TRUCIOLI
SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Terza puntata – La vicenda giudiziaria e
legale alla Reefer Terminal di Vado Perché si decise di spiare Pizzorno Perché la visita specialistica ai dipendenti Ecco l’interrogatorio integrale di Luca
Becce, ex dirigente Gf Group e neo presidente Acts Spa Savona – “Spiato e licenziato
dall’azienda”, titolavano i giornali locali nel
febbraio 2006. Poi una lunghissima “cappa di silenzio”, nonostante
processi ed eclatanti testimonianze. Con testi-personaggio della vita
pubblica. Chi aveva interesse a non far sapere? Trucioli Savonesi
non è riuscito a dare, fino ad oggi, una risposta. Le porte sono chiuse
in tutte le direzioni. Neppure il maggiore protagonista –
presumibilmente consigliato -, Giorgio Pizzorno, l’ex componente
più votato nell’ambito delle elezioni della Rsu Reefer Terminal,
ha ritenuto di parlare. Eppure appare come la persona più penalizzata,
neutralizzata, pur in presenza di annullamento del licenziamento sia del
giudice del Lavoro del tribunale di Savona, sia in appello, a Genova.
In attesa della Cassazione. Giorgio Pizzorno, inoltre,
ha ricevuto il licenziamento bis, ad ulteriore benservito. E presto
saranno sentiti i primi testi dal giudice del Lavoro, Luigi Acquarone. Difficile immaginare, anche con l’esperienza
di tanti anni di cronaca di provincia, se ci sia o meno un iceberg
in questa vicenda e la ragione del “grazie, ma non ho nulla da
dire”. Più ridicola la sorte toccata al nostro Belfagor,
nel primo articolo (vedi Trucioli 234 e poi 235…). Cio che inizialmente ai media interessava,
con dichiarazioni e notizie date dai maggiori protagonisti stessi, ora
appare un fortino inespugnabile, almeno al cronista di Trucioli
Savonesi, blog di volontari.
E non c’entra la privacy, perché una causa di
lavoro non viene considerata alla stregua di una “lite tra quattro
mura”. Sfera privata e strettamente personale, vista dal buco della
serratura. E non sia, invece, fonte di notizie di interesse sociale
diffuso, visto che riguarda persone e personaggi di primo piano, anche
della vita economica, politica e sindacale della Provincia di Savona.
Con premesse e strascichi dai contorni inusuali. Senza precedenti. In un ambiente di lavoro, la Reefer
Terminal, che merita tutta la considerazione possibile per il ruolo
che svolge. Per ciò che rappresenta in termini di posti di lavoro, di
valore aggiunto, di volano provinciale. La stessa azienda è spesso al centro di
notizie economiche sia in campo locale, sia regionale che nazionale. Lo
confermano ritagli stampa e internet da cui abbiamo attinto molte utili
informazioni. E allora, si domanderà il lettore, cosa
c’entra l’insistenza di approfondire la vicenda Pizzorno? E
gli interrogativi senza risposta? Abbiamo già scritto che il dipendente
licenziato ed iscritto alla Cgil, fu sottoposto, come dichiarò lo
stesso sindacato, da parte di un’agenzia investigativa di Genova,
ad un periodo di “sorveglianza” fuori dall’orario di
lavoro. Trucioli ha scritto che forse si decise di spiare
Pizzorno in quanto sarebbe stato sospettato di “fuga di dati
sensibili” ai danni della Reefer. Ma non era un
impiegato, non ricopriva ruoli strategici. Quante persone erano a
conoscenza di “segreti”? Trucioli Savonesi
pubblica la deposizione integrale fatta, davanti al giudice del Lavoro,
Caterina Baisi, e agli avvocati di parte, da Luca Becce.
All’epoca responsabile delle Relazioni sindacali Gf Group,
designato pochi giorni fa alla presidenza dell’Acts Spa (società
pubblica di trasporti della provincia di Savona). Da essa emergono alcuni spunti interessanti,
di sicura rilevanza ed interesse giornalistico. Si riesce a capire, ad esempio, per quale
ragione l’azienda decise di rivolgersi ad un investigatore
privato. Nel 2005 sarebbero state diffuse alla concorrenza (chi?)
notizie relative al traffico di banane destinato alla Gf Group.
Emerge, inoltre, che erano più dipendenti ad essere in possesso di
questi dati, compresa la Compagnia portuale. Non si capisce, invece, perché i “sospetti”,
rivelatisi infondati, colpirono proprio Giorgio Pizzorno, il più
attivo - emerge dalle stesse testimonianze di Becce - nella
dinamica sindacale interna alla Reefer. C’è una seconda notizia, sempre dalla
testimonianza di Luca Becce. Il dipendente-iscritto alla Cgil,
Pizzorno, si sarebbe rifiutato, a lungo, di sottoporsi a visita
medica di controllo presso l’Istituto Medicina Legale di Genova.
Visita accettata da altri dipendenti, a quanto pare. Cosa si proponeva di accertare il controllo
medico, probabilmente sconosciuto a tanti dipendenti pubblici e privati
di questa provincia? Nessun mistero, stando al teste Luca Becce. Terza notizia. La visita di controllo era
stata espressamente richiesta dal medico competente dell’azienda, dottor
Marco Ghini di Albenga, che avrebbe suggerito gli
accertamenti specialistici per il “perdurare di situazioni” di parziale
inidoneità di dipendenti Reefer. Non è noto in quanti finivano
in “malattia”. Becce ha ricordato che si
trattava di visita specialistica in orario di lavoro e con rimborso
spese. Ma a quanto sembra, Pizzorno non figurava tra gli
assenteisti. Semmai era un “ribelle”, un sindacalista pignolo. “Capace”
di esasperare gli animi? Creare tensioni? Persino quello dei massimi
dirigenti della Reefer. E a questo proposito nella testimonianza
viene citato un episodio singolare; vede protagonista, involontaria,
persino Raffaella Orsero. Una miscela esplosiva, presumibilmente,
gestita non nel migliore dei modi da chi è chiamato a ricoprire
incarichi di responsabilità, tra moderazione, fermezza con saggezza. Lo
vedremo nelle future testimonianze. Compresa quella di Livio di
Tullio, già segretario Cgil, della Camera del Lavoro,
assessore al Comune di Savona e, secondo alcuni, con le “carte in
regola” per aspirare alla carica di futuro primo cittadino. Una realtà resta incontrovertibile: la
battaglia “Reefer-Pizzorno” doveva rimanere avvolta dalla
riservatezza. Qui prodest? Difficile comprenderne la ragione. Forse
all’orizzonte appare qualche “luce”. Incrociando persone, personaggi,
ruoli, cariche, incarichi, “centri di potere”. Riusciremo a rispondere
almeno ad alcune domande. Svolgendo solamente il dovere di giornalista.
Oppure vale il detto: Qui sine peccato est vestrum, primus…lapidem
mittat (San Giovanni, VIII, 3). Chi è di voi senza peccato
scagli la prima pietra. L.Cor. INTERROGATORIO DI LUCA BECCE DAVANTI AL
GIUDICE BAISI All’udienza del 19/9/07 viene introdotto un
altro teste il quale rende l’impegno di rito e dichiara: “Sono e mi
chiamo Becce Luca. Sono stato dal marzo al dicembre 2001
responsabile del personale e delle relazioni sindacali della Reefer
Terminal e dal 1/1/2002 al 28/2/2005 responsabile delle relazioni
sindacali del Gf Group s.p.a. e dal 1/3/2005 al 2/11/2005 ho
svolto gli stessi ruoli nella Gf Servizi s.r.l. Il signor Pizzorno quando entrai era
un operaio IV livello, passò al 3° in occasione del Cia del 2001
in forza delle classificazioni del Ccnl porti. Il Pizzorno lavorava prevalentemente a
bordo nave di frutta e in via marginale svolgeva attività di operaio
polifunzionale nel rispetto delle sue limitazioni che a memoria mi pare
che riguardassero la movimentazione di carichi e la conduzione di
macchinari di sollevamento peso. Mi risulta che il Pizzorno rifiutò di
ritirare dall’ufficio del personale l’invito a presentarsi all’Istituto
di medicina legale di Genova. Questa mi venne riferito dalla signora
Scardilli che aveva consegnato agli altri dipendenti e tentato di
consegnare l’invito al Pizzorno. Non era la prima volta che Pizzorno
sollevava problemi formali, peraltro come altri componenti della rsu,
mai però prima in relazione ad un adempimento quale la visita medica di
controllo che aveva uno scopo di tutela della sua salute. Mi pare che in seguito al rifiuto del
Pizzorno vi furono tentativi da parte del direttore generale, dott.
Alessandro Piccardo. Non c’erano in quella fase particolari
situazioni conflittuali in azienda che potessero dare ragione
dell’atteggiamento del Pizzorno, almeno per quanto mi risulta. Pizzorno era componente
della rsu e vi era stata l’elezione poco prima. L’ultima fase di turbolenza sindacale
risaliva alla primavera, collegata ad una polemica tra la componente
residua non dimissionaria della rsu (tre su sei) e l’azienda. Gli altri dipendenti oggetto delle visite
specialistiche, uno dei quali mi pare componente della rsu (Gambaro),
si erano limitati a chiedere chiarimenti perché era la prima volta che
si verificava, da parte del medico competente dell’azienda, la richiesta
di questi accertamenti specialistici. A domanda risponde- Io
non gestivo il rapporto con il medico competente. Non ho mai parlato con
il dott. Ghini. Mi risulta che sia stato quest’ultimo a
richiedere gli accertamenti specialistici. L’azienda si limitò a redigere le lettere di
convocazione sulla base di tali richieste che il dott. Ghini
motivò con il fatto del perdurare di molteplici situazioni di parziale
inidoneità. So che da ultimo l’azienda inviò al
Pizzorno la lettera raccomandata per l’impossibilità di consegnarla
a mano. Le visite sono state appositamente fissate in
orario di lavoro con rimborso spese. Il Pizzorno non si presentò alla
visita medica che era fissata per il giorno 13/9/2005 inoltre non si
presentò neanche al lavoro. Gli fu fatta una contestazione disciplinare. In tutta questa vicenda peraltro non mi
occupavo della gestione ma mi limitavo ad un contributo dall’interno di
consulenza. Io mi rapportavo direttamente a Raffaella
Orsero, era lei a chiedermi consigli. So che ci furono diversi tentativi da parte
del direttore generale di convocare il Pizzorno negli uffici per
consegnargli comunicazioni e ricordo in particolare che gli ultimi
giorni del mese fu la stessa Raffaella Orsero a recarsi a bordo
della nave per consegnare al Pizzorno un plico di lettere che non
si era riusciti a consegnargli sia negli uffici, sia tramite
raccomandata, che non venivano ritirate. Si trattava anche di contestazioni
disciplinari. Io mi stupii del contegno del Pizzorno
perché mi sembrava illogico e aveva solo i connotati di una sfida. Ricordo che in un’occasione Raffaella
Orsero mi chiese se era diritto del dipendente essere assistito da
un rappresentante sindacale per la consegna di una contestazione o di un
documento tecnico. Io gli risposi di no e che ciò non era mai
stata la prassi in Reefer Terminal. In merito all’episodio Mussolini era
successo che io e Piccardo avevamo fissato un incontro in vista
della rivalutazione consensuale del rapporto. Si trattava di un quadro
ed era una prassi quella di ricercare soluzioni transattive. L’ufficio di Piccardo era una penisola
centrale dell’area degli uffici e tre pareti erano a vetro e quindi
visibile a tutti i dipendenti che lavoravano in quegli uffici e che vi
transitavano. La discussione assunse subito toni accesi
come in generale i rapporti con il dipendente. Ad un certo punto della discussione lui si
alzò venendo verso di me con un fare minaccioso o comunque non
amichevole, io mi alzai e, sospettando quanto sarebbe potuto accadere,
misi deliberatamente e ostentatamente le mani dietro la schiena. A quel punto Mussolini si lasciò
cadere contro la parete accusandomi successivamente di averlo spinto. Io presentai querela anche perché il
Mussolini aveva dichiarato che io lo avevo aggredito al pronto
soccorso dove si era recato subito dopo. Poi la querela venne da me
ritirata nell’ambito di una transazione presso la dpl. Non ricordo se l’episodio venne registrato
nel registro degli infortuni. Viene esibito al teste il doc. 35 di parte
convenuta e il teste dichiara: presumo che la dichiarazione riportata
sia quella resa dal Mussolini nel referto del pronto soccorso. A domanda risponde- Non
so come mai sia stata riportata, rilevo peraltro che viene precisata la
versione dell’azienda. il Mussolini è stato licenziato sulla base
di tale fatto. In sede di transazione venne concordato solo
la misura del risarcimento del danno, ma la causa del licenziamento
restò ferma. A domanda risponde -
Nulla sapevo dei problemi di ansia del Pizzorno, anzi mi è sempre
sembrato molto efficiente e “tonico”. L’ho sempre ritenuto un
interlocutore apprezzabile per la personalità decisa che ho potuto
constatare anche in occasioni dei numerosi alterchi in sede di confronto
sindacale. Pizzorno era membro della
rsu, rls e membro della commissione consultiva dell’autorità
portuale e membro del direttivo Filt Cgil. È sempre stato una presenza attiva in azienda
dal punto di vista sindacale. Era lui che poneva più spesso questioni anche
perché sembrava che fosse quello che spendeva più tempo e energie e
aveva più esperienza. Non so, nel rapporto con i dipendenti, se
avesse un ruolo preferenziale. Preciso che al mio arrivo in Reefer
nel marzo 2001 mi colpì il fatto che i dipendenti, per fare la più
semplice richiesta di ferie, si facessero accompagnare dal
rappresentante sindacale. Mi adoperai per eliminare tale prassi che
ritenevo ingiustificata anche per le caratteristiche dell’azienda e
delle relazioni sindacali. Ne parlai con le segreterie e con la rsu. La prassi venne poi abbandonata. Ricordo che, almeno sino alla fine del 2003
coltivai i rapporti con la rsu e i dipendenti. Non sono informato direttamente del corso di
formazione per capi. A fine 2003 – inizio 2004 si istituì un
diverso modo di utilizzo delle bacheche aziendali, destinando la bacheca
fissa a vetro posta vicino alla timbratrice per comunicazioni relative
all’attività aziendale. Istituimmo una nuova bacheca a fogli mobili
per le comunicazioni legali. Vi è una mia mail del luglio 2005 con cui
invitavo a sostituire il vecchio codice disciplinare con il nuovo
contenuto nel nuovo ccnl. Constatai personalmente che era stato
inserito. Era stato istituito un ruolino per monitorare
ed attuare una sorta di rotazione nella distribuzione dello
straordinario tra i dipendenti nei limiti delle compatibilità costituite
dall’inidoneità o altri vincoli quali la flessibilità. Sulla gestione del ruolino erano frequenti
doglianze generalizzate che si traducevano anche in richieste di
verifiche da parte della rsu. Questa è stata la costante. A partire dal 2001 costituiva peraltro
direttiva condivisa quella della riduzione dello straordinario per
favorire maggior flessibilità, ne costituì la base della contrattazione
del 2001 e del 2003. Il contratto più innovativo sul punto fu
peraltro quello del 2001 e non quello del 2003. Viene esibito al teste il doc. n°21
di parte ricorrente e il teste dichiara: “la lettera scaturì da un fatto
contingente che si instaurava in una situazione generale. Con il contratto del 2001 avevamo fatto un
percorso nuovo nelle relazioni sindacali. Avevamo deciso di muovere in una direzione di
maggior rispetto reciproco cercando un approccio più concertativi per il
raggiungimento degli obbiettivi di espressione della società. Avevamo registrato un cambiamento in tale
direzione. A un certo punto il processo si arrestò con un crescendo di
polemiche vecchio stampo. Avevo ricevuto una richiesta di colloquio da
parte di un dipendente (Baiardo) che lamentava discriminazioni.
Egli aveva chiesto di essere assistito dal Pizzorno. Gli fissai
un appuntamento e riferii la cosa al dott Piccardo. Io all’epoca lavoravo per tutto il gruppo e
il mio ufficio era ad Albenga. Per un impegno improvviso quel giorno dovetti
recarmi a Verona presso un’altra società del gruppo. Avvertì il
dott Piccardo il giorno prima, gli dissi che non sarei stato
presente all’incontro e di farlo pure in mia assenza. Il giorno 15 ottobre il Piccardo mi
telefonò dicendomi che il Baiardo non voleva parlare con lui ma
solo con me e lo stesso mi confermò Pizzorno. Tornando da Verona mi fermai alla
Reefer e chiesi a Baiardo perché non aveva voluto parlare con
Piccardo. Lui mi disse era d’accordo con Pizzorno
sul fatto che l’appuntamento era con me e non con la Reefer. Pizzorno mi confermò che
l’appuntamento lo avevano chiesto e ottenuto da me e che avrebbero
parlato solo con me. Alla fine della telefonata il Pizzorno,
a me che avevo risposto con toni decisi, concluse dicendomi che ero
malato di nervi e che dovevo farmi curare. Chiusi la telefonata, andai a
casa e scrissi la lettera alle due persone che mi avevano garantito uno
svolgimento delle relazioni sindacali su binari di un certo rispetto. Andai quindi a pranzo con i due destinatari
della lettera perché ci chiarissimo. Peraltro, il colloquio si limitò ad un
impegno di maggior attenzione. Nel 2003 all’interno della rsu era
evidente una frattura che riguardava il merito della contrattazione: tre
erano d’accordo per la chiusura della vertenza e tre, tra cui il
Pizzorno, che non erano d’accordo. Il dissidio esplose l’ultimo giorno con una
richiesta di tipo economico, un aumento dell’indennità di flessibilità
da euro 100 a euro 160. E questo in connessione con l’aumento
dell’indennità per i capi. La richiesta paralizzò l’accordo e scatenò le
vicende successive. Vi fu una mia lettera aperta affissa in bacheca con
cui chiedevo un confronto aperto con tutti i lavoratori sul contratto
integrativo. Due organizzazioni sindacali mi diedero
risposte positive, con una parte della cgil. Fu convocata un’assemblea. Io vi partecipai e
feci una relazione, al termine della quale me ne andai. So che ci fu un assemblea successiva a cui
non partecipai. Essa si concluse con l’approvazione dell’accordo a
maggioranza, circa 86 votarono a favore. Il Pizzorno era tra gli oppositori
dell’accordo con il segretario Paparusso. Fissammo una data per la firma del testo
dell’accordo. All’incontro partecipò il segretario della
Cgil Livio di Tullio, insieme a Paparusso e alla rsu e
tutti firmarono, compreso il Pizzorno”. Sul capitolo
60 di parte convenuta: anche la rsu del settore contenitori aveva
un delegato cgil, il signor La Rocca. Nel 2003 vi era come delegata cgil Sonia
Ottonello, per il settore contenitori o meglio con mansioni di
operaia polifunzionale. Nella primavera del 2005 mi ricordo che
Raffaella Orsero mi riferì di una fuga di dati sulla frutta
sbarcata, in particolare banane. Il dato era significativo dal punto di vista
commerciale e appetibile dal punto di vista concorrenziale. Orsero mi chiese un
consiglio di come muoversi e indirizzò i suoi sospetti verso i
dipendenti e in particolare verso Pizzorno. Per questo l’unica soluzione possibile era
quella di rivolgersi ad un’agenzia investigativa privata. Presi io gli accordi con l’agenzia. L’attività ebbe esito negativo. Essa si
protrasse per pochi giorni, una settimana o due. L’attività si interruppe perché non era
emerso alcun elemento a supporto. Non so se l’azienda avesse registrato
o meno in quel periodo ulteriori fughe di dati. Pizzorno era sicuramente
a conoscenza del dato. Non era l’unico. Potevano conoscerlo quegli
operatori Reefer che operavano agli sbarchi (lo conoscevano
anche i lavoratori della Compagnia Portuale). Ne erano a
conoscenza anche dipendenti degli uffici. Non mi fu richiesto, ne sono a conoscenza, di
controlli su altri dipendenti. Non mi vennero dette le ragioni per cui i
sospetti si concentrarono sul Pizzorno. Mi stupì del fatto in sé. Per Reefer
terminal era la prima volta che si registrava un episodio simile”. Il Pizzorno aveva l’incarico di
inventariare e consegnare il materiale dpi per il magazzino
frutta della Reefer. Non so se ha compiuto tale attività anche
negli ultimi due o tre anni, ovvero dal 2003 al 2005. Riconosco e confermo il doc. 31 di parte
ricorrente che mi viene rammostrato”. l.c.s. Becce Luca |