La fiducia della gente è l’elemento su cui vive uno Stato ben gestito; se manca questa è un fatto grave.
Forse siamo al punto limite
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SFIDA I POLITICI CON LIBERO!

Questa mattina, mentre ritiravo la posta, ho visto che c’era un plico più spesso. Ho guardato meglio: si trattava di materiale propagandistico. Stavo per buttarlo via, quando mi sono accorta che sui fogli spiccava la parola “Libero”.

Ho pensato che fosse una comunicazione del mio gestore di posta elettronica  e l’ho portato con me.

In casa, esaminando  il plico, mi ha colpito lo slogan di testa “Sfida i politici con Libero! Vinci prima che cantino vittoria”

Perplessa ho aperto i depliant  sempre convinta che si trattasse del Libero informatico e finalmente ho capito.

Il foglio reclamizzava un gioco da fare comprando quotidianamente il giornale “Libero”, ritagliando e compilando una scheda relativa

Su ogni numero il giornale pubblica un parlamento virtuale; i politici occupano delle caselle numerate. Ad ogni lettore viene data una tessera; bisogna controllare a quali politici corrispondono i numeri della tessera e annotarli sulla tabella “Presenze giornaliere”.

Ad ogni cinquina si vince un premio quotidiano. Se si fa cinquina con la caricatura del Presidente del Consiglio, si vince anche il “Jackpot del Premier”

Il giornale è diretto da Vittorio Feltri.

Questo giornale non gode delle mie simpatie e stavo per buttare il plico infastidita quando un pensiero mi ha trattenuta.

A livello di pubblicità di massa le cose non si fanno a caso, quindi dietro a quel plico c’era lo studio di esperti pubblicitari e di studiosi di psicologia di massa.

Con una indagine sull’opinione pubblica, si è pensato che veicolando un determinato messaggio occulto, cioè la sfiducia nei politici e per conseguenza  nella politica, si potevano ottenere grandi risultati di gradimento.

“Sfida i politici; vinci prima che cantino vittoria”.

Il brano di accompagnamento iniziava con queste parole: “Quante volte li avevamo sentiti imprecare contro la politica e i suoi protagonisti…. Oggi li sorprendiamo a cercare il volto del politico…”

Io non nego che spesso anche a me, soprattutto in questo momento, i politici diano ai nervi e mi costringano a mandarli mentalmente all’inferno, ma che i pubblicitari scommettano sul disgusto della massa nei confronti dei politici in generale è un segnale pericoloso.

Gli esperti fanno sicuramente il loro mestiere e lo fanno bene e proprio questo mi spaventa.

Se si giunge già a puntare sul rifiuto della vita pubblica  è un fatto grave.

Significa che sta venendo a mancare la partecipazione dei cittadini e quindi che le basi stesse della democrazia sono in pericolo.

Quando un qualunquismo sfiduciato prende il posto di una corretta condivisione, attraverso il voto,della problematica pubblica ci si trova veramente in una posizione di allerta.

Io penso che siano poco intelligenti quegli esponenti dei partiti che si insultano spesso in modo becero, ma non mi sento in pericolo, non mi scandalizzo anche se certe esternazioni mi sembrano sciocche e di cattivo gusto. Quando , però, la pubblicità punta già sul qualunquismo generale e l’insofferenza verso coloro che, in qualche modo, saranno chiamati a dirigere la nostra nazione allora veramente penso che siamo all’orlo del collasso.

Se per spingere ad usare un prodotto, qualunque esso sia, si  fa leva su questo particolare malessere, quando si arriva a puntare sul  il tragico “Vinca chi vuole tanto è uguale; a perdere siamo sempre noi, i poveri cittadini vessati e pazienti” ( e queste affermazioni non sono nuove! ), quando succede tutto questo è veramente l’ora di far qualcosa.

Allora io ho paura ; mi viene da dire “Rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare.” Non so cosa si possa fare. Gli esperti di cosa pubblica lo sapranno sicuramente meglio di me  e mi rivolgo proprio a loro dicendo  “Fate qualcosa”

La fiducia della gente è l’elemento su cui vive uno Stato ben gestito; se manca questa è un fatto grave. Forse siamo al punto limite .

 Dopo?  Spero che il dopo non giunga mai!   

Margherita Pira       

 

                                         di Margherita Pira        versione stampabile