Siamo contenti per voi che, a Vado di passaggio, potete godere di un errore di valutazione che pure molti vadesi commettono ancora.
Vado Ligure: tutto il potere all’Autorità Portuale!

PerVivereVado
 EnricoBarbieri, Antonio Cortese, Franca Guelfi
tratto da
villaCambiaso
periodico di informazione e cultura delle alpi marittime e basso PIemonte 
 

Siete tra coloro che, avendo soggiornato a Sharm el Sheik e Capo Nord, a Macchu Pichu e Islamabad, hanno perso di vista il vicino e, transitando ultimamente a Vado, si sono imbattuti in una cittadina rinnovata che vi ha colpiti per l’assenza di miasmi, sirene di stabilimenti, aria da sobborgo industriale? Anzi, che consente di fare acquisti in qualche esercizio commerciale che neppure Savona possiede?

Siamo contenti per voi che, a Vado di passaggio, potete godere di un errore di valutazione che pure molti vadesi commettono ancora. Per altri, più attenti, l’immagine appena descritta è invece solo una faccia della loro vita quotidiana; le altre, tutte negative, sono connesse alla permanenza di forti emergenze sul territorio, fin troppo note per essere elencate: centrale termoelettrica, industrie a rischio, due discariche di cui una per rifiuti speciali, cave, porto.

E’ la presenza accerchiante di quest’ultimo, prima ancora dell’approvazione del Piano Regolatore Portuale, che vogliamo documentare.

Venendo da Bergeggi

Chi entra in Vado da ponente non riconosce più il paesaggio, familiare fino a pochi anni fa. Le vecchie strutture portuali non erano riuscite a spezzare del tutto la continuità tra Bergeggi e Vado, tra la Riviera e la zona industriale. La via Aurelia era ancora una strada litoranea, il faro dichiarava con l’evidenza la sua funzione nel paesaggio e, sebbene la vecchia spiaggia “della cava” fosse stata fagocitata dal porto, la nuova che si era formata a ridosso del riempimento da muraglia cinese poteva ancora essere scambiata per un tratto di autentica costa ligure.

Oggi, superata la galleria paramassi di Bergeggi, si entra di colpo in un brutto mondo rispetto a qualche metro indietro: mentre la galleria S. Nicolò aspetta di assolvere alla sua funzione (e ci vorranno anni per rimediare ai limiti del progetto), il percorso delle auto è una gimcana nella provvisorietà; il mare è lontano, oltre i container che si innalzano sul vecchio riempimento, ampliato di 7-8000 m2.

Superate le cataste ed entrati ufficialmente nel Comune di Vado, il porto si presenta a faccia scoperta: lato mare il terminal della frutta e quello dei traghetti, lato monte il complesso in via di ultimazione, struttura residenziale e alberghiera a servizio del terminal traghetti. L’opera intanto è già riuscita a chiudere definitivamente il bel palazzotto inizio secolo, già soffocato a monte dal viadotto a un passo dalle finestre, e a sfrattare la S.M.S., spostata oltre l’Aurelia con una struttura più moderna e unanimemente brutta.

Resistono le case storiche di Porto Vado, che l’esigua fascia di rispetto lungo l’Aurelia non riesce a difendere dalla vista (e dall’udito) di traghetti e di carri ferroviari; e che la strada ex Fiat, ancora chiusa, non difende dal traffico che continua a gravare sull’Aurelia, nonostante le pubbliche rassicurazioni di amministratori e A.P. (Autorità Portuale): a detta loro nel maggio scorso la strada avrebbe dovuto aprire “a giorni”.

La prossima novità della frazione, recentemente deliberata in Consiglio Comunale dopo un lungo iter, é Il Birillo, un grattacielo destinato a servizi direzionali portuali, la cui invadenza viene giustificata dalla vicina presenza dei silos.

Appena più a monte è già esecutivo il progetto del V.I.O., che sbancherà mezza collina per realizzare un capannone di oltre 10.000 m².

La prima tappa è finita: ve lo dicono i silos, la grande rotonda a servizio del futuro incremento del traffico portuale e, sulle vostre teste, il nastro trasportatore del carbone col suo bell’azzurro, di una tonalità appena più scura dell’azzurro - mare del cantiere navale, che svetta nel paesaggio con i suoi 20 metri di altezza: altro nuovo tassello previsto dal Piano Regolatore Portuale.

C’è da chiedersi chi possa essere soddisfatto da tale scenario. Qualcuno c’è.

Chi aspetta fiducioso che i silos vengano abbattuti come dichiarato e sottoscritto dalla Giunta precedente e mai rigettato dall’attuale; che la ex strada Fiat assorba, quando non è dato sapere, tutto il traffico da e per il porto e che i pannelli fonoassorbenti assorbano a loro volta tutto il conseguente rumore; che venga attuato il trasferimento del condominio del Gheia, quello che gode del privilegio di trovarsi a ridosso del nastro trasportatore e quello maggiormente compromesso dalla futura piattaforma, ma il trasferimento, ieri dato per certo, oggi è vincolato al buon esito delle trattative per vendere l’immobile. (A chi? All’A. P. naturalmente!)

Nel cuore di Vado

Chi dal litorale si allontana, sbaglia se pensa di aver accantonato i problemi legati alla portualità.

Dal 2002 la via Sabazia è chiusa all’altezza di piazza Martini per consentire la realizzazione del raccordo ferroviario con il porto; il traffico veicolare è stato deviato e il cantiere, da un anno a questa parte, costringe gli automobilisti a transitare, con un'altra gimcana, su una sola carreggiata.

Questi lavori avrebbero dovuto essere ultimati nel 2004, ma il cantiere è tuttora aperto, e fermo.

In attesa di apertura è anche il secondo cantiere di via Sabazia che, all’altezza dell’attuale passaggio a livello, rivoluzionerà il sistema della viabilità: il progetto è ancora nascosto nelle teste o nei cassetti degli amministratori che informeranno, quando lo riterranno opportuno, i diretti interessati.

Resta inoltre da sapere dove l’A.P. troverà le aree retroportuali di cui necessita: delle aree ex Fornicoke, 70.000 m² aspettano di ospitare un megastore (ancora un megaconcorrente per il  commercio al dettaglio!). Quale beffa se quelle occupate dal parco carbone fossero utilizzate da cataste di container o come piazzali di carico e scarico! Quale riqualificazione!

C’è da chiedersi chi possa essere soddisfatto da tale scenario. Qualcuno c’è.

Chi ad esempio si accontenta dello spostamento di qualche centinaio di metri di un passaggio a livello e non mette in conto che il peggio arriverà quando il raccordo ferroviario sarà operativo e il traffico transiterà nel bel mezzo del paese.

La questione portuale è, a Vado, la madre di tutte le questioni. Già da oggi la futura piattaforma piega alle sue esigenze l’assetto del territorio e l’A. P. la fa da padrona anche a terra, ottenendo priorità per le sue esigenze rispetto a quelle dei cittadini.

Quando essi osano lamentare il non rispetto degli impegni e i disagi connessi alla presenza invasiva del porto, si risponde dichiarando difficoltà da parte dell’A.P. o la presenza di nuovi elementi intervenuti a cambiare la situazione.

Restano immutate, ma finalmente conclamate sui quotidiani, le impressionanti dimensioni della piattaforma (250.000 m2 cui si aggiungono 150.000 m2 di altre opere a mare) e la sua funzione di sbarco/imbarco contenitori, così come la lista Vivere Vado e prima ancora il Comitato Vado Vuole Vivere vanno dichiarando da anni progetto alla mano, ma che all’Amministrazione non è mai convenuto confermare, per tenere buona la cittadinanza; inutile forse annoiarla con cifre e dati che non capirebbe.

Quando inizieranno i lavori veri e propri per la piattaforma aprirà gli occhi?

O continuerà a fidarsi contro ogni evidenza comprando ancora una volta a scatola chiusa?

Quale che sia la risposta, la piattaforma segnerà la fine di un capitolo della storia di Vado, quello che, con la chiusura delle grandi aziende, aveva creduto nella riqualificazione e che ha portato invece nuove servitù: la città al servizio del porto e i cittadini al servizio dell’A.P.

Ma questi sono dati marginali per voi, se siete tra coloro che transitano a Vado in viaggio da Sharm a Capo Nord.

PerVivereVado

 EnricoBarbieri,  Antonio Cortese,  Franca Guelfi

tratto da

Savona – Rassegna dell’associazione Museo Cambiaso – www.villacambiaso.it

villaCambiaso

periodico di informazione e cultura delle alpi marittime e basso piemonte 

Anno VII – N° 35 – febbraio 2006 – Direttore Editoriale: Pio vintera – Direttore Responsabile: Giovanni Vaccaro – Aut. Trib. Di Savona N° 544/03

Editore: Museo Cambiaso – Via Torino, 10 – 17100 Savona – Cell: 3496863819 – Stampa: Marco Sabatelli – Impaginazione: Editrice Liguria – 6000 copie