TESTIMONIANZA DA GAZA |
Stiamo
tutti bene, provati dall'esperienza del sequestro di Alessandro, ma
ancor piu provati da quello che abbiamo visto in questi giorni a
Hebron, Betlemme, Gerusalemme, Kalandia. La crescita infernale del
muro i nuovi avamposti colonici tra Betlemme e Hebron. Ma Gaza ci
ha provato per la difficile situazione interna.
Siamo
andati a Gaza perche` ho chiesto all` Unrwa di coordinare la nostra
entrata con gli ufficiali israeliani del check point di Eretz.
Siamo
stati al campo profughi di Jabalia dove abbiamo avuto una ventata
di speranza per il lavoro straordinario nel campo dell`educazione
dei ragazzi e ragazze dei campi e poi a visitare gli uffici dell`
Unrwa preposto dalle Nazioni Unita all`assistenza ai profughi.
La sera
di capodanno l`abbiamo trascorsa al Marna House, delizioso albergo
con giardino nel pieno centro di Gaza, lo avevo scelto quello
perchè, l`albergo e situato al centro e quindi più sicuro.
Ma
soprattutto l`avevo scelto, a parte il prezzo abbordabile da un
gruppo come il nostro, perchè durante la prima Intifadah era
l`unico albergo aperto a Gaza e gestito da due donne fantastiche,
Malika e Yala, adesso sono molto anziane e sono il nipote con la
moglie che gestiscono ristorante e albergo. Serata tranquilla,
bevuto anche spumante, malgrado il divieto vigente a Gaza. La
mattina quando ci siamo svegliati abbiamo saputo che uomini armati
avevano invaso il Club delle Nazioni Unite dove vendevano alcool e
messo due bombette fuori. Non so davvero se questa sia la vera
ragione.
Siamo partiti per Khan Yunis dove ci aspettavano Nahida e Tahani Abu Dakka, abbiamo potuto vedere ben poco, abbiamo fatto un interessante e vivace riunione con candidati e sostenitori (tra loro molti giovani)della lista chiamata della Terza Via, capeggiata da Salam Fayyad e Hanan Ashrawi.
All`uscita del palazzo mentre alcuni erano già sul nostro autobus, Alessandro, Raffaella e altri si sono attardati sull` angola aspettando che io terminassi di salutare i nostri ospiti, a quel punto e arrivata una jeep, sono scesi di furia alcuni uomini armati e mascherati che con i loro fucili hanno cominciato a sparare in aria. Uno di loro si è precipitato verso Alessandro che era quello più a portata di mano e lo ha ficcato di forza dentro la jeep.
Non
abbiamo perso la calma, siamo risaliti e per fortuna alcuni
palestinesi hanno riconosciuto a chi apparteneva il gruppo che
aveva sequestrato Alessandro. Sono cominciate trattative
frenetiche, nel frattempo si era sparsa la voce che Alessandro
faceva parte del gruppo di Luisa Morgantini e piovevano telefonate
da tutti, ministri, polizia, e poi e amiche e gli amici di molte di
noi. C'e stata molta solidarietà e da parte di tutti. Tutti
tendevano a tranquillizzarci e il generale palestinese ha
promettere che ce lo avrebbe riportato. Volevano trasferirci nel
posto di sicurezza di polizia, ma ho rifiutato dicendo che mi
sentivo piu sicura in quel palazzo al settimo piano, perchè era
proprio tra vari poliziotti che c`erano gli scontri.
I
rapitori sono di un gruppo conosciuto a Khan Yunis, alcuni di loro
pare facciano parte delle forze di sicurezza di Dahlan, o almeno
cosi si vocifera.
A parte la criminalità comune alcuni sostengono che in realtà si vuole da parte di vecchi centri di potere non permettere le elezioni e che le faide riguardano lotte interne a Fatah.
In realtà oggi a Gaza il problema della sicurezza dei cittadini e` fondamentale, tutti hanno paura dei piu' forti e di quelli armati che dettano legge, crescono anche le faide familiari, le vendette, i furti.
Sicuramente 38 anni di occupazione militare hanno pesato, ma ovviamente le scelte che si fanno dipendono dai singoli o dai movimenti.
Ripeto, anche dopo questa esperienza, quello che dico sempre: la maggiore responsabilità ricade sulla comunità internazionale e sui nostri governi che non sanno imporre al governo Israeliano il rispetto delle regole internazionali. Malgrado le promesse non ci sono investimenti a Gaza,
Gaza la cittadina di Sderot in Israele. Un'altra forma suicida perchè la non c`e liberta di movimento a parte le possibilità, comunque controllata, di uscita da Gaza. Le merci ancora non passano da Karni crossing e i pomodori dei contadini rimangono invenduti, cosi come le altri merci. Sopratutto continua la costruzione del muro e la crescita degli insediamenti.
Naturalmente continuano anche i razzi che cercano di colpire dal
nord di risposta di Israele sono i bombardamenti sui villaggi di
Beitlahia e BeitHannuon, lo abbiamo sentito ieri sera mentre
stavamo andandocene alle nove di sera da Gaza, rimbombi fortissimi
e pensavamo a quante case ancora venivano schiacciate o quante
strade distrutte e quanti palestinesi potevano essere uccisi. Tra
le persone che abbiamo incontrato tutti considerano sbagliato
tirare rockets su Israele ma molti hanno paura di esprimersi
nella situazione di violenza interna che si e creata e lamentano,
giustamente una mancanza di direzione dell`autorità palestinese.
Alessandro sta bene, e` un po` spaventato ma abbiamo convenuto che
nella conferenza stampa avremmo detto quello che pensiamo e cioe`
che queste azioni di criminalita servono gli interessi di chi non
vuole la pace e la stabilita per il popolo palestinese, ma che non
saranno per un noi un deterrente per continuare a pensare e ad agire
per la fine dell`occupazione militare israeliana e per una soluzione
che veda due popoli e due stati coesistere in sicurezza con
Gerusalemme capitale condivisa. Dura da crederci, ma andiamo
avanti.
Oggi il
gruppo continua, Teresa e Alessandro si prendono una giornata
insieme mentre il nostro gruppo andrà al Kibbutz Metzer, e poi a
vedere l`orrore del muro di Qalkilia e alla fine a Jaffa. Grazie a
tutte quelle e quelli che hanno mandato sms o telefonato.
La
vostra vicinanza e` importante, le donne che sono nel gruppo stanno
bene e si mescolano con i giovani, era una cosa che mi premeva
molto.
Ad ogni buon conto ieri e` stata dura, soprattutto quando siamo arrivati a Eretz e ci hanno detto che il check point era chiuso. Telefonate frenetiche anche con il nostro consolato e poi alla fine siamo passati.
Quando sollevati, stavamo per passare dalla parte israeliana, in attesa che si aprisse il cancello c'era una anziana donna palestinese che accompagnava il marito, ultraottantenne e invalido su una sedia a rotelle, all`ospedale Maqassed. I soldati non volevano fare passare la sedia a rotelle e il vecchio non poteva camminare e comunque gli sarebbe servita la carrozzella anche dall’altra parte. Ho detto a tutti che non saremmo passati senza che passassero anche loro, tutti d`accordo e la rabbia di tutti cresceva. Altre telefonate frenetiche per fortuna avevo il telefono di un ufficiale israeliano, l`ho chiamato e messa tutta su un piano umanitario, che ero sicura che lui non lo sapesse, se però poteva fare qualcosa, attese e e attese mentre la voce del soldato dall`altoparlante urlava che dovevamo entra dalla linea uno ed io a dirle no, guarda questo vecchio potrebbe essere tuo nonno, noi non ci muoviamo fino a quando non entrano loro. Insomma non vi dico tutto dopo tante attese e telefonate alla fine arriva l`ordine che il vecchio con la sedia
a rotelle
poteva entrare. E` stato un momento di commozione per noi tutte/i.
La signora anziana mi ha abbracciata, ed io mi sono sentita male perche`
ancora una volta un suo diritto doveva essere implorato e accolto
solo perche` qualcuno si trovava li. Ma comunque e` stato utile,
naturalmente i soldati hanno voluto cancellare dalle macchine
fotografiche le foto che avevamo fatto alla coppia palestinese, ma
siamo riusciti a salvarne qualcuna. Quando sono arrivata dall`
altra parte e` venuto l`ufficiale responsabile in quel momento ad
Eretz spiegandomi che non era colpa loro, ma dei palestinesi
perche` quando avevano chiesto il permesso di transito per il
signore anziano non avevano specificato il bisogno della sedia a
rotelle e fare passare una sedia a rotelle poneva problemi di
sicurezza. In quel caso comunque più che le mie parole il mio
sguardo lo ha zittito. Finito l`iter siamo usciti, il fedele Mike
ci stava aspettando felice di quello che era successo con la coppia
di anziani, li aveva visti e la donna gli aveva raccontato tutto,
ma non finisce qui. Mike mi dice "Luisa, adesso però c`è un altro
problema" e mi indica una donna con tre ragazzi, uno di loro
talassemico, non li vogliono fare entrare perche il check point e`
chiuso, se non entrano dovranno passare la notte all`addiaccio.
Confesso, per un attimo mi sono detta no, non ce la faccio a
tornare indietro e ricominciare a discutere con i soldati, gli
ufficiali. Poi l`ho fatto, sempre con il tono implorante di casi
umanitari. Non so perchè ma ha funzionato, ero terrorizzata
dall`idea di dover restare altre ore ad attendere e soprattutto di
fallire. Ho dato ai bambini il cioccolato e il torrone che avevo
portato e che dopo il sequestro non avevo fatto a tempo a dare al
bambino di Lama Hourani. E li ho abbracciati e baciati anche per
mostrare ai soldati israeliani dove stavamo. Non ho tempo per
raccontarvi di più spero lo faranno le altre e gli altri del
gruppo.
Insomma, il nostro impegno per una pace giusta in Palestina
e Israele è sempre piu urgente e necessario.
Un abbraccio
Luisa Morgantini