L’Unione a Savona: quale alleanza?

La domanda che dovremmo porci è quindi se sia ancora possibile mantenere unita la sinistra più radicale e, contemporaneamente, costruire una alleanza permeata da forti discontinuità con il recente trascorso amministrativo.

di Sergio Acquilino
 

La candidatura a sindaco per il centro sinistra di Federico Berruti, imposta dai DS, è stata ormai accettata da tutte le forze della coalizione, con buona pace di coloro (me compreso) che ritenevano necessario discutere insieme di programmi e di persone e, contemporaneamente, far partecipare gli elettori alle scelte, anche attraverso lo strumento delle primarie.

Sia chiaro che sulla correttezza e capacità del candidato non si discute, ma il metodo seguito certo non aiuta a ben sperare in quel cambiamento che la città reclama, ed è il sintomo di una debolezza mista ad arroganza.

In ogni caso la candidatura di Federico Berruti è un dato di fatto ed è da qui che bisogna partire per verificare se anche per le elezioni amministrative si può costruire una alleanza che comprenda tutti i partiti dell’Unione.

E qui le cose si complicano perché da un lato, all’interno e vicino ai DS, ci sono forze molto potenti che vorrebbero continuare a gestire la città come hanno fatto in questi anni e dall’altro, all’interno e vicino a Rifondazione, ci sono persone che rifiutano a priori ogni dialogo con gli altri partiti del centro sinistra.

La domanda che dovremmo porci è quindi se sia ancora possibile mantenere unita la sinistra più radicale e, contemporaneamente, costruire una alleanza permeata da forti discontinuità con il recente trascorso amministrativo.

Io non credo, sinceramente, che si possano raggiungere entrambi questi obiettivi perché appare ogni giorno più chiaro che l’associazione “A sinistra per Savona” promossa da Franco Astengo, Davide Pesce e Patrizia Turchi si propone di dare vita ad una sua esperienza elettorale, presentandosi con una propria lista in contrapposizione al resto della sinistra.

Ho già avuto modo di criticare severamente questa scelta, che dal punto di vista politico indebolisce notevolmente tutta la sinistra e principalmente Rifondazione, facendole mancare il sostegno nella fase della trattativa con i DS e con le altre forze dell’Unione.

Si tratta inoltre di una scelta perdente dal punto di vista elettorale perché non solo questa lista non ha alcuna possibilità di giungere ad un ipotetico ballottaggio, ma anche perché, senza Rifondazione, non raccoglierà neppure un numero di consensi sufficiente per fare una efficace opposizione.

Credo quindi che i promotori non si rendano conto dello spreco di energie ed intelligenze che questa loro proposta produrrà nel già degradato panorama politico savonese.

Certo è che una altra lista a sinistra, più che uno smacco ai DS, appare come uno sgarbo alla dirigenza savonese di Rifondazione che giunge così, come abbiamo già sottolineato, molto indebolita al confronto programmatico con le altre forze dell’Unione.

E le dichiarazioni di Franco Astengo e di Patrizia Turchi contro il segretario di Rifondazione non sono certo un esempio di lungimiranza politica.

In ogni caso non voglio demonizzare questa scelta, anche perché credo che – dopo il periodo elettorale – occorrerà di nuovo riannodare i fili del pensiero critico della sinistra e superare le divisioni artificiose che la peculiarità savonese ha contribuito a creare.

A questo punto però la posizione di Rifondazione appare molto delicata ed è necessario che Franco Zunino riesca a strappare alcune importanti novità di carattere programmatico, le uniche che renderebbero tollerabile una alleanza con il resto dell’Unione.

Di questo credo che debbano essere anche consapevoli il gruppo dirigente DS ed il candidato sindaco Federico Berruti, i quali ben dovrebbero guardarsi dalla tentazione di approfittare della divisione a sinistra per stringere Rifondazione in un angolo, negando alla stessa visibilità programmatica e rappresentanza politica.

Sarebbe questa infatti una scelta miope e porterebbe quali conseguenze o l’impossibilità per Rifondazione di giungere ad un accordo, ingrossando così notevolmente le fila della sinistra critica, oppure si giungerebbe ad un accordo al ribasso, che poi Rifondazione – incalzata da sinistra – non sarebbe in grado di mantenere.

Al contrario invece occorre dimostrare alla città che l’alleanza organica dell’Unione intende veramente voltare pagina e proporre per Savona un nuovo sviluppo qualitativo.

Quindi credo ancora che sia possibile, oltre che necessario, raggiungere almeno il secondo obiettivo, quello cioè che l’Unione presenti un programma di cambiamento e dei candidati garanti della discontinuità.

Non sarà certo facile e problemi come la chiusura di Cima Montà, che va ottenuta senza lasciare ai privati il monopolio dello smaltimento dei rifiuti, e quello dell’accesso e del traffico in Savona (Aurelia bis o altre ipotesi) sono certo di non facile soluzione.

In ogni caso però su certe scelte, quali ad esempio il mantenimento delle aree a destinazione produttiva, il rifiuto a privatizzare la gestione del ciclo delle acque e dei rifiuti, un rinnovato impegno nei settori dei servizi sociali, della cultura e dello sport (per citarne solo alcune), credo che il candidato sindaco e la dirigenza dei DS possano dare prova di quella lungimiranza che aveva caratterizzato le migliori amministrazioni di sinistra e che fino ad oggi appare molto sfumata.

Sergio Acquilino