Dispiace che la seconda carica del nostro Stato chiami alla crociata, a raccolta, a chiudere ogni porta al dialogo convinto sia dell’assoluta, perfetta qualità della nostra civiltà, sia dell’inferiorità del mondo islamico, tutto terrorista
DELL’USO IMPROPRIO DI VIGNETTE E MAGLIETTE
di
Sergio Giuliani   

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Il concetto di “tolleranza” è di origine chiaramente laico-illuminista (e non poteva che essere così). Gli usi impropri (non ho mai capito quello di definire così certe “case”; se è per sottintendere un perdono, allora veramente mi indigna!) sono almeno due ed è bene cercar di definirli: ragionare con concetti arruffati, infatti, significa moltiplicar confusione.

Il primo definisce, nel linguaggio comune, un non arrabbiarsi, un non reagire assai prossimo alla viltà e non certo ad una superiore comprensione. Ho sempre considerato colpevole certo buonismo che è far notte in cui tutte le vacche sono grigie. Un esempio: Non si tollerano mali come l’abuso di minori compreso nel carnet di certi viaggi esotici o l’ infibulazione ancor oggi troppo praticata senza che si abbia il civile coraggio di indignarsi e di combatterla. Di questo passo, si arriva a tollerare come “amore” la violenza di cui ancora troppo, troppo di frequente è soggetto la donna in certi rapporti di coppia.

Questa tolleranza, peraltro giustificata spesso come un portato della fede, mentre tutti i testi dei popoli del Libro la sconfessano, è un altro nome dato alla colpevole inerzia di don Abbondio.

Un secondo uso, più sottile, ma ugualmente infido, è quello predicato dalle fedi: discutiamo, ma io non posso flettere d’un millimetro: ho la verità rivelata.

Discutiamo perché, implicitamente, siete voi che dovete venire a me su comode autostrade, perché non esistono altre mete di viaggio.

Avviciniamoci ora al significato del concetto movendo dall’etimologia (latino tollere, ovvero prender su di sé un carico) e dall’osservazione che esso si afferma allorché, per la nascita del pensiero critico, si allenta lo stretto gomitolo della fede ed in esso cominciano a scorgersi lucide aperture. Prima del “pieno d’orchestra” dell’Illuminismo, Erasmo si fa capace di vedere il dio dei cristiani persino nel pensiero classico, Bruno come lievito che matura la pasta di pane del creato e Galilei lo vede nelle leggi della fisica oltre che nei testi rivelati.

Correlativamente a questi assertori della libertà della ricerca e dell’individuo come luogo di verità che sempre acquista e si modifica conoscendo e confrontando, quindi,con spirito d’equità, nascono gli irosi crociati (non faccia specie il fatto che sono sempre la maggioranza: non si resiste al richiamo delle scorciatoie e delle parole d?ordine!) che, capovolgendo i valori in maniera stupefacente, dànno di irresoluto e di vile a chi, al contrario, geloso certo delle proprie convinzioni,non intende sopraffare con esse chi non le crede, ma ascoltare e farsi ascoltare, convinto com’è che ogni dialogo non sgretola, ma rafforza ed arricchisce una convinzione dialetticamente maturata e maturante e che ogni verità è costituita, come un’architettura, non soltanto dal materiale, ma anche dalla cassaforma che lo contiene in uno spazio e che poi è superflua; così le nostre verità, di ragione o di fede che siano, si costruiscono via via costrette, certo, dai limiti delle esperienze degli altri che si rivelano, quasi sempre, contenitori per nuove gettate a costruire.

Dispiace che la seconda carica del nostro Stato chiami alla crociata, a raccolta, a chiudere ogni porta al dialogo convinto sia dell’assoluta, perfetta qualità della nostra civiltà, sia dell’inferiorità del mondo islamico, tutto terrorista . Questo appello turbato a rinchiudersi al qua delle Porte Scee per paura del cavallo di Troia appiattisce la cultura europea (e la fede!) ad un livello minimale; dà pregiudizialmente per inutile; peggio, per dannoso, ogni confronto e dimentica, preso da miopia,l’impatto che la condizione storica di milioni e milioni di uomini ridotti in povertà e la loro ricerca di un ruolo e di un peso politico che, spesso, passano per vie sconosciute alla nostra democrazia se si riduce a schema di potere,sta avendo ed avrà naturalmente col nostro sistema di vita collettiva e pianificata.

      Sergio Giuliani