TRUCIOLI
SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni Il
Festival della canzone, snobbato dagli intellettuali di sinistra, tra i
“Grandi Eventi”
SAN REMOLO
E se anche
Bertolaso arrivasse nella “Ville fleurie de frontière”?
di Bellamigo
Alcune persone, curiose come noi dei detti memorabili emanati
dagli uomini di meritato o immeritato potere, ricorderanno
certamente una presunta papera in forza della quale
l’attuale LUI, riferendosi ai due fratelli
fondatori di Roma, allevati, si narra, da una popputa Lupa,
invece di dire Romolo e Remo disse ROMOLO e
REMOLO.
Fu proprio il secondo ad essere ammazzato dal primo che restò solo
ed unico duce.
L’uccisione di un fratello per ragioni di comando o di prestigio
è, nelle antiche leggende, a cominciare dal biblico assassinio di
Abele da parte di Caino, piuttosto ricorrente.
Ma sarà vero che, dicendo “Remolo”, Egli abbia
preso una papera o non sarà invece vero che abbia ritenuto quello – in
base a sue ricerche storico filologiche - il nome
effettivo del fratello di Romolo? Nessuno ha approfondito
tale aspetto della vicenda, intanto… una più, una meno, “lascia dire
e poi ridire che un bel dì dovran finire!”.
Tali tormentosi pensieri ci sono ripiombati addosso nel leggere
sulla stampa, e nel subire nei notiziari TV, le vicende del cosiddetto
Festival della canzone italiana di Sanremo.
Perché (ebbene sì, lo confessiamo!) noi siamo tra coloro i quali non
hanno seguito la Kermesse che ha imperversato la scorsa settimana – con
inizio alla lontana, come la campagna elettorale di Biasotti -
imbottendo la nostra Regione e l’Italia tutta del più vacuo e retorico
gossip che si possa immaginare. Da
quello che abbiamo letto e visto, si sono versati fiumi di inchiostro
(c’è pur sempre quello delle stampanti che costa carissimo) su
sgargianti mamme con difficoltà per il congiuntivo, personaggi,
principi, pupi, vicende, preferenze, voti, digressioni, sceneggiate,
conduzioni di scena, spifferi dietro le quinte ecc.,dove ci è parso di
capire che la “Musica” (per carità, nessuno pretende che si vada al di
là di un bel motivo da ricordare , magari da canticchiare
o,soprattutto, da collegare a vicende sentimentali o
al ritmo che scandisce i fatti e gli atti della nostra vita quotidiana),
la “Musica”, dicevamo, fosse una specie di Cenerentola, comunque
non fosse il soggetto principale dello spettacolo. Ci
sembra che il lancio degli spartiti stracciati dagli orchestrali,
scandalizzati dall’esito delle premiazioni, abbia esternato in
modo plateale tale emarginazione.
Allora, tornando al famoso, almeno per noi, “Remolo” ci
siamo detti: ma, insomma, san Remo non è mai esistito, dopo Matutia
la città si chiamò “San Romolo” che era un vescovo,
poi , pare , per una alterazione dialettale di “Sant’Eremo”,
divenne “Sanremo”; e dunque non sarà che Egli abbia
azzeccato (alla Di Pietro) il vero nome d’epoca della nostra
bella Città ? che, quando parlava dei fratelli fondatori di Roma,
avesse in testa la sagra di questa “Ville fleurie de
frontière”, e ne abbia affermato, per associazione di idee,
l’originale identità da investire nel parco della canzone italiana, di
cui è un noto cultore: “SAN REMOLO”? Perché,
attenzione, “Remolo” è parola che esiste e significa
mulinello di vento. E che cosa meglio del “vento”, trascinante
con sé l’anima dei suoni , delle voci, dei canti, il nostro vate
poteva pensare per un suo personale richiamo?
Dunque, rendiamo giustizia a Lui e ridefiniamo, secondo la sua corretta
e pertinente interpretazione, il nome, non della Città, ovviamente, che
resta ferma alla tradizione del proprio ora acquisito appellativo, ma
almeno del Festival: si svolga a Sanremo anche in futuro,
ma gli si dia la giusta denominazione: “Festival di San Remolo”.
Ci perviene, da fonti precarie, la notizia che, a un certo punto, il
Nostro volesse partecipare con l’accompagnamento di Apicella (e
che Letta abbia dovuto metterci del bello e del buono per farlo
recedere): “Come, diceva agli intimi, ci va Filiberto
e io no? Ah, ma non appena, tra vent’anni, non sarò più Presidente del
Consiglio, la soddisfazione di vincere il festival di San Remolo
non me la toglierà nessuno! Chiamate Bertolaso e ditegli che quel
Festival lì lo metta già tra i ‘grandi eventi’ che poi, all’ultimo
momento, non mi si venga a dire da qualche futuro Tremonti :
mancano i soldi.”
Per questo non è andato a fare da spettatore. Ci vadano pure
Scajola e Bersani: Lui o sulla scena o niente !
Forse era meglio che non ci fossero andati neanche loro o,
almeno, avessero taciuto. Il primo, in piena crisi occupazionale,
ha detto che è ora di lasciar perdere le aziende non produttive,
il secondo si è soffermato sulla natura nazional popolare del Festival
per bacchettare, implicitamente, gli intellettuali di sinistra
che lo snobbano.
Ma se anche fosse vero che 15 milioni di italiani hanno seguito
lo spettacolo, ce ne sarebbero almeno altri 40 milioni (defalcati
gli infracinquenni) che lo hanno snobbato. Tutti intellettuali di
sinistra? Magari!
BELLAMIGO
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