TRUCIOLI
SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni Il
“caso firme” delle liste Pdl Dal
Lazio alla “lezione Savona”
Savona- Allora ci risiamo con la
discussione sulla presentazione delle firme utili per le candidature
alle elezioni: il caso, questa volta è davvero clamoroso, con
l'esclusione del PDL dalle regionali del Lazio. Ma, nel
recente passato, sono avvenuti fatti altrettanto eclatanti, anche se su
ridotta dimensione ed anche in Liguria, da dove scriviamo, gli
esempi non sono mancati: è ancora in discussione (anzi è in atto
una procedura penale) la regolarità delle firme presentate dallo stesso
PDL per le elezioni provinciali di Savona nel 2009 e,
qualche anno addietro, consiglieri comunali del PD erano finiti
nei guai per aver autenticato con sospetta leggerezza firme di “Forza
Nuova” poi rivelatesi irregolari. Fatti
accaduti anche in altre parti d'Italia ed in una dimensione del tutto
diversa dai tempi trascorsi, quando l'esistenza di partiti organizzati
garantiva il rispetto, almeno formale, delle regole. Certo
che il caso del PDL nel Lazio fa pensare, sul serio: questo
funzionario (pagato chissà quanto, non certo con la V super dei
metalmeccanici) che si presenta mezz'ora prima della scadenza, senza
aver nemmeno controllato di avere appresso i simboli, che se ne va
addirittura a mangiare ( così scrivono le cronache) e torna, convinto di
aver la strada spianata comunque perché lui non rappresenta il libero
confronto democratico ( al quale si appella la candidata alla presidenza
oggi in discussione) ma, bensì, il potere a cui tutto è concesso. Questo
è il punto: arroganza e supponenza che derivano dalla certezza di
rappresentare il potere in quanto tale, considerando quella che è una
regola da rispettare una formalità alla quale debbono aderire soltanto i
poveretti, quelli dei piccoli partiti che, magari da settimane, fanno i
banchetti sacrificando ore di lavoro e di studio. Il
PDL fuori nel Lazio sarebbe una buona lezione d'umiltà, una lezione
salutare. La
vicenda delle firme necessarie per presentare le liste elettorali ha
avuto, nella nostra storia elettorale, fasi alterne: fino alla metà
degli anni'70 la raccolta delle firme era obbligatoria per tutti, a
tutti i livelli di elezione (erano i tempi della “corsa” per assicurarsi
il posto sulla scheda, il PCI primo in alto a sinistra, la DC
ultima in basso a destra; poi le cose sono cambiate con il
sorteggio); poi, nel momento di massimo fulgore dei partiti (e l'avvio
della formazione del “cartel party” italiano) le forze rappresentate in
Parlamento non dovevano raccogliere firme in ogni caso; successivamente,
la furia iconoclasta degli anni '90 riportò in auge le firme e, adesso,
siamo in un sistema “misto” dove per politiche ed europee vale di nuovo
il criterio per i “simboli” uscenti. Così
come abbiamo giudicato di arroganza e di supponenza, del tutto
colpevole, l'atteggiamento della PDL nel Lazio, ci permettiamo di
valutare come di “piagnisteo” la posizione dei radicali.
Sicuramente nella legge elettorale ci sono questioni da rivedere (
sempre restando all'argomento, ad esempio, esiste una questione di
autenticatori delle firme), ma non è possibile pretendere di presentare
liste fuori dalle regole: ripeto piccole formazioni politiche nelle
quali alberga ancora spirito militante si sono messe al lavoro cercando
di ottenere il risultato utile alla presentazione delle loro liste. Una
fatica, ma anche un contatto con la gente, una discussione continua, una
presa di coscienza: la messa al lavoro di persone. Oggi i
valori della militanza politica appaiono del tutto sviliti e, per di
più, il momento elettorale appare del tutto esaustivo dello stesso agire
politico: ovviamente, in questi casi, avviene di tutto e non è nostro
compito analizzare più di tanto. Ci
interessa salvaguardare un principio che appare, comunque, di essere di
una certa equità: ponendo un filtro per tutti. Anche
per i ricchi ed intoccabili “padroni del vapore” : poi tutto finirà “a
tarallucci e vino” ma tant'è avremo fatto sentire una voce di dissenso. Savona,
28 Febbraio 2010
Franco Astengo
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