di lavoro dei genitori.

Per concludere, la prolusione del card. Ruini, oltre che inopportuna, fa trasparire una posizione oltranzista che si colora di discriminazione, laddove vuole imporre la strenua difesa della visione cattolica della famiglia, negando implicitamente molti diritti civili alle coppie di fatto.

Per di più costituisce un inaccettabile intrusione nelle scelte politiche degli italiani (tenete presente che ciò che viene scritto su un quotidiano nazionale viene ripetuto cento, mille volte, ed in termini più espliciti, dai pulpiti, nei networks religiosi, e via dicendo), senza considerare la quantomeno inopportuna critica alle leggi regionali adottate da Consigli democraticamente eletti, su qualsiasi tema si voglia esaminare.

Un tentativo di delegittimazione di organismi legislativi di questa portata trova un solo parallelo, nella storia di questi giorni: il triste spettacolo al quale stiamo assistendo tra coloro che andremo a votare tra pochi giorni.

Alla prossima settimana


[1] È sul nulla, infatti, che le due parti si contendono l’elettorato indeciso, giacchè i rispettivi “zoccoli duri” non devono certo essere convinti dai loro beniamini. Invece di parlare dei programmi, ci si rincorre con sparate, chiarimenti e controsparate degne delle peggiori telenovelas, in modo da appassionare coloro che decidono il loro voto nelle ultime 48 ore prima di recarsi alle urne.

[2] Che è tutto fuorché democratico, trattandosi dell’ultima monarchia assoluta sul pianeta, a parte forse il caso di qualche tribù amazzonica.

[3] Basti considerare i benefici economici e fiscali accordati dal presente governo.

Giulio Magno