I tesori della città sotto le ruspe dell'Astor   IL SECOLOXIX

Denuncia della Consulta culturale a Comune, Soprintendenza e carabinieri. Timore per le collezioni d'arte di Palazzo Gavotti: «L'edificio non è stabile»
Demoliti capitelli e balaustre di Palazzo Naselli-Feo, colonne cinquecentesche, decorazioni della Pinacoteca

 
Ci sono andate giù pesante, le ruspe che hanno demolito il glorioso cinema Astor. Talmente pesante che hanno fatto fuori le colonne del Cinquecento, i capitelli e le balaustre scolpite di Palazzo Naselli-Feo e pure un pezzo della decorazione di Palazzo Gavotti, sede della Pinacoteca civica. Il tutto sotto gli occhi - o, meglio, l'obiettivo - di un gruppo di savonesi ai quali quello squarcio nel centro storico della città proprio non va giù. Non solo. Quelle foto sono finite sulle scrivanie del vicesindaco Francesco Lirosi e, soprattutto, di due Soprintendenze (archeologica e architettonica) e del Nucleo tutela del patrimonio dei carabinieri.
Ad accompagnare le immagini un documento, durissimo, firmato dalla Consulta culturale savonese, ovvero "A Campanassa", Società di storia patria, Istituto di studi liguri e Italia Nostra. La denuncia è circostanziata. E grave. Si parla di «demolizione di volumi ben superiori a quelli previsti dall'originario progetto». Nel corso dei lavori - si legge nel documento - «sono stati abbattuti e asportati importanti elementi architettonici del Palazzo Naselli-Feo, quali colonne marmoree con relative basi, dadi, capitelli ed elementi di balaustre». Poi si parla di «gravi pregiudizi alla stabilità e all'integrità della muratura perimetrale di Palazzo Gavotti» e si mettono avanti le mani per il futuro. «L'area - scrive la Consulta - è di grande interesse archeologico». Prima di procedere sarebbero dunque necessarie «ricerche archeologiche preventive».
Tra i testimoni della demolizione di quel che restava di Palazzo Naselli-Feo c'è il consigliere comunale Carlo Cerva, tirato giù dal letto da un abitante della zona all'alba: «È sconcertante vedere come è stato fatto il lavoro, in un contesto così delicato: strade strette, edifici antichi, una chiesa. Sono certo che ci siano state delle lesioni».
Oltre ai danni Cerva segnala un rischio per la Pinacoteca. Un lato di Palazzo Gavotti è stato in effetti "denudato". Ora, privo della protezione del vecchio edificio dell'Astor correrebbe seri pericoli. «Se si mette a piovere come si deve, la collezione di arte contemporanea di Milena Milani si metterà a galleggiare», avverte Cerva.
La vicinanza della Pinacoteca sarebbe stata sottovalutata anche dai progettisti. «Con il nuovo edificio - conclude Cerva - sarà facilissimo entrare dalla finestra di Palazzo Gavotti che dà su via Pia. I ladri non faranno alcuna fatica a penetrare nel palazzo».
La demolizione dell'Astor - nonostante gli "incidenti" denunciati che coinvolgerebbero anche il famoso pannello ceramico di Agenore Fabbri - è un'operazione annunciata oltre che perfettamente legittima. Tuttavia ha colpito profondamente i savonesi. Gli studenti del liceo artistico - ha rivelato l'ambientalista finalese Gloria Bardi - hanno documentato tutte le fasi della demolizione, ne sono rimasti colpiti e ne faranno una mostra.
Felice Rossello ha annunciato provocatoriamente un "referendum" per lasciare la spianata così com'è. Ovviamente trasformata in un giardino pubblico. Antonella Spotorno, che all'Astor ha portato il meglio del teatro leggero italiano, non riesce a volgere lo sguardo verso Largo Varaldo: «È tutto molto triste».
"La Filanda", società impegnata nelle operazioni, non ha ritenuto di commentare i fatti documentati dalla Consulta.



Ferdinando Molteni
17/02/2006