PIO VINTERA

 

Da tempo mi prefiggevo di parlare, non da critico d’arte, beninteso, del lavoro pittorico di Pio Vintera. Mi sono sempre fermato di fronte al rischio del “servo encomio” nei confronti dell’editore della pubblicazione villaCambiaso periodico di informazione e cultura delle alpi marittime e basso piemonte, nonché proprietario del complesso museale di Villa Cambiaso. Mi limito ad una minaccia, presto, nel bene e nel male, parlerò di Vintera come organizzatore di cultura e di spazi artistici nella nostra città e prometto che non sarò tenero.

C’è nella pittura di Pio, perlomeno da una trentina d’anni, un elemento “figurativo” ricorrente , che è rappresentato dal muro.

 La rapida consonanza,  con la lettura di quel caposaldo della letteratura esistenzialista francese, che è  “Il muro” di Jean Paul Sartre,  alla rappresentazione fisica di barriere in pietra o cemento, espressivamente insormontabili, attestano il disagio  e la fatica di vivere. E’ stato proprio Sartre che ha messo in bocca alla protagonista di una sua “pièce teatrale”, l’espressione, rimasta famosa:, “l’inferno sono gli altri”.

I muri di Vintera impediscono di comunicare aldilà di  essi stessi e l’ultimo velleitario messaggio è scritto sul muro , quasi una ribellione finale all’incomunicabilità fisica, baluardo invalicabile ad un agire comunicativo, che sembrerebbe essere l’ultima via per cambiare, seppur gradualmente il mondo.

. E, mentre i Muri come a Berlino e parzialmente a Gorizia cadono, nuove barriere, anche fisiche si alzano, e viene da pensare, al costruendo muro tra Palestina ed Israele.

 Le case, dietro quei muri, dispongono di finestre e di persiane, non destinate ad aprirsi. In realtà  sono anche abitazioni, magari fatiscenti, ma l’intendimento dell’artista è di non indagare su quel “dentro”, non a caso imperscrutabile.

Vintera, nelle sue ultimissime opere ha adornato, si può dire illuminato, di altarini votivi o di cappelline, che passano sotto gli occhi distratti di tanti di noi, le strade cittadine che rappresenta . Pio Vintera, nell’indifferenza agnostica, quanto meno, della postmodernità, recupera, anche attraverso queste citazioni di “religiosità popolare”, un sentimento di devozione importante. E se è vero, che bambini,  abbiamo imparato davanti a quei simulacri Ave, Pater e Gloria è anche vero che ci hanno insegnato a pregare per chi non c’è più, in forza, magari, di una foscoliana religione civile poi pressochè dimenticata. I collegamenti della sostanziale laicità di Pio Vintera a queste immagini, che ci compaiono nelle più impensate “creuze”, sono forse una domanda, ancora vaga ed indistinta, di trascendenza.

 Esse interpellano, tutti  noi sul sacro e sulla sua eclissi nell’età tecnologica o forse postecnologica.     

GUARDA LE OPERE DI PIO VINTERA     

Ugo TOMBESI      

tratto da

Savona – Rassegna dell’associazione Museo Cambiaso – www.villacambiaso.it

villaCambiaso

periodico di informazione e cultura delle alpi marittime e basso piemonte 

Anno VII – N° 35 – febbraio 2006 – Direttore Editoriale: Pio vintera – Direttore Responsabile: Giovanni Vaccaro – Aut. Trib. Di Savona N° 544/03

Editore: Museo Cambiaso – Via Torino, 10 – 17100 Savona – Cell: 3496863819 – Stampa: Marco Sabatelli – Impaginazione: Editrice Liguria – 6000 copie