Camera di Commercio, crisi di giunta Terremoto su palazzo Lambadoria. Dopo mesi di contrasti lascia il segretario Cna (1500 imprese iscritte): «No comment». Il presidente Grasso: «Inspiegabile»
Si è dimesso Carlo Decia, rappresentante degli artigiani
IL SECOLOXIX
Si erano scontrati lo scorso ottobre per la nascita del Centro ingauno per la progettualità economica. Hanno proseguito nei mesi dopo per altre questioni riguardanti l'utilizzo del personale della Camera di Commercio e la nomina del futuro segretario generale (il "dopo Gambino"). Erano segnali di malumore, piccole crisi che annunciavano crepe nel fragile equilibrio dell'ente camerale di Savona.
Ora la scossa che rischia di compromettere la stabilità di palazzo Lambadoria. L'uomo che nella giunta e nel consiglio rappresenta gli artigiani, Carlo Decia, segretario della Cna che conta in provincia 1500 piccole imprese associate, ha dato le dimissioni. Ignoti per ora i motivi. Lui risponde «no comment»; altri dicono «divergenze durature sulla rotta dell'ente». Qualcuno allude a contrasti col presidente Giancarlo Grasso. Di fatto sono ore convulse perché di queste dimissioni tutti parlano ma nessuno ufficialmente, e quindi regna l'incertezza. Interpallando addetti ai lavori è una sfilza di «non so, no comment».
Ma la notizia è fondata. Lo stesso Decia, interpellato, chiarisce: «È così, ho dato le dimissioni ma sul perché e su tutto il resto non posso parlare: sarebbe una mancanza di rispetto per le persone che devono essere ancora informate ufficialmente. Per ora l'ho annunciato solo verbalmente al presidente e agli altri membri del consiglio».
Ma su questo annuncio verbale il presidente Grasso dice di cadere dalle nuvole. «Io so solo che da qualche giorno gira questa voce - replica - se lui ha detto che ha dato le dimissioni non ho motivo di non credergli ma certo non posso commentare un fatto riferito. Se è così, sono dispiaciuto e stranito. Dico di più: non so spiegarmi il motivo. Avvisaglie non ce n'erano. C'erano stati contrasti su alcuni aspetti ma ritengo facciano parte della normale dialettica di una giunta democratica...».
Contrasti: il "laboratorio progettuale" ingauno e l'eccessivo temporeggiamento sulla nomina del segretario...
«Su Albenga c'era una divergenza di vedute ma niente di più - prosegue Grasso - Sul segretario stiamo completando l'iter per nominarlo e non vedo quale sia il problema. Non c'è un temporeggiamento, ci sono tempi tecnici che vanno rispettati. Comunque ripeto: finché non le vedo per iscritto, non voglio parlare di queste dimissioni. Con Decia e la Cna sono in ottimi rapporti. Magari questa scelta è frutto di questioni personali e non "camerali". Siete sicuri non sia così?».
Sicuri. Ma insistere col diretto interessato non serve.
«Mi sono dimesso ma altro non dico - taglia corto il segretario Cna - Il segretario mancante? Non è questo il motivo, sono altre le cose...».
Posto che si sia dimesso, ora che succede?
«Il settore che lo aveva nominato, ovvero la Cna-Confartigianato, dovrà nominare un nuovo referente all'interno della Cciaa - conclude il presidente Giancarlo Grasso - Ma è fantapolitica, non ha neppure senso parlarne».
Ma se il numero uno della Camera di Commercio getta acqua sul fuoco un motivo c'è: come segretario della Cna, Decia, non è solo uno degli 8 membri di giunta e dei 19 consiglieri della Cciaa. La sua rappresentanza è tra quelle che pesano di più nell'economia gestionale dell'Ente. E quindi le sue dimissioni rappresentano, in realtà, un terremoto ben più devastante. Con ripercussioni, e scenari futuri, tutti da decifrare.
Dario Freccero
25/02/2006
 CONSIGLIO Sullo sviluppo economico le prime tensioni  
IL SECOLOXIX

Sono otto i membri della giunta dell'ente camerale. Ciascuno rappresenta un settore dell'economia provinciale. Il presidente Giancarlo Grasso l'artigianato; il vice Silvio Accinelli l'industria; poi ci sono Franco Zino (commercio), Carlo Decia (artigianato), Ennio Fazio (agricoltura), Paolo Campostano (marittimo-portuale), Gianluigi Granero (cooperative) e Massimo Parodi (turismo). Gli stessi otto formano, insieme ad altri undici, il consiglio dell'ente camerale. Gli altri undici sono Gianfranco Gaiotti e Mauro Fresia (industria), Mariano Cerro e Giuseppe Barberis (artigianato), Giovanni Manzo (commercio), Franco Bartolini (credito e assicurazioni), Marinella Fasano (servizi alle imprese), Luca Bersani (settore trasporti), Marco Servetto (florovivaismo), Livio Di Tullio (organizzazioni sindacali) e Federico Ascheri (associazioni consumatori).
Le avvisaglie della crisi di oggi c'erano state soprattutto lo scorso ottobre quando, durante una riunione di giunta, lo stesso Decia e il rappresentante delle coop Gianluigi Granero avevano firmato un documento per chiedere di ritirare dall'ordine del giorno la votazione per far nascere il Centro ingauno per la progettualità economica, ovvero «un laboratorio progettuale con base ad Albenga e funzioni - parola del presidente - di regia e coordinamento tra enti, aziende e categorie». I rappresentanti di Coop e Artigiani avevano contestato: «La Camera di Commercio troppo spesso si sta evidenziando per progetti che, al di la della forma, non sono concertati con gli enti territoriali e di programmazione; siamo invece convinti che il governo di processi economici complessi come quello di Albenga debba caratterizzarsi per un lavoro che porti alla più ampia convergenza possibile su obiettivi condivisi». La loro accusa, nel merito, era che il questo Centro ingauno sarebbe stato un doppione di quell'Ips che già funziona. Ma oltre che sul merito, quella presa di posizione era il segnale che il clima in giunta si stava surriscaldando. E ora c'è la conferma nelle dimissioni di Decia.