Il giornalista Luciano Angelini, già condirettore del Secolo XIX e ora collaboratore dell'edizione ligure di Repubblica, ci ha inviato questo intervento che volentieri pubblichiamo.

ASTOR, ULTIMO ATTO

di LUCIANO ANGELINI
 

Giù anche il cinema-teatro Astor. Abbattuta la grande insegna, sgretolata la galleria, spazzati via biglietteria, palcoscenico e camerini. Nessun rispetto nemmeno per il prezioso pannello di Agenore Fabbri, opera preziosa dell'artista che ha firmato anche il monumento-simbolo di piazza Martiri della Libertà, e che si teme sia rimasto seriamente danneggiato nel corso della frettolosa rimozione. Ultimo atto. Addio alla grande sala che per decenni ha visto passare e crescere, ridere e piangere, incontrarsi, partecipare, applaudire migliaia di savonesi. Macerie. Come per l'ex Italsider, emblematico addio di Savona alla sua vocazione industriale.

 A Savona tutto è immobile. Stagnante. Le (poche) aziende languono, il commercio perde colpi e il saldo tra cancellazioni e nuove attività è negativo, fioriscono solo agenzie immobiliari e agenzie bancarie, ultima arivata in ordine di tempo la Cassa di Risparmio di Alessandria. Ma c'è un settore che sembra sospinto da inesauribili sollecitazioni: l'edilizia. Non la costruzione di case popolari o, comunque, accessibili a redditi medio-bassi, ma la realizzazione di progetti per centinaia di milioni di euro. L'elenco è lungo. Il progetto Bofill, avviato sulle ceneri dell'ex Italsider sta cambiando il volto all'area che va dal Priamar al Palacrociere, è l'esempio più evidente del boom dell'edilizia residenziale, poi vengono l'ex Mulino e l'ex centrale Cieli nella zona fronte-mare alla foce del Letimbro, l'ex Squadra Rialzo. Nel mirino vi sono anche il vecchio ospedale San Paolo, gli ex cantieri Solimano venduti all'asta di recente. Si costruisce anche in via Giacchero, in un fazzoletto tra la ferrovia e il vecchio palazzo stile moresco che si affaccia su corso Colombo. In attesa che si scateni la battaglia per il progetto della Margonara (mega-porto turistico più albergo) dagli effetti imprevedibili.

Il boom del cemento va avanti senza soste. Cantieri un po' ovunque, nel cuore della città come in periferia. Appartamenti da 8-10 mila euro a metro quadro, uffici, box. Il tutto grazie ad un Piano urbanistico e ad amministrazioni comunali impalpabili, inesistenti, incapaci sul piano progettuale e contrattuale. Una città in balìa di scelte che arrivano da lontano, frutto di intese trasversali, in odore di intrecci tra politica e affari.

Una cosa va chiarita per evitare fraintendimenti. L'intrapredenza di imprenditori dalle grandi risorse finanziarie e operative, in grado di agire su fronti diversi, può dare un contributo significativo per il rilancio, contribuire a crescita e trasformazione. Ma non deve diventare la (corta) catena a cui tenere legata la città, l'unico spazio di manovra, la scelta univoca e vincolante di presente e futuro. Ed è qui che dovrebbe avere un ruolo significativo la politica, la capacità e la forza di chi amministra nel gestire il territorio, nel sapersi imporre come interlocutore progettuale. Una sola voce, ahinoi, si è alzata di recente per sollecitare interventi a favore della collettività e per condannare l'arricchimento di pochi. E' quella del vescovo Calcagno.
Per il resto solo un assordante silenzio.

C'è da chiedersi, e l'interrogativo s'impone sempre più, su quali argomenti, capacità e licenza, saranno in grado di confrontarsi le forze politiche nella corsa per la conquista di Palazzo Sisto IV. Ma soprattutto, se, al di là della piccola diaspora nella sinistra e delle tensioni nel centrosinistra, e in attesa di segnali di vita da parte del centrodestra ora affidato alle (remote) capacità rianimatrici dell'orafo Delfino, qualcuno avrà il buon senso di uscire dalla spirale (negativa) della caccia alle poltrone per affrontare seriamente i problemi e discutere di contenuti.

Luciano Angelini